Il buon cuore - Anno XII, n. 15 - 12 aprile 1913/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 15 - 12 aprile 1913 Religione

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EMILIO BOUTROUX



Coll’ultima lettura di sabato scorso. Emilio Boutroux ha voluto conchiudere il breve e sostanzioso ciclo delle conferenze volte ad illustrare alcune fra le principali posizioni vicendevoli della religione e del pensiero moderno. Una trama unitaria ha, però pervaso, rigorosamente, quella che contrappone ad ogni qualsiasi ricerca di valori religiosi, la pregiudiziale severa della assoluta sufficienza delle certezze delle scienze sperimentali, la assoluta necessità, cioè della natura bruta e quindi anche della natura umana che in essa intieramente si risolve e si attua. Il Boutroux ha designato nel laicismo e nella scientismo le espressioni rispettivamente pratiche e teoriche del dogmatismo della natura e della scienza: e queste espressioni ha ripetutamente, ha acutamente disanimate, mostrando tutta la vacuità funesta delle pregiudiziali di esse: e nella critica inesorabile ed arguta, la dialettica elegantissima dello studioso insigne si è addimostrata esperta di tutte le peculiari originalità del pensiero e del temperamento di lui.

Porre, la tesi della necessità della natura e della scienza — tesi che è, del resto, il caposaldo di tutte le forme del positivismo dommatico — significava asserire, direttamente, l’antitesi della contingenza della natura e della scienza, significava, cioè, riaffermare, ancora una volta, sinteticamente, i sommicapi di quella filosofia della contingenza della quale il Boutroux s’è affermato, validamente, fra gli studiosi contemporanei, il primo e più efficace maestro.

Filosofia eminentemente critica capace di esercitare la sottile e robusta tempra analitica di uno scrutatore di cose e di anime, qual’è Emilio Boutroux — pronta alla inesorabile logica di tutte le demolizioni ma altrettanto incerta e nuancée nei tentativi della sintesi positiva e ricostruttrice.

D’altra parte — ed è dovere di stretta giustizia rilevarlo, per noi sopratutto che, iniziando il resoconto di queste conferenze, non esitammo ad esprimere la pregiudiziale incondizionata di eventuali riserve — d’altra parte, il Boutroux — con un senso di signorile temperanza della quale gli va data gran lode — si è astenuto dal profilare delle posizioni ricostruttive nelle quali non avrebbe ritrovato più, come nelle critiche recise, l’adesione dei credenti in una rivelazione positiva, da fede e da ragione, congiuntamente, accettata. E nella critica della certezza scientifica — che forma il nucleo più originale del pensiero di lui — egli si è studiato, evidentemente, di rifuggire dalle conclusioni di quei certi filosofi che dalla relatività del sapere scientifico indussero l’assoluta inefficacia razionale di esso, abbattendo così, insieme collo scientismo, la dignità valore della ragione umana. Nella terza stessa e conferenza ha, anzi, combattuto, con una eccezionale efficacia, le pretese di un prammatismo che profana — in luogo di illuminare — la dignità della religione ed ha tracciato i prolegomeni critici della fede: ha prospettato le esigenze fondamentali — tanto intellettuali, si noti bene, quanto morali — alle quali deve rispondere la religione e fissando i termini di tutte le altre soluzioni. [p. 114 modifica]E basti — a delineare il pensiero del Boutroux — riassumere, brevemente, la conferenza conclusiva, La Religion et la vie. • •

