Il buon cuore - Anno XIII, n. 04 - 24 gennaio 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 27 modifica] Religione

Domenica dopo l’Epifania

Testo del Vangelo. In quel tempo andò il Signore Gesù di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva convertito l’acqua in vino. Ed eravi un certo Regolo in Cafarnao, il quale aveva un figliuolo ammalato. Ed avendo questi sentito dire che Gesù era vengto dalla Giudea nella Galilea, andò da lui, e lo pregava che volesse andare a guarire il suo figliuolo che era moribondo,. Dissegli adunque Gesù: Voi se non vedete miracoli e prodigi non credete. Risposegli il Regolo: Vieni, SiL gnore, prima che mia figlio si muoia. E Gesù gli disse: Va, il tuo figliuplo vive. Quegli prestò fede alle parole dettegli da Gesù, e si partì. E quando era già verso casa, gli corsero incontro i servi, e gli diedero nuova come il suo figliuolo vivea. Dimandò pertanto ad essi, in che ora avesse cominci:~ a star meglio. E quegli risposero: Ieri, all’ora settima, lasciollo la febbre. Riconobbe perciò ii padre che quella era la stessa ora, in cui Gesù gli aveva detto il tuo, figliuolo vive; e credette egli e tutta la sua casa. Questo fu il secondo miracolo che fece di nuovo Gesù, dopo che’ fu ritornato dalla Giudea nella Galilea. S. GIOVANNI, cap. 4.

Pensieri Il regolo nel fare ricerca di Gesù, nel non calcolare il lungo e disagiato cammino per raggiungerlo — dai computi facili a farsi rilevasi ’un cammino d’un paia di giornate — l’aver calpestato ogni rispetto umano sperando in quest’Uomo, lasciando il figlio in agonia di morte ci fa dire che, quel regolo avesse fede, una fede forte, che può far meraviglia’ alla nostra pigrizia, ed al nostro egoismo. Così credo io, confortato dai disgraziati esempi che s’hanno tuttodì sotto gli occhi per quanto riguarda Gesù ed il problema religioso. Tutto oggi ci può interessare e commuovere: la scomparsa d’un genio come la rivelazione d’un campione di sport: una produzione drammatica come una partita qualsiasi di divertimento: solo ai più — fortunate le eccezioni! — rincresce, da noia, ci si dispensa da quella qualunque o qualsiasi cosa che per interessare davvero il nostro spirito, la no [p. 28 modifica]stra cultura, i’ nostro morale, è... seria e quindi... noiosa. Il buon regolo — con tutti i suoi difetti — calcolava ben diversamente il valore della vita: il buon regolo rimprovera questa società di fiacchi e fiaccati, che annegano nella spensieratezza vuota, il grido di dolore, l’esame coscienzioso di quel che è migliore, la ragione della vita umana., Ho accennato ai difetti della fede del regolo, e davvero ce ne sono di più di quanto non occorra. Ad esempio: insiste perchè Gesù vada al letto del figlio suo personalmente: Non poteva — come fece’ — guarire da lontano? Ancora: Spínge ed urge Gesù perchè s’affretti innanzi che il figlio muoia: dunque — nella mente del regolo — Gesù che lo poteva — medicó eccezionale — guarire ammalato, nulla ci avrebbe potuto se fosse arrivato dopo la morte. • Nella mente del regolo Gesù era ’tutto che di umanamente perfetto si poteva avere e raccogliere,. ma Gesù non era... Dio, poichè non lo credeva onnipotente. E’ per questo che Gesù — offeso da una minor ed imperfetta fede — grida il suo rimprovero non inefficace, poichè quando Gesù gli dice d’andare che il figlio è salvo, egli va sicuro della parola taumaturga. Gesù in quel caso operava chic e più miracoli: dando al figlio la sanità corporale, fece sì che il padre e la famiglia tutta credesse in lui.

Dunque la fede — viva, forte diciamo noi — del regolo non è vera fede: era la negazione della fede: Gesù l’ha detto: voi non credete. Tale fede monca, limitata, data a spizzico all’uno, all’altro dogma, a preferenza d’uno sopra qualche altro, certe divisioni, certe sottigliezze, certe restrizioni anche oggidì — tanto comuni in moltissimi cattolici — non è fede. Sarà una certa fede, non è quella a cui è data facoltà o facilità di trasferire dall’uno all’altro posto un monte. No: Questi chi così si ritengono tranquillamente ed invariabilmente cattolici offendono la essenza costitutiva della fede cattolica. Noi diamo l’assenzo dell’intelletto alla parola, rivelazione divina, non al nostro modd di vedere. Ora la rivelazione copre della sua autorità ugualmente ed indistitarnente tutti i dogmi, ed il voler scegliere, preferire, smorzare l’uno a preferenza dell’altro è

sminuire — quindi negare — l’altissima autorità che ce l’impone e l’insegna. Sono dei veri protestanti, giacchè essi pure tengono moltissimi dogmi, mentre per il libero esame altri ne escludono. Che differenza da certi cattolici?! E da simile fede non è facile cadere nel più ando freddo materialismo?... non è facile parcare alla miscredenza? E da una simile fede quale sarà la fermezza della morale? E se oggi ancora — per una forza d’ambiente, per indugio nei vecchi pregiudizi — sappiamo tutelare la vecchia e rigida morale cristiana, che sarà d’un domani svecchiato, d’un domani libero da convenzionalismi, da pregiudizi vieti, da formole che il materialismo dice passate? Ci basterà il religiosismo di certi autori, d’alcune anime superiori, la fede... nervosa della signorina moderna, della... signora salutarmente spaventata da una eccessiva... libertà di pensiero e di... morale? ili

