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Anno XIII. 28 Marzo 1914. Num. 13.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Antiche opere d’arte ritornano in luce nella Chiesa di Santa Chiara a Napoli. — Un maestro antico.
Religione. —Vangelo della V domenica di Quaresima. Il Crociero o Pettirosso (Poesia).
Beneficenza. —Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali poi bambini ciechi. — Un caso pietoso.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


ARTE SACRA

Antiche opere d’arte ritornano in luce nella Chiesa di Santa Chiara a Napoli


Tutto l’edificio del tempio di S. Chiara appartiene al gruppo di queimonumenti d’arte mediovale che sembrano destinati ad evocare un’epoca remota gloriosa onde fu anima l’ordine serafico, data la,,grande influenza che ebbero i Francescani "tà artistica del secolo decimoquarto. d.«se per l’opera del grande maestro, Assisi può si patria di quello stile che, in una meravigliosa r 7ensione arriva a Raffaello, la chiesa di S. Chiara, nota per gli affreschi dei Giotteschi, si eleva ad im’°rtanza vera nella storia dell’arte meridionale a. r d e I ri trasformarono questo austero tempio medioevanuna sontuqSa chiesa barocca, ma essa serba anta attrattive profon’.1-.,C,’Me è noto l’edificio di S. Chiarai venne fon-, pare ora assodato, dalla regina Sancia: esso t compiuto nel 1328, dopo circa trent’anni di:ttuzione, dall’architetto, Mastro Gagliardo Pri, che fu sepolto in qiiesta chiesa nel 1348. Mutamenti di architettura nel tempio, vennero ati dalle Clarisse nel 1735 «’quando lo stile era ritenuto avanzo di barbarie» e trionfava e

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invece allora in Napoli il barocco che s’impose agli architetti Giovanni del Gaifo e Domenicantonio Vaccaro, incaricati della rinnovazione della chiesa. Ed essi rinnovarono, infatti, tutto il tempio dalle pareti ai monumenti. Tutti gli affreschi preziosissimi della scuola GiotteSca furono coperti da dipinto a calce viva, prima, e voti ornamentali dorati del nuovo stile gotico, poi. Da quel tempo ad oggi le nuove generazioni che ammirarono il tempio di S. Chiara seppero di quelle trasforma2ioni avvenute; a molti fu noto il gusto fz4turistico del ’700; ma da pochi soltanto si sapeva l’importanza e la magnificenza dei tesori ’d’arte trecenteschi che si trovano in S. Chiara. In questa monumentale chiesa, come è noto, trovasi il mausoleo di re Roberto d’Angiò, nato nel 1278, asceso al’trono nel- 1309 e morto il 20 gennaio 1343. Questo mausoleo trovasi dietro l’altare maggiore; esso è tra i monumenti funebri il più bello e grandioso che l’arte toscana del ’300 abbia prodotto in Italia. Nel ’700 agli architetti rinnovatori, parve forse sproporzionato il monumento e non adatto allo stile nuovo che s’imponeva al tempio, e quindi per tre quarti fu racchiuso fra calcinacci, che nascosero la parte più bella, forse, e più artistica del monumento. L’altare finissimo subì la stessa sorte e dovette adattarsi allo stile liturgico non solo, ma anche ai gusti architettonici del tempo. Insomma tutto quanto v’era di più prezioso, di magnifico, di superbo fu coperto; e, tutto ciò che potevasi asportare, fu distrutto. Una statua della fondatrice, la regina Sancia è stata ritrovata spezzata a metà. Gl’innovatori settecenteschi usarono quel marmo lavorato come base di. un gradino sotto l’altare magcriore! Da parecchi intanto, da vario tempo, s’era pensato di mettere a luce nuovamente quelle opere d’arte che erano state nascoste dai mali artefici del secolo XVIII, ma, tutti riconobbero che sarebbe stato assai difficile e pericoloso smuovere le costrutture postume, temendo anche di arrecar danno all’uniformità decorativa della chiesa. Altri ancora abbandonarono tale idea per ragioni d’arte non solo, ma anche per le grandi difficoltà