In essa il Boutroux ha esaminato, per sommi capi, i diversi metodi preposti ad apprezzare il valore della religione. Un primo metodo, ad esempio, insiste nel mettere in luce la cosidetta esperienza religiosa della persona umana, prospettandone la efficacia e la vitalità inesauribile che in essa assume ed addimostra. Ma come — obietta il Boutroux — come può determinarsi il valore oggettivo della religione, dall’insieme dei fatti sentimentali ed emozionali puramente soggettivi? L’esperienza di alcuni, come potrà apparire convincente a tutti e per tutti? Oggi poi con le indagini che hanno illustrato sì ampiamente la importanza che sul nostro spirito hanno le leggi della suggestione e dell’autosuggestione, come è possibile provare che le cose siano, nella realtà, tali quali se le rappresenta un singolo soggetto? Non solo: ma le teorie prammatistiche che si limitano ad asserire l’aspetto soggettivo ed utilitario della cosidetta esperienza religiosa, non possono neanche attribuire alla religione un valore pratico esclusiva: se la religione è un mezzo per raggiungere certi fini, perchè questo mezzo dovrebbe essere unico ed indispensabile? Se il fine è quello di uscire dal mondo ’materiale — osserva argutamente il Boutroux -- anche l’alcool... raggiunge — e in modo che apparve vivacissimo a tante anime tristemente malate queÚa finalità... Non è, dunque, assicurato neanche il valore morale dei mezzi accettati e accettabili: perchè se sono buoni tutti i mezzi che son buoni, la religione si riduce ad uno dei tanti espedienti suggestivi che formano il vanto e il tesoro di quei certi meneurs della medicina che appaiano le pratiche e le credenze xeligiose agli specifici e alle pillole di propria invenzione! E’ mai questo il compito della religone? No: questo — risponde il Boutroux — significa profanare la religione. Ma molte anime — egli continua — non sono soddisfatte di questo prammatismo che astrae dalla verità e continuano a considerare le besoin de la vé;.ité come incondizionatamente superiore a tutte le altre esigenze del proprio spirito e poiché ripugnerebbe loro di ritenere la religione come un qualsiasi strattagemina ’per raggiungere — anche a prezzo di una

menzogna alcuni determinati fini umani, si fanno a ricercare il valore della religione con criteri non più solamente utilitari, ma puranche razionali. A questa ricerca — concentrata in un problema massimo: che cosa è la vita e che posto ha in essa la religione — il pensiero contemporaneo risponde variamente offrendo soluzioni diverse che vanno rigorosamente valutate.. Una prima soluzione può essere enunciata col precetto: «Vivi una vita d’uomo, e regolati secondo la nozione di umanità Precetto certo saggio, dice il Boutroux, ma nè chiaro, nè preciso: l’uomo è, infatti, un essere che deve sorpassarsi e non può sorpassarsi nell’umanità che è una semplice astrazione e che si concreta solo quando la si mutili in un frammento di essa, in singole creature, che anch’esse invocano di essere sorpassate. Una seconda soluzione ripete il principio dello scientismo dogmatico ed afferma che la scienza è la universale regolatrice del tutto e quindi anche della coscienza morale. Ma — soggiunge il Boutroux — o si accetta la scienza così com’è ed allora si constata che essa dispone solo di mezzi ed è incapace ad indicare dei fini, e il, problema morale resta insoluto: o la si fa ascendere a dignità di metafisica e si arriva all’illusionismo universale: perchè lo scientismo — che è la scienza tramutata in filosofia di tutta la realtà — conduce ad affermare la inesistenza assoluta di tutti i valori che noi riteniamo superiori. Nè la nozione di uomo — necessariamente astratta ed imprecisa — nè la scienza — annichilatrice di ogni elemento morale — possono bastare al governo razionale della nostra condotta. Ed escluse queste due prime, quale soluzione resterà mai per poter conferire alla vita una finalità degna di essa e conforme alla ragione? Emanuele Kant prepone alla coscienza l’idea del dovere: e difatti, la fede nel dovere è un atto conforme alla intelligenza e al cuore. Ma -- continua il Boutroux — la nozione del dovere riesce a soddisfare pienamente le esigenze della ragione? E’ vero che dobbiamo realizzare qualche cosa: ma che cosa e perchè? Ed abbiamo noi la forza sufficiente per poter attuare questo dovere? Anche la filosofia kantiana è impotente a rispondere a tali difficoltà. Non resta, adunque, che la religione: ed essa sola è capace di dare una soluzione adeguata al quesito. La religione si compone di dogmi, di riti, di vita morale e questo ultimo elemento è il.preponderante nell’a pratica della professione religiosa. Nozione essenziale del pensieio religioso è questo: Dio è esi [p. 115 modifica]stente e con Lui, esiste la perfezione, esiste l’ideale. Il Cristianesimo rivela e prepone alle anime Iddio uno e trino, in una unità, cioè che non abolisce la distinzione e che anzi attua la perfetta unità nella perfetta distinzione. Oggetto del dovere ès, a dunque, Iddio e noi dobbiamo tendere al possedimento del massimo di ricchezza col massimo di armonia. E la religione, affermando Dio, non ci obbliga più a misurare il dovere col potere o viceversa: ogni potere umano, invece, per umile ché sia, è elevato per mezzo della partecipazione ai doni divini, fino alla perfezione più alta. E se diveniamo così — secondo la parola sacra — partecipi di Dio, nè la vita umana, nè la vita scientifica potranno mai essere attenuate e diminuite in noi. La religione è, dunque, favorevole al mantenimento tanto della vita quanto della scienza e risponde, finalmenth, in modo pieno, alle legittime esigenze della ragione. Non è più, quindi, — conchiude il Boutroux — la religione concepita come mezzo di vita: ma è la religione che è vita essa stessa e la vita più alta alla quale si possa aspirare. • *

