Il buon cuore - Anno XII, n. 42 - 18 ottobre 1913/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 42 - 18 ottobre 1913 Religione

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I SOLITARI DELLO SPIRITO


Ernesto Hello


«L’uomo superiore incessantemente tormentato dal contrasto fra l’ideale ed il reale, sente meglio d’ogni altro la grandezza umana e l’umana miseria. Più fortemente attratto verso lo splendore ideale; e più mortalmente colpito dal decadimento della nostra povera natura, egli ci comunica questi suoi sentimenti, accendendo in noi senza tregua l’amore dell’essere e risvegliando la coscienza del nostro nulla».

Se io volessi qui giudicare Ernesto Hello uomo e scrittore, il mio compito sarebbe già esaurito; in queste parole, il pensatore francese ha svelato, forse a sua insaputa, il segreto della sua anima e della sua opera. Ma Hello non ha bisogno di essere giudicato; l’orina impressagli dal genio sulla fronte è troppo evidente perchè si possa cercarla o discuterla; ed il suo slancio verso le regioni superiori dello spirito è troppo sicuro e vigoroso perchè sia lecito studiarne la direzione. Non si può che seguirlo, abbandonandosi alla sua forza irresistibile che trascina in alto.

Eppure io voglio parlare di lui, sebbene meglio di ogni altro (egli mi abbia fatto apprezzare il valore dell’ammirazione tacita e raccolta, il valore del silenzio davanti alle più forti emozioni; davanti a certe altezze ed a certe profondità che solo lo sguardo inferiore dell’anima può misurare senza smaniarsi; voglio parlarne, nella speranza che almeno qualcuno gli si avvicini, domandandogli di soddisfare le intime aspirazoni all’infinito.

Di certo, una risposta gli verrà; ed egli sarà condotto più lontano dei suoi desideri, e gli si apriranno dinanzi nuovi orizzonti così vasti ed inaspettati, ch’egli dovrà, per un momento, trattenere il respiro; dopo riconoscerà che in essi soltanto lo sguardo dell’uomo può spaziare liberamente e sentirsi appagato.

Hello stesso dice: «L’occhio umano gode profondamente dei limiti lontani; il mare ed il cielo gli impongono il riposo. Ecco quello che dice l’orizzonte; vicino, l’oggetto che si guarda accieca; vicinissimo, stanca lo sguardo; lontano lo riposa, immenso, lo rapisce... E la vista fisica dell’uomo è l’immagine dell’altra...».

Non domandiamoci dunque quali vastità di vedute spirituali abbiano rapito Ernesto Hello; il Cristianesimo soltanto poteva sartiare la sua sete spasmodica di grandioso e di vero e nella luce abbagliante del Cristianesimo egli si è infatti immerso con voluttà, penetrandone l’intima essenza con quel suo sguardo acuto, profondo, che attraversa senza soffermarvisi come osserva il Lasserre, «la superfice delle cose, per giungere là dove nessuno prima di lui era arrivato»; quello sguardo per il quale le alture inaccessibili non hanno vertigini e che dalle loro cime scruta, senza fatica le profondità paurose degli abissi. Solo la pianura uniforme e monotona lo disgusta e lo stanca, solo da essa vorrebbe fuggire... «Nessuno sa fino a qual punto gli uomini, affamati e assetati di grandezza, siano allontanati da Dio, dai piccoli libri che rendono Dio piccolo!» egli esclama nell’amarezza d’uno di quei momenti in cui alla visione grandiosa dell’ideale che possiede tutta l’anima sua, si contrappone la realtà umana sotto il suo aspetto più attraente, la mediocrità che costringe l’infinito nei limiti ristretti della propria mentalità meschina.

Momenti, questi, così frequenti in Hello, da farci riassumere tutta l’opera sua in uno sforzo titanico di reazione contro il meschino, contro il mediocre. Egli è, nel campo dello spirito, un ribelle e un dominatore; un gesto quasi direi uno sguardo gli basta per infrangere le pastoie che avrebbero potuto non dico comprimere il libero volo del suo pensiero, ma [p. 330 modifica]mente assegnarli dei limiti; esse gli giacciono accanto, inseparabili da lui come dal carro trionfale dei vincitori antichi erano inseparabili i vinti, gli schiavi e, come quelli, attestano e servono il suo trionfo. Ma Hello è ribelle e dominatore come ribelle e dominatrice è la Verità, della quale il suo spirito si è intriso al punto da non poter vedere che con lo sguardo di lei nè giudicare che attraverso il suo giudizio. Il Lasserre ritrova in lui a qualche cosa di De Maistre e di Pascal, e come un’eco della voce di Isaia» egli dimentica che lo sdegno di Hello ha accenti la cui efficacia e sublimità richiamano necessariamente il ricordo di Dante. E’ ancora la potenza del genio che, vincitore nella ribellione al pregiudizio e all’errore, acquista nella schiavitù della Croce irresistibile forza del dominatore e il diritto allo sdegno magnanimo della giustizia. In hoc signo vinces... a Nella luce del sole — ha detto Hello - si riuniscono le aquile...1; • •