Il regolo — alla parola di Gesù — parte sollecito Per il ritorno dal figlio. Chiede ai servi, che incontra, la conferma della propria speranza, e le vede avveraie. Dopo il controllo, la fede universale. Che dire di questo regolo? quest’ultimo è fede o mancanza di fede? Non credo che il controllo sia mancanza di fede. Se avesse dubitato, quel regolo non si sarebbe mosso dai piedi di Gesù. Chiese ciò, che sapeva essere avvenuto. Ecco tutto: innanzi alla sua paura, innanzi allo sgomento, all’ansia patita non gli pareva vera tanta gioia e miracolo: amava farsi ripetere la sua consolazione e fortuna. Non così in molti cristiani, in cui ci si disanima per il ritardo d’una grazia... temporale: ci si indispettisce innanzi ai dolori, alle prove, che Dio fa di noi e della nostra povera fede!... Con poca fedo, colla fede a cui si accompagnano i forse, i ma, i se, una lunga serie di dubbi; colla fede, che non sa imporre un sacrificio d’una occasione, d’un comodo, d’una necessità, che non la sa durare in una lotta anche facile, noi domandiamo... miracoli!... E Dio quante volte — nel tempo e nelle forme

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI. [p. 29 modifica]opportune — li concede anche a noi! E’ il ritorno d’un papà, il rinsavimento d’un ’figlio, il pianto di una figlia perduta, la via del sacrificio e del dolore ritrovata. da una madre... ecco i miracoli veri! ma chi li controlla? chi di questo si fa ragione, da un valore? Chi si prostra -- vinto dal miracolo — a ringraziare — credendo bene — lui e la propria famiglia? B. R.

Il Cardinale Frcivescovo

carono più di 400. Tutte furono maternamente consigliate ed assistite dalle due direttrici, alle quali molte beneficate, giunte a destinaziOne, scrissero commoventi lettere riboccanti di gratitudine. Sua Eminenza espres le ’più.vive felicitazioni per il profitto dell’Opera, promise i suoi aiuti e benedisse ai presenti e agli assenti, particolarmente alla preziosa segretaria, augurando di rivederla presto al suo posto. In fine venne annunciata una fiera primaverile al «Cova», consistente in eleganti cappelli.e cappellini di paglia, in ventagli e in altri graziosi oggetti estivi.

alla " Protezione della Giovane „!’ ti li Ti Ieri si tenne assemblea generale alla sede dell’a Opera di protezione della giovane» nella casa in via Castelfidardo 9. V’intervenne S. Em. il Cardinale Arcivescovo col direttore spirituale, il proposto Schenoni, ricevuto festosamente dalla presidente contessa Carlotta Parravicini Stanga o da un’accolta di signore e signorine zelatrici della provvidenziale opera di previdenza. Il signor A. M. Cornelio, con parola vibrante di affetto e con qualche nota arguta, diede il benvenuto a sua Eminenza. mettendo. in bella.evidenza la sua ubiquità, il suo zelo e il suo amore a tutte le opere buone. Dopo un rapido cenno sull’importanza e sull’efficacia dell’azione a vantaggio di tante fanciulle incaute, in balìa di sè stesse, esposte a infami tranelli, constatando la mancanza all’assemblea di colei che fu e potrà essere ancora una colonna dell’istituzione, la signora Giulia Crescini, offesa nelle facoltà visive, l’oratore invocò voti speciali per la cara malata da tutti amatissima, e un voto pur affettuoso per le due vicepresidenti pur trattenute lontane da indisposizione. Prese poscia la parola la vice-segretaria nobile Elisa Belgioioso, la quale fece un’assennata, sintetica relazione dell’azione svolta nell’anno decorso. Assidua sempre fu l’assistenza delle giovani di passaggio alla stazione, per l’abnegazione della solerte e intelligente signorina Rosa Vezzini. Ne furono assistite in un anno 2899; in maggior numero le italiane sole; parecchie operaie a gruppi, dirette a opifici; molte forestiere d’ogni nazione, transitanti nell’incertezza. Nella casa in Castelfidardo si ospitarono 768 giovani e giovanette, delle quali 73 gratuitamente per un numero complessivo di giornate 172. Se ne collo-,