E’ evidente — ci sembra — che una psicologia della religione così tracciata e illustrata colla signorile eloquenza e col singolare esPrit de finesse di Emilio Boutroux, riesce a porre le condizioni preliminari fondamentali della fede: ma è pure evidente che non vengono enunciati così con procedimento diretto, tutti i valori e tutti i mezzi ricostruttivi della fede: e, fra essi, specialmente, i valori e i mezzi razionali. Le esigenze razionali della fede -- è vero — sono state illustrate suggestivamente dal filosofo della contingenza: la critica vivace che egli ha fatto dell’empirismo prammatistico, la ripugnanza che egli ha espresso, vigorosamente, innanzi ad ogni tentativo che tenda a ridurre la religione ad uno espediente di psicoterapia e ad esaltare, quindi, anche il valore pratico della menzogna, hanno posto magnificamente il problema razionale della fede: l’intelletto, l’anima tutta dell’uomo è assetata di verità: ed è la religione che questa verità dà piena ed assoluta in Dio. Come e però questa verità sia raggiungibile, come e quanto la ragione umana abbia a contribuire al raggiungimento degli elementi razionali della verità, il Boutroux non dice. Per dire questo avrebbe dovuto dichiarare il valore che egli attribuisce alla cono

scenza filosofica, avrebbe dovuto pronunciarsi sul carattere scientifico — nel significato ampio e sinttico della definizione scolastica: cognitio rerum per causa,r della indagine filsofica. Ma su questo, l’accademico illustre non espresse il suo pensiero: e potremmo anche soggiungere che egli ha dette tre conferenze di filosofia senza mai parlare, nominativamente di filosofia. Se noi — oltre a fissare, qui, le linee di queste cortesi causeries del Boutroux — avessimo dovuto tracciare quelle del suo pensiero, quale si rivela attraverso alle opere sue, noi avremmo indugiato intorno a questa deficienza che è pure gravissima rispetto al valore ricostruttivo della filosofia della contingenza: avremmo osservato le manchevolezze, quali esse appaiono in quel volume Science et religion che pure, fu salutato, anche da critici cattolici, come un potente contributo alla demolizione del positivismo tanto materialistico quanto idealistico; avremmo ricordato la conferenza tenuta qualche anno fa alla Foi et vie di Parigi, nella quale è, forse, il tentativo più esplicito di ricostruzione, ma nella quale anche la pregiudiziale del relativismo assoluto kantiano è accettata incondizionatamente: e si accetta — nella ricerca della verità religiosa e soprannaturale, ricerca della verità religiosa e soprannaturale, di quella che egli chiama l’au.delà eztérieur — sola-, mente la via dell’indagine interiore: e dall’au delà intérieur si pretende poter passare all’asserzione dell’au delà extérieur. Metodo quanto mai insidioso -che la Chiesa ha debitamente condannato — quando esso venga accettato ad esclusione assoluta di ogni altro: metodo quanto mai inefficace perchè intende raggiungere — per vie non razionali — dei valori eminentemente razionali e nega alla ragione la possibilità di pervenire alla verità. Ma Emilio Boutroux non ha ceduto ad impazienze di tentativi ricostruttivi: e si è limitato — con una probità che noi non vorremmo essere gli ultimi a riconoscergli — ad enunciare limpidamente la critici del dommatismo positivista e le condizioni preliminari della religione. E questo ci appare motivo sufficiente per spiegare la simpatia leale con che.non pochi cattolici hanno voluto — pur tenendo salde 1E’ irreducibili riserve — accogliere la forbita e serena parola di lui. Emme.

