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IL BUON CUORE 331


zione gli suggerisce questa riflessione profonda: «La contrizione è piena di gioia. Per apprezzare un atto compiuto nella verità, è bene considerare il medesime atto compiuto nell’errore. Accanto al pentimento, troviamo il rimorso; il pentimento è buono, il rimorso è cattivo. Il pentimento dà la gioia, il rimorso la tristezza, perchè nel pentimento c’è Dio, e nel rimorso Dio non c’è». Bella vigoria di concezioni, che squarcia a un tratto, fugandola, la nebbia da cui, in forza dell’atmosfera viziata e greve che circonda è limitato e ristretto il campo visivo del nostro spirito! Il Lasserre teme che Hello si spinga troppo avanti nel bisogno di vèder. tradotto in realtà anche nel tempo il suo ideale di gloria e di grandezza. Certo, Hello è impetuoso nella sua rivolta contro il disordine, sia grande o piccolo, dello spirito, che, turba gli splendori dell’armonia universale; certo, egli è insofferente fino al massimo punto di tutto quanto è piccino, meschino, mediocre ed il suo sguardo abituale a spaziare nello immenso, scorge la mediocrità e la bassezza là pure, dove noi non le avremmo indovi nate; certo, anche, su tale insofferenza incuisce il carattere e forse ai suoi sdegni, come agli sdegni di Dante, non è estranea la coscienza — che non è vanità né orgoglio — del proprio genio misconosciuto ed ’ncompreso dalla folla. a fino a che punto. ne5siamo noi misurare il tormento di un’anima che ha limpida, completa, quasi direi fisica la visione della grandezza di Dio e vede di continuo vittoriosi contro questa grandezza — sia pure solo nel tempo, nella pratica minuta e quotidiana della vita -- gli sforzi dei pigmei? E anche se, nella sua indignazione generosa, Hello si fosse spinto un pochino al di là della giustizia, quasi fino ad essere, come teme il Lasserre a impaziente della pazienza Divina», sarebbe da deplorare che un eccesso di zelo abbia cercato di controbilanciare la pigra indifferenza della massa? Nella efficacia impressionante delle sue espressioni, la Scrittura dice: Dio vomita i tiepidi D; Hello non ha fatto troppo, smascherandoli...

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Il pregiudizio comune ritiene la fede religiosa un atteggiamento accessorio dello spirito, quasi un ramo speciale dello scibile. Questo errore, gravissimo nelle sue conseguenze, dimostra come sia generalmente falsato il concetto dei problemi spirituali e deriva dal fatto, rilevato efficacemente da Hello che a l’uomo ha perduto il senso dell’unità_ Egli non unisce più fra loro la verità, e non concilia più, per mezzo della contemplazione dell’armonia, le cose che debbono essere conciliate, le cose vere, buone e belle». Questo spiega come sia possibile a tanti anche fra coloro c he credono possedere una fede vivente, riguardare le molteplici e più elevate manifestazioni ’ dello spirito come indipendenti dalla Verità religiosa. Ernesto Hello, abituato a cogliere l’intima e più alta realtà delle cose, giudica diversamente.

Egli, che possiede da signore la storia del pensiero umano e delle sue espressioni più nobili e che, da altra parte, penetra senza difficoltà nelle meraviglie dell’ordine universale, insorge contro questa tendenza a separare dalla Verità le magnifiche forze di cui l’anima umana dispone e che dovrebbero concorrere, come ad un unico fine, alla dimostrazione della Verità stessa. Io vorrei raccogliere almeno un’eco della voce possente di lui che, mentre richiama la Scienza al suo compito naturale «di proclamare l’armonia dei fatti che osserva con le verità che li contengono, li abbracciano, e li dominano, e di rivelare fino a qual punto i mondi siano imbevuti della misericordia eterna», rivendica all’Arte la superiorità della sua natura «che era, è, e sarà un’ascensione verso il tipo eterno delle cose». Vorrei, ma i limiti di un articolo non consentono neppure che io cerchi di riassumere il pensiero profondo e vasto di Hello. Dirò solo che molti idoli cadono infranti sorto il colpo dell’ala vigorosa del suo genio; sono idoli dell’antichità, e idoli più moderni, adorati ciecaménté dalla rinnovata incoscienza del mondo; e noi li contempliamo senza rimpianto dalle regioni di purezza e di elevazione in cui Hello ci trasporta e dove lo sguardo si purifica si rinforza...

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Ernesto Hello è poco conosciuto; per molti, egli è un Carneade qualsiasi; e la ragione non è difficile a trovarsi. Il nostro secolo preferisce le penombre incerte, che non offendono la debolezza visiva del suo spirito, alle luci troppo vive: e Hello, alle volte, abbaglia; esso teme certe impressioni troppo forti Hello fa fremere di odio e di amore; di odio per il male, per l’errore, di amore per il grande, per il bello, per il vero. Di più, la limpidità dello sguardo di Hello non viene offuscata neppur dal riuesso del male di cui egli scruta gli abissi, e il nostro secolo non sa, forse, comprendere più tanta purezza. Ma sopratutto Hello ha penetrato troppo il segreto della mediocrità umana e l’ha troppo odiata, perchè il nostro secolo non sentisse ricadere su di sè gran parte di questo odio. Se l’ideale a cui è indissolubilinente legato il nome di Ernesto Hello non fosse la realtà più urgente necessaria per la società, questa indifferenza della folla verso lui importerebbe poco; egli stesso ha detto sdegnosamente che la fama è la parodia della gloria. a l’atmosfera in cui Hello respira, agisce e si muove è quella in cui l’umanità deve pur respirare, agire, muoversi se vuole ancora salvare la sua vita morale, per questo, è necessario che il nostro secolo conosca il pensatore francese. Il suo ideale è quello a cui, volenti e nolenti le generazioni e gli individui rendono omaggio e che non può, non deve tollerare la indifferenza e l’oblio. «La storia dice Hello -fa due dimostrazioni del Cristianesimo; una, diretta, per mezzo della storia della Chiesa, la storia della