Ho letto una volta una parola che mi è rimasta profondamente impressa «Oh, facevi di Dio, una idea degna di Dio!». L’opera dì Ernesto Hello sembra tutta ispirata di questa parola, assillata da questa preoccupazione. Egli è cristiano, e cioè cattolico, come pochi sono stati e pochissimi, purtroppo, sono. La sua fede, illuminata come quella di un santo, è grandiosa come solo la sua anima assettata di immenso può comportare. Le questioni contingenti, passeggere, che turbano la nostra vita di ogni giorno, sembrano non interessarlo, sembrano fuggirgli. Non è vero: egli non fa che ridurle alle proporzioni naturali, e restituire loro tutto il valore reale.con lo illiiminarne di una iute vivida improvvisa, talora abbagliante le vere, le intime cause. Lo so; questa luce non viene da lui: è la luce eterna della Verità nella quale si riassumono e si riflettono tutte le questioni, e che pochi hanno saputo come lui, proiettare sul mondo e sulle cosé nella pienezza della sua intensità e del suo fulgore. La fede di Hello, ho detto, è illimitata: essa non conosce ostacoli, non tollera penombre e non patteggia coll’errore, poichè a l’odio dell’errore è la pietra di paragone a cui li riconosce l’amore della verità». Nemica, dunque, della sua limpida cristallina e nella sua granitica certezza, di ogni debolezza e di ogni concessione, una tal fede conosce tutti gli impeti generosi dello sdegno non soltanto contro chi fugge lontano dalla verità, ma specialmente contro chi, pur abitando i suoi padiglioni, ne offende la maestà; i profanatori del tempio, in una parola, i mediocri, i tiepidi. Voltaire e il secolo XVIII, hanno vilipeso Dio; Hellò raccoglie senza timore il guanto della loro sfida blasfema e smascherando la trivialità, ed il povero valore intrinseco degli offensori, compie un’opera apologetica splendida: ma il secolo XIX ha pure i suoi delitti contro la Divinità. Da una parte, esso «non odia il male, e scende a proposte con lui»;

