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332 IL BUON CUORE


sempre minacciata e sempre trionfante, sempre debole in apparenza come un bambino ed invincibile come un Dio; l’altra, indiretta per mezzo della storia dell’eresia, dell’errore, del male, del delitto. Noi proveremo dunque il Cristianesimo coll’abbrac’darlo o col maledirlo, col nostro amore o col nostro odio, con le cattedrali o con le rovine. In tutti i casi, con la nostra salvezza o colla nostra perdizione, gli renderemo l’inevitabile ossequio che tutto gli rende. Fedeli o infedeli, uniremo la nostra voce a quella delle generazioni che confessano Colui che è: noi passeremo, e la Croce resterà, a nostra gloria o a nostra vergogna! Nella battaglia dichiarata tra le Fede e la Negazione, fra il Nulla e l’Essere, ognuno ha assegnato il proprio posto, grande o piccolo ai nostri occhi, sem1)e immenso agli occhi degli angeli. Il Cielo aspetta da ognuno di noi una parola decisiva, un sì o un no e di fronte a questa attesa, l’indifferenza è la più prodigiosa follia!». Paolina Carloni.


Religione


Domenica terza d’Ottobre

Testo del Vangelo.

In quel tempo si faceva in Gerusalemme la festa della Sagra; ed era d’inverno e Gesù passeggiava pel Tempio nel portico di Salomone. Se gli affollarono perciò d’intorno i Giudei, e gli dicevano: «Fino a quando terrai tu sospesi gli animi nostri? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente.» Rispose loro Gesù: a Ve l’ho detto e voi non credete: le opere che io fo nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me. Ma voi non credete, pirchè non siete del numero delle mie pecorelle. Le mie pecorelle ascoltano la mia voce, e io le,conosco, ed elleno mi tengon dietro. Ed io dò ad esse la vita eterna, e non periranno in eterno, e nessuno le strapperà a me di mano. Quello che il. Padre ha dato a me, sorpassa ogni cosa, e niuno può rapirlo di mano al Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola». S. GIOVANNI, cap. io.

Pensieri. La discordia dei Giudei circa ta missione e la divinità di N. S. Gesù Cristo è già, accennata e riferita largamente nel brano antecedente al Vangelo d’oggi. Gli evangelisti narrano — anche diffusamente — come si svolgesse la polemica intorno a Gesù, accusandolo alcuni di indemoniato, altri non potendo ammettere che opere così meravigliose, e così sante potessero avere un’azione così cattiva ed infetta. La polemica ardeva da tempo, e l’Evangelista nota l’epoca delle feste eucenie ed il freddo della stagione,

per farci notare come la quistione di Gesù non s’arrestasse ne davanti allo splendore delle feste e del culto, ne venisse omessa per l’incomodo della fredda stagione. Il problema religioso, meglio il problema della conoscenza di Gesù — realtà tangibile, palpabile, forma concreta, non un ideale vaporoso fuggevole, adattato al nostro umanesimo — s’impose sempre, s’impose continuamente alla mente dell’uomo, ne questo problema si risolve col solo culto esterno, col solo formalismo improntato a pietà di relazione, ne con un solo e semplice sistema filosofico. No. Neppure a trattenere l’urgenza e l’importanza *di tale problema ’occorrono e valgono i comodi della terra, le cure della vita, le esigenze del mondo. Neppure questi: ed il freddo della vita materiale — senza il soffio vivificatore dello spirituale — coi suoi ori, coi suoi agi, con quanto può il mondo offrire, come non tratteneva quelli, così anche oggi, in mezzo alle convulsioni e turbolenze di plebi e popoli non fa dimenticare e posporre il problema dello spirito, il problema di Gesù. Pare impossibile! oggi stesso innanzi ad una vita così flebile nel campo economico, civile, politico, sociale, oggi innanzi al popolo,’ pure i più increduli, scettici, diffidenti, prospettano il problema religioso, ne riconoscono l’importanza, ed a questo postulato una certa loro sodanno — in mille modi diversi luzione. Perchè?... e..

Non è una novità per nessuno, anzi è molto vecchia la ragione per chi vuol leggere la vita dei secoli e dei popoli. Gesù è la ragione della vita degli uomini e della società! Ecco tutto. S’acpaniscono i popoli: l’un uomo all’altro fa guerra ed in una deplorevole gara d’ambizione e di interessi l’uno si fa lupo all’altro lupo credendo nella lotta, nell’agitazione, nel sopraf farsi consistere la vita. Errore deplorevole. Come allora, i partiti s’agitano: nella prevalenza di uomini, di cose, di programmi noi la sognamo la pace, la tranquillità, il benessere, e singolo e sociale. Ma arrivati fin là dove si credeva realizzare, ecco ritorna il grido: quousque animam nostra»: tollis? e fin quando ci terrai sospesi, in ansia, in una situazione, che per essere di dubbio, riesce un tormento?... Eppure a noi pare che quelli potessero far senza di Gesù!... a noi pare che per la loro tranquillità era più conveniente l’ignorarlo, il dimenticarlo!... no, dovunque si reca lo seguono: lo seguono con sacrificio: col desiderio d’essere tormentati pur d’arrivare — conoscerlo — a possedere Gesù. Non succede così oggi? Sdno forse quei che lo bestemmiano, che lo ostracizzano dal civile consorzio, dalla patria nostra, che lo denunciano come un pericolo sociale quelli che oggi sono tranquilli?