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI. [p. 116 modifica]IN CERCA DI LAVORO (Continuazione del num. precedente)

Le agenzie della seconda classe, quelle, cioè, che impiegano in maggioranza persone dedite al servi zio domestico o di restaurants, hòtels, ecc., sono state, in questi ultimi anni, oggetto di varie investigazioni, con conseguente legislazione. Tutta la, scala cromatica dell’astuzia e perversità umana è stata percorsa da truffatori a mezzo di queste agenzie. E’ appunto per il tramite di esse che fiorisce in gran parte il così detto traffico delle schiave bianche. Migliaia di povere fanciulle in cerca di pane onesto sun) attratte da réclame giornalistica negli uffici di collocamento, dove fanno conoscenza con delle amiche. Queste amiche son chiamate, nel gergo del mestiere, procurers, ossia specie di sensali incaricate di procurar fanciulle per case di mal affare. Girano dovunque vi sia probabilità di far bottino di anime ignare, per i grandi negozi, nelle ville pubbliche, nelle sale da ballo, ecc.; ma il loro campo più produttivo è sempre l’ufficio di collocamento. Qui le arpie avvicinano le sventurate, fingono di simpatizzare con la loro mala fortuna, offrono loro qual cosa in regalo, le invitano a casa. E’ facile conquistare, con tali mezzi, la fiducia di chi è in bisogno; e le mal capitate fanciulle che cadono sotto l’influenza di tali mostri passano invariabilmente nel baratro e spariscono. Da un’inchiesta fatta recentemente a Chicago risultò che, in quella città, tremila sventurate sono ogni anno immolate ad una delle ipocrisie della presente società. Tutto ciò non è possibile che si compia senza la connivenza più o meno diretta dell’agente. Anni or sono, l’Associazione femminile detta Woman’s Municipal League organizzò una larga inchiesta di tali agenzie, inchiesta da cui venne alla luce una serie di fatti raccapriccianti pubblicati, in seguito, in volume da Miss rances A. Kéllor, direttrice. E’ l’esposizione fredda ed imparziale di uno stato morboso, attraverso il quale passava la vita industriale del paese quindici anni or sono, e da cui ora è uscita appena in parte. Il libro, disgraziatamente è esaurito, nè vi è molta speranza che ne venga fuori una nuova edizione. Dove, poi, si è addirittura predato sull’emigrante è nelle agenzie della terza classe che, d’ordinario, impiegano braccianti per costruzioni ferroviarie, miniere, ecc. Per una specie di istinto campanilista, la vita dell’emigrante si svolge in gran parte tra í suoi paesani; l’agente, quindi, è il protettore naturale, il consigliere indispensabile degli emigranti di un dato villaggio d’Italia. Importa per loro le specialità del paese: riceve e conserva la loro corrispondenza; spedisce, quando li spedisce, in patria i loro risparmi; disbriga perfino delle pratiche di carattere ecclesiastico; infine, procura loro il lavoro. Questa ultima parte si svolge in’una maniera molto

semplice. L’agente assolda lavoratori per una o più società ferroviarie, per cui percepisce una tassa sia dall’impresa che dall’operaio. E’ inutile ripetere qui le svariate frodi commesse a danno del lavoratore, perchè troppo note. E’ noto, per esempio, che l’agente stesso divide la tassa con il così detto foreman, ossia, specie di capo-squadra della Ditta; quindi, più operai egli manda al lavoro, maggiore il profitto per entrambi. La conseguenza è che l’operaio paga la tassa (ordinariamente due dollari) e, senza alcun serio motivo, viene licenziato dopo una settimana, dopo un giorno, perfino dopo un’ora. E’ tipico il caso di un nostro ’connazionale che, quando il suo contabile gli riferiva uno stato di affari poco soddisfacente, chiamava al telefono il sopraintendente della ferrovia per cui egli procurava mano d’opera, pregandolo di licenziare un centinaio di uomini, chè egli era pronto a mandargliene altrettanti nuovi.

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Quando si considera che l’agente di collocamento assume una triplice responsabilità, ossia, verso l’operaio, in quanto ha l’obbligo di non esporlo ai pericoli a cui accennavo sopra, verso’ là Ditta, in quanto s’impegna a fornirle operai abili, e verso la società in generale, poichè da un razionale funzionamento delle agenzie di lavoro dipende in gran parte l’equa distribuzione della mano d’opera, sorge spontanéa la domanda, che cosa abbia fatto la legge per tutelare interessi così gravi; come, le leggi regolino la vita delle agenzie di collocamento. Che per mezzo delle agenzie non si raggiunga lo scopo di una razionale distribuzione della mano d’opera è generalmente ammesso, e potrebbe anche desumersi dal fatto della istituzione degli uffici di collocamento gratuiti, mantenuti col denaro pubblico in molti Stati dell’Unione. Fino a qual punto, poi, questi uffici raggiungano lo scopo suddetto, non potrei dire con certezza, ma il fatto che essi aumentano in numero di anno in anno, prova non solo che essi rispondono ad una vera necessità, ma che i risultati del loro lavoro sono soddisfacenti. (Continua).