Il buon cuore - Anno X, n. 40 - 30 settembre 1911/Religione

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Vangelo della domenica prima d’Ottobre


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse questa Parabola: Un uomo aveva un albero di fico piantato nella sua vigna, e andò per cercare dei frutti di questo fico e non ne trovò. Allora disse al vignaiuolo: Ecco che son tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo: troncalo adunque: perchè occupa egli ancora il terreno? Ma quegli rispose e dissegli: Signore, lascialo stare ancora per qualche anno, fintanto che lo abbia scalzato intorno ad esso la terra, e vi abbia messo del letame: e se darà frutto, bene, se no allora lo taglierai. E Gesù stava insegnando nella loro Sinagoga in giorno di sabato. Quand’ecco una donna, la quale da diciotto anni aveva uno spirito che la teneva ammalata, ed era curva e non poteva per niun conto guardar all’insù. E Gesù vedutala, la chiamò a sè e le disse: Donna, tu sei sciolta dalla tua infermità. E le impose le mani, e immediatamente fu raddrizzata e glorificava Iddio. Ma il capo della Sinagoga, sdegnato che Gesù l’avesse curata in giorno di sabato, prese a dire al popolo: Vi sono sei giorni nei quali si convien lavorare: in quelli adunque venite per essere curati, e non nel giorno di sabato. Ma il Signore prese la parola e disse: Ipocriti, chicchessia di voi non iscioglie egli in giorno di sabato il suo bue, o il suo asino dalla mangiatoia, e lo conduce a bere? E questa figlia di Abramo tenuta già legata da Satana per diciott’anni, aon doveva essere sciolta da questo laccio in giorno di sabato? E mentre diceva tali cose, arrossivano tutti i suoi avversari; e tutto il popolo si godeva di tutte le gloriose opere che da lui si facevano.

S. LUCA, Cap. 31.


Pensieri.

Il padrone della vigna da tre anni non coglieva frutti dalla pianta di fico e ordina al vignaiolo che la tagli, perchè, dice, invano essa aduggia il terreno.

Il non dar frutti non proveniva dalla qualità del terreno o dalla stagione, ma da vizio intrinseco della pianta: per ciò il padrone ordina che sia sradicata. Ma il vignaiolo, che forse ama quell’albero, perchè più dei prosperosi ebbe le sue cure, interviene, chiede una proroga e l’ottiene.

Leggendo questa parabola noi ci mettiamo al posto della misera pianta, condannata, per la sua eredità, a essere tagliata, a lasciar il posto ad altro albebero; e nel Signore vediamo Iddio e nel vignaiolo, nel pietoso vignaiolo non si può non ritrovare.... un elemento perturbatore, una potenza che impedisce lo spiegarsi della giustizia per ottenere il trionfo della misericordia.

E chi è questo pietoso vignaiolo?

Non poteva esser Gesù, duemila anni or sono, intercedente con la sua preghiera e co’ suoi dolori per il suo popolo?

Non potrebbero essere ora i suoi Santi?

Che il peccatore viva col giusto è un disordine; ma la vita degli empi insieme con i buoni è un fatto: come spiegarlo? No non possiamo indagare i segreti [p. 315 modifica]divini e vedere in che modo la santità degli uni compensa, quasi, la nequizia degli altri, ma è certo che un istintivo sentimento ci spinge a vedere, nei buoni, nei santi i nostri difensori, i salvatori nostri.

E se noi sappiamo di dover loro se ci è concesso altro tempo di vita, altra opportunità di conversione, perchè quando, qualche volta, ci si offre l’occasione d’esser misericordiosi noi non lo sappiamo, non lo vogliamo essere? E parliamo dei, diritti noi indegni di vivere?!

Oh, ricordiamo la parabola dei servi debitori che si legge in altra pagina del Vangelo e che la voce della pietà e della ragionevolezza ci inviti a tener quel contegno che a noi, miseri peccatori, solo s’addice.

E un’altra cosa è dover nostro di ricordare: che a noi è impossibile essere giusti, ma che possiamo essere buoni. La carità è la giustizia perfetta, suona la parola e la vita dei Santi: quelle parole e quelle vite siano la legge ed il modello nostro.