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La fiera lotta contro caldo e gelo precoci rughe sul tuo volto ha impresso; tarchiato e saldo sei, ma dritto al cielo non vai, tu Ceccio, come fa il cipresso. Ei sale e sale, il lungo crin raccolto, del suo trionfo è tutto preoccupato, ogni delizia d’ombre all’uomo ha tolto: pensando a sè degli altri s’è scordato. Ma tu la bruna chioma hai sciolto ai venti, verso la terra pieghi i lunghi rami, perchè temprin del sole i raggi ardenti allo stanco viator che sostar brami. La folta chioma e il tuo vigor contende alla cruda stagion, ed essa accoglie qualche sperduto ’augel e lo difende fra le piccole, ovali e liscie foglie. Lasci cader le ghiande ad una ad una; * che a? mite gregge doneran ristoro quando tranquilla al piede tuo s’aduna facendo,i goder del tuo lavoro. In priniavera le tue ricche fronde del merlo son dimora preferita, il suo amore, il suo nido vi nasconde e con trilli e gorgheggi a te dà vita. Si allegra il tuo cor, Ceccio severo, quando l’ospite alato fa ritorno; diviene il tuo sembiante meno austero se: a Bene mio ti vedo n echeggia intorno. SAMARITA. [p. 30 modifica]NECROLOGIO

Il 10 dicembre scorso Iddio chiamava a sè l’anima di Giulia Bellisomi, eletta creatura la quale «ebbe per ideali: la fede, il culto degli affetti, il sacrificio di sè stessa e visse serenamente, amando, lottando, insegnando n. Così dice l’epigrafe delineata con amore da mano amica. Dessa sintetizza efficacemente tutta una vita di abnegazione, di elevazione, di energia feconda di bene, esempio di quanto possa fare la solida fortezza del carattere. Provata da lunga malattia, Giulia Bellisomi si spense nell’età di. 84 anni e, fra le disposizioni da essa lasciate, si ritrova la nota dello spirito di altruismo che la fece sempre simpatizzare colle altrui sofferenze. Ispiratrice ’di sentimenti affettuosi, chiese alla parentela ed all’amicizia, che l’ultimo pensiero rivolto alla sua memoria, fosse tradotto in opera di beneficenza. L’ardente, luminosa fiamma della piccola lampada si è spenta alla vita mortale: ma l’olio rimane: il ricordo del suo esempio anche in quest’ultimo desiderio di bene. In memoria di Giulia Bellisomi, parenti ed amici fecero le seguenti offerte: All’Asilo Regina Elena per le Madri poL. 500.— vere legittime All’erigenda Casa di Riposo pei Vecchi Ciechi» 100.—

All’Istituto dei Figli della Provvidenza •» 100.— All’Ospizio Nazionale dei Piccoli Dere» litti L. 800.—


Un bel tipo di longevità forte, limpida e laboriosa era il Sig. Angelo Ber4qa, spirato in questi giorni nel novantasettesimo anno. Da tutti era conosciuto e chiamato, nel suo quartiere, col soprannome di Nostranello, derivatogli dal ben noto omonimo suo albergo

con ristorante nella casa in via Castelfidardo, n. 2. La sua clientela, composta in gran parte di studenti della Scuola di Agricoltura e dell’Università Bocconi, lo amava e lo ammirava anche. Infatti il buon Nostranello era noncurante de’ suoi 97 anni, e, per il suo benessere, per la sua energia giovanile, con

tava certamente di diventar centenario co’ suoi capelli non ancor bianchi e sempre ravviati con cura. Anche negli ultimi giorni non aveva rinunciato alle sue predilette occupazioni, interessandosi specialmente agli acquisti della polleria e delle verdure che doleva pulitissime; e si era veduto sempre affaccendato con i suoi camerieri, durante il servizio delle colazioni e dei pranzi, a sgombrare tavolini per gli avventori sopravvenienti, studenti, professori e artisti che lo complimentavano. Solo si lagnava, alla sua tenera età, de’ suoi denti, che, un po’ infiacchiti, non volevano saperne di lavorare come ’nel passato! Ora il buon ometto.se n’è ito, lasciando buona memoria e portando seco tutte le sue care memorie patriottiche, cittadine e famigliari. Pace alla sua anima!

Fiera di Beneficenza a favore delle famiglie bisognose degli ammalati degenti nell’Ospedale Maggiore e dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata Nei giond 5, 6, 7 e 8 Febbraio dalle ore 13 alle 18 si terrà una Fiera di Beneficenza nei Saloni del «Cova al io piano con ingresso in Via A. Manzoni, I. I prezzi saranno fissi e modici. — L’ingresso sarà libero. I doni si possono consegnare alla sede della fiera in Via A. Manzoni, i dal giorno 3 febbraio in avanti. Nel porgere • di ciò notizia alla S. V. il Comitato nutre fiducia ch’Ella vorra generosamente cooperare ad opera così benefica. IL COMITATO GIULIA BASSI UBOLDI DE’ CAPEI - GINA STUCCHI PRINETTI FIORDISTILDE PORTALUPI

GIUSEPPE BAGATTI VALSECCHI - ERMINIO BOZZOTTI.