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«De Officio proconsulis». Anche Lattanzio ricorda questo trattato e nel VII libro di esso erano raccolti i «rescripta principum nefaria ut doceret quibus poenis affici oporteret eos qui sé cultores Dei confliterentur» (Divinae Institutiones V, II). Il trattato di Ulpiano noi non lo conosciamo che in parte, essendo stato trasfuso nel Digesto di Giustiniano, e citato dall’autore della «Collatio mosaicarum et romanarum legum». Sulpizio SeVero però deve averlo letto e conosciuto nella sua integrità. E’ quindi naturale che fra i rescripta nefaria abbia avuto sott’occhio anche quello di Nerone, dato dopo l’incendio di Roma e prima della morte di Pietro e Paolo. Sulpizio Severo cosa scrive nella sua Chronicon: «Interea abundante iam Christianorum multitudine accidit ut Roma incendio conflagraret, Nerone apud Antium constituto; sed opinio omnium invidiam invendii in principem retorquebat; credebaturque imperator gloriam innovandae urbisquae siisse; neque ulla re Nero efficiebut, quin ab eo iussum incendium putaretur. Igitur vertit invidiam in Christianos, actaeque in innoxios crudelissimae quaestiones, quin et novae mortes excogitatae, ut ferarum tergis contecti,laniatu canum interirent; multi crucibus affixi, aut fiamma usti, plerique in id reservati, ut cum defecisset dies, in usum nocturni luminis urerentur. Hoc initio in Christianos saeviri coeptum. Post etiam datis legibus religio vetabatur, palamque edictis propositis, Christianum esse non licebat. Tunc Paulus ac Petrus capitis damnati: quorum uni cervix gladio desecta, Petrus in crucem sublatus est» (II, 29). Come •si vede, Sulpizio Severo distingue nettamente il principio della persecuzione, occasionata dall’incendio di Roma, dalla condanna legale fulminata contro i cristiani per mezzo di leggi e di editti, pei quali divenne un crimen l’essere cristiano. La concordanza con Tertulliano non può essere più evidente; Sulpizio Severo ricorda precisamente la legge emanata primieramente da Nerone, rinnovata da Domiziano, mitigata da Traiano, Adriano, Antoniono, ecc. Dal passo di Sulpizio Severo si deve inoltre rilevare, che il martirio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo non avvenne durante l’incendio di Roma e quindi nel 64, bensì dopo che furono emanate da Nerone le leggi per le quali «christianum esse non licebat». Questa affermazione è importantissima, perchè conferma la costante tradizione romana, che assegna al 67 l’anno del martirio dei due grandi apostoli. Da parecchi si è creduto che la persecuzione neroniana si sia limitata alla semplice città di Roma. Parecchie testimonianze provano invece che si estese anche nelle provincie. Orosio in proposito ci fa sapere che Nerone «Primus christlanos suppliciis et mortibus affecit, ac per omnes provincias pari persecutione excruciari imperavit». (Hist. Eccì. VII, 7). Se infatti Nerone promulgò le leggi colle quali si vietava l’essere cristiano, è naturale che l’applicazione delle medesime non potè essere ristretta alla semplice città di Roma, ma dovette necessariamente estendersi a tutti quei luoghi, ove potevano esservi dei cristiani.


Religione

Domenica dopo l’Epifania

Testo del Vangelo. In quel tempo andò il Signore Gesù di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva convertito l’acqua in vino. Ed eravi un certo Regolo in Cafarnao, il quale aveva un figliuolo ammalato. Ed avendo questi sentito dire che Gesù era vengto dalla Giudea nella Galilea, andò da lui, e lo pregava che volesse andare a guarire il suo figliuolo che era moribondo,. Dissegli adunque Gesù: Voi se non vedete miracoli e prodigi non credete. Risposegli il Regolo: Vieni, SiL gnore, prima che mia figlio si muoia. E Gesù gli disse: Va, il tuo figliuplo vive. Quegli prestò fede alle parole dettegli da Gesù, e si partì. E quando era già verso casa, gli corsero incontro i servi, e gli diedero nuova come il suo figliuolo vivea. Dimandò pertanto ad essi, in che ora avesse cominci:~ a star meglio. E quegli risposero: Ieri, all’ora settima, lasciollo la febbre. Riconobbe perciò ii padre che quella era la stessa ora, in cui Gesù gli aveva detto il tuo, figliuolo vive; e credette egli e tutta la sua casa. Questo fu il secondo miracolo che fece di nuovo Gesù, dopo che’ fu ritornato dalla Giudea nella Galilea. S. GIOVANNI, cap. 4.

Pensieri Il regolo nel fare ricerca di Gesù, nel non calcolare il lungo e disagiato cammino per raggiungerlo — dai computi facili a farsi rilevasi ’un cammino d’un paia di giornate — l’aver calpestato ogni rispetto umano sperando in quest’Uomo, lasciando il figlio in agonia di morte ci fa dire che, quel regolo avesse fede, una fede forte, che può far meraviglia’ alla nostra pigrizia, ed al nostro egoismo. Così credo io, confortato dai disgraziati esempi che s’hanno tuttodì sotto gli occhi per quanto riguarda Gesù ed il problema religioso. Tutto oggi ci può interessare e commuovere: la scomparsa d’un genio come la rivelazione d’un campione di sport: una produzione drammatica come una partita qualsiasi di divertimento: solo ai più — fortunate le eccezioni! — rincresce, da noia, ci si dispensa da quella qualunque o qualsiasi cosa che per interessare davvero il nostro spirito, la no