dall’altra «la malizia e la stupidaggine cospirano per dare alle virtù un aspetto meschino e triste, scialbo e deplorevole. Nessuno — esclama Hello — sa fin dove arrivi l’immortalità e il pericolo di tale errore; nessuno sa fino a qual punto gli uomini affamati e assetati di grandezza siano allontanati da Dio, dai piccoli libri che rendono Dio piccolo!». Ho ripetuto la citazione, poichè contiene una verità. che il nostro secolo non mediterà mai troppo. I nemici di Dio non sono soltanto quelli che hanno la blasfema sincerità di dichiararlo; e quando invece di dilatare il nostro spirito nel suo slancio verso Dio. noi diminuiamo in noi stessi il concetto della Divinità per avvicinarla a noi, la ingiuriamo per la visione contraffatta e immiserita che ne abbiamo e che ne offriamo. Hello non si è macchiato di’questa colpa; egli chi ha sentito passare su di sè il soffio della gloria, e divenuto irreconciliabile col delitto contro la gloria!» Nell’anima sua e quindi nel suo pensiero la visione della Divinità e delle virtù che da Lei emanano una grandiosità biblica; Dio è chiamato di continuo Jehevah, Colui che è stato, che è e che sarà. Colui che non dorme, ma vigila sulle opere della notte, Colui che si chiama eternamente rimuneratore e vendicatore!». E parlando della misericordia, Hello di ce: «Chi dunque la vendicherà dell’aspetto meschino che le si dà così spesso? Quando si comprenderà che essa è inseparabile da un odio attivo, furioso, divorante, implacabile, sterminatow ed eterno, l’odio del male? Quando si comprenderà che per essere misericordiosi, bisogna essere inflessibili, che per essere miti verso chi ci domanda perdono, dobbiamo essere crudeli verso il nemico degli uomini, che ha succhiato il sangue di quell’uomo genuflesso, crudeli verso l’errore,, la morte ed il peccato, La misericordia è terribile come un esercito schierato in battaglia. Essa ha preso un giorno la figura di Giuditta e l’acqua venne resa a Betulia che moriva di sete». Questa visione, però, non conosce il terrore; contemplandola, •l’anima dí Hello è inondata di gaudio: «Laetatur cor meum ut timeat nomen suum egli esclama — si rallegri il mio cuore perchè possa temere il vostro Nome! la gioia ispira il timore del nome incomunicabile, del nome di Jèhovah! La gioia conta sull’onnipotenza che si manifesta nella gloria quando cede e si arrende davanti a un bambino genuflesso; ecco perchè essa teme il nome di Dio -temere’ il nome di Dio, significa non aver paura di niente. — O Jèhovah che Elia invoca sul Carmelo, Jèhovah, che, siete quello che eravate allora, e che sarete quello che siete eternamente, Jèhovah, che solo, sapete la vostra pienezza e la mia debolezza, Jèho vah, Dio fedele, che avete promesso di dare a chi domandà, io domando la gioia, il timore del vostro nome. Allontanate da me la tristezza e la paura; perchè io sono così misero, che posso avere paura di qualcuno o di qualche cosa, e se ho paura, cesso di temere! O Colui che siete, datemi il timore e la gioia, perchè io senta vivere in me il significato inesprimibile del vostro Nome senza eguale!».E la contri [p. 331 modifica]zione gli suggerisce questa riflessione profonda: «La contrizione è piena di gioia. Per apprezzare un atto compiuto nella verità, è bene considerare il medesime atto compiuto nell’errore. Accanto al pentimento, troviamo il rimorso; il pentimento è buono, il rimorso è cattivo. Il pentimento dà la gioia, il rimorso la tristezza, perchè nel pentimento c’è Dio, e nel rimorso Dio non c’è». Bella vigoria di concezioni, che squarcia a un tratto, fugandola, la nebbia da cui, in forza dell’atmosfera viziata e greve che circonda è limitato e ristretto il campo visivo del nostro spirito! Il Lasserre teme che Hello si spinga troppo avanti nel bisogno di vèder. tradotto in realtà anche nel tempo il suo ideale di gloria e di grandezza. Certo, Hello è impetuoso nella sua rivolta contro il disordine, sia grande o piccolo, dello spirito, che, turba gli splendori dell’armonia universale; certo, egli è insofferente fino al massimo punto di tutto quanto è piccino, meschino, mediocre ed il suo sguardo abituale a spaziare nello immenso, scorge la mediocrità e la bassezza là pure, dove noi non le avremmo indovi nate; certo, anche, su tale insofferenza incuisce il carattere e forse ai suoi sdegni, come agli sdegni di Dante, non è estranea la coscienza — che non è vanità né orgoglio — del proprio genio misconosciuto ed ’ncompreso dalla folla. a fino a che punto. ne5siamo noi misurare il tormento di un’anima che ha limpida, completa, quasi direi fisica la visione della grandezza di Dio e vede di continuo vittoriosi contro questa grandezza — sia pure solo nel tempo, nella pratica minuta e quotidiana della vita -- gli sforzi dei pigmei? E anche se, nella sua indignazione generosa, Hello si fosse spinto un pochino al di là della giustizia, quasi fino ad essere, come teme il Lasserre a impaziente della pazienza Divina», sarebbe da deplorare che un eccesso di zelo abbia cercato di controbilanciare la pigra indifferenza della massa? Nella efficacia impressionante delle sue espressioni, la Scrittura dice: Dio vomita i tiepidi D; Hello non ha fatto troppo, smascherandoli...

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Il pregiudizio comune ritiene la fede religiosa un atteggiamento accessorio dello spirito, quasi un ramo speciale dello scibile. Questo errore, gravissimo nelle sue conseguenze, dimostra come sia generalmente falsato il concetto dei problemi spirituali e deriva dal fatto, rilevato efficacemente da Hello che a l’uomo ha perduto il senso dell’unità_ Egli non unisce più fra loro la verità, e non concilia più, per mezzo della contemplazione dell’armonia, le cose che debbono essere conciliate, le cose vere, buone e belle». Questo spiega come sia possibile a tanti anche fra coloro c he credono possedere una fede vivente, riguardare le molteplici e più elevate manifestazioni ’ dello spirito come indipendenti dalla Verità religiosa. Ernesto Hello, abituato a cogliere l’intima e più alta realtà delle cose, giudica diversamente.

Egli, che possiede da signore la storia del pensiero umano e delle sue espressioni più nobili e che, da altra parte, penetra senza difficoltà nelle meraviglie dell’ordine universale, insorge contro questa tendenza a separare dalla Verità le magnifiche forze di cui l’anima umana dispone e che dovrebbero concorrere, come ad un unico fine, alla dimostrazione della Verità stessa. Io vorrei raccogliere almeno un’eco della voce possente di lui che, mentre richiama la Scienza al suo compito naturale «di proclamare l’armonia dei fatti che osserva con le verità che li contengono, li abbracciano, e li dominano, e di rivelare fino a qual punto i mondi siano imbevuti della misericordia eterna», rivendica all’Arte la superiorità della sua natura «che era, è, e sarà un’ascensione verso il tipo eterno delle cose». Vorrei, ma i limiti di un articolo non consentono neppure che io cerchi di riassumere il pensiero profondo e vasto di Hello. Dirò solo che molti idoli cadono infranti sorto il colpo dell’ala vigorosa del suo genio; sono idoli dell’antichità, e idoli più moderni, adorati ciecaménté dalla rinnovata incoscienza del mondo; e noi li contempliamo senza rimpianto dalle regioni di purezza e di elevazione in cui Hello ci trasporta e dove lo sguardo si purifica si rinforza...

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Ernesto Hello è poco conosciuto; per molti, egli è un Carneade qualsiasi; e la ragione non è difficile a trovarsi. Il nostro secolo preferisce le penombre incerte, che non offendono la debolezza visiva del suo spirito, alle luci troppo vive: e Hello, alle volte, abbaglia; esso teme certe impressioni troppo forti Hello fa fremere di odio e di amore; di odio per il male, per l’errore, di amore per il grande, per il bello, per il vero. Di più, la limpidità dello sguardo di Hello non viene offuscata neppur dal riuesso del male di cui egli scruta gli abissi, e il nostro secolo non sa, forse, comprendere più tanta purezza. Ma sopratutto Hello ha penetrato troppo il segreto della mediocrità umana e l’ha troppo odiata, perchè il nostro secolo non sentisse ricadere su di sè gran parte di questo odio. Se l’ideale a cui è indissolubilinente legato il nome di Ernesto Hello non fosse la realtà più urgente necessaria per la società, questa indifferenza della folla verso lui importerebbe poco; egli stesso ha detto sdegnosamente che la fama è la parodia della gloria. a l’atmosfera in cui Hello respira, agisce e si muove è quella in cui l’umanità deve pur respirare, agire, muoversi se vuole ancora salvare la sua vita morale, per questo, è necessario che il nostro secolo conosca il pensatore francese. Il suo ideale è quello a cui, volenti e nolenti le generazioni e gli individui rendono omaggio e che non può, non deve tollerare la indifferenza e l’oblio. «La storia dice Hello -fa due dimostrazioni del Cristianesimo; una, diretta, per mezzo della storia della Chiesa, la storia della [p. 332 modifica]sempre minacciata e sempre trionfante, sempre debole in apparenza come un bambino ed invincibile come un Dio; l’altra, indiretta per mezzo della storia dell’eresia, dell’errore, del male, del delitto. Noi proveremo dunque il Cristianesimo coll’abbrac’darlo o col maledirlo, col nostro amore o col nostro odio, con le cattedrali o con le rovine. In tutti i casi, con la nostra salvezza o colla nostra perdizione, gli renderemo l’inevitabile ossequio che tutto gli rende. Fedeli o infedeli, uniremo la nostra voce a quella delle generazioni che confessano Colui che è: noi passeremo, e la Croce resterà, a nostra gloria o a nostra vergogna! Nella battaglia dichiarata tra le Fede e la Negazione, fra il Nulla e l’Essere, ognuno ha assegnato il proprio posto, grande o piccolo ai nostri occhi, sem1)e immenso agli occhi degli angeli. Il Cielo aspetta da ognuno di noi una parola decisiva, un sì o un no e di fronte a questa attesa, l’indifferenza è la più prodigiosa follia!». Paolina Carloni.