Il buon cuore - Anno X, n. 40 - 30 settembre 1911/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 40 - 30 settembre 1911 Religione

[p. 313 modifica]Beneficenza


Il secondo Congresso degli italiani all’estero


Relazione dell’ITALICA GENS


(Continuazione e fine).

Ben sappiamo che il conflitto attuale potrebbe dar luogo ad inconvenienti gravi nel campo del diritto privato, ma constatiamo anche che per ora di simili inconvenienti non se ne hanno in tal misura da render necessario un passo così grave come quello proposto.

Noi crediamo che la questione non debba esaminarsi semplicemente coll’occhio del giurista unicamente preoccupato di conciliare e di riadattare in qualche modo le norme di legge ad un nuovo stato di fatto che si è venuto formando: quando è implicato un interesse vitale della nazione, lo Stato deve per prima cosa preoccuparsi che la sua integrità nazionale non abbia in alcun modo a subire menomazione.

Nel nostro articolo citato del Febbraio passato noi concludevamo:

«Ci pare che al momento presente, una qualsiasi soluzione definitiva del problema, comunque tendente a facilitare agli emigrati lo svincolo dalla cittadinanza italiana e l’acquisto di quelle americane, sarebbe immaturo e del tutto inopportune, anzi pericoloso per gli interessi nazionali.

«Anche noi vediamo il problema che s’impone, ma non possiamo non augurarci che i provvedimenti definitivi che si propongono siano rimandati a miglior tempo, quando non vi sia dubbio sull’effetto che essi produranno nazionalmente.

«Quell’epoca sarà più o meno lontana, a seconda che più o meno sollecitamente ed energicamente si sarà compiuto il lavoro preventivo necessario».

Queste conclusioni ora ripetiamo, confermando che vorremmo che i principii fondamentali che regolano quella materia restassero per ora immutati, salvo s’intende il provvedere con disposizioni particolari ai singoli inconvenienti giù gravi che si venissero a verificare.

E non è questo un suggerimento di inerzia, come è detto nella relazione presentata al Congresso a proposito dell’articolo nostro sopra citato, forse non ben compreso: a torto ci si risponde portando l’esempio di altri paesi che hanno risolto di recente il problema con nuove leggi: perchè evidentemente le condizioni dei paesi portati ad esempio, non possono paragonarsi alle nostre: alcuni di quelli citati, e precisamente il Brasile, gli Stati Uniti, il Venezuela, sono paesi di poca o punta emigrazione, anzi di immigrazione, i quali nessun danno hanno da temere da disposizioni simili a quelle che si propongono ora da noi; ovvero nei casi citati del Belgio e della Svizzera, sono paesi dai quali emigra gente istruita, più ricca e con una coscienza nazionale perfettamente formata e consolidata.

Molti italiani residenti all’estero, specialmente quelli provenienti dal Sud America, partecipanti al Congresso, fautori del detto ordine del giorno, affermavano con aria quasi di risentimento, che essi non avevano bisogno che si insegnasse loro l’amor di patria, che questo sapevano conservarlo all’infuori di qualsiasi vincolo: e noi non ne dubitiamo, e diciamo che ad essi anzi conviene entrare nella vita pubblica americana onde meglio tutelare in modo diretto gli interessi proprii e dei loro connazionali; ma essi rappresentano il fiore, purtroppo scarso ancora, delle nostre collettività residenti oltre oceano, e non possiamo per ora riguardarli, allo scopo di commisurare provvedimenti di carattere così generale, come l’esponente della grande maggioranza dei nostri emigranti, la quale invece, tutti ne convengono, per ragioni che più volte abbiamo esposte, non ha alcuna preparazione nazionale, ed è preda di un deplorevole processo di snazionalizzazione così sollecito, che i figli già non risentono più nulla della nazionalità paterna.

Ora, se lo spirito nazionale si può conservare [p. 314 modifica]indipendentemente dal vincolo dalla ctttadinanza, ciò però non è assolutamente possibile in un elemento che si trovi in simili condizioni: ecco perchè noi vediamo la necessità che non si tolga la cittadinanza italiana ai figli dei nostri emigrati, almeno fino a che essi non abbiano subìta l’influenza formatrice della scuola italiana all’estero, delle istituzioni di tutela nazionale che ora si propugnano e si stanno iniziando.

La legge in discussione può avere una portata imprevista, disastrosa; noi crediamo che lo Stato non debba in alcun modo sanzionare una legge che incoraggia una sesta parte dell’intera sua popolazione a perdere la cittadinanza per l’acquisto di un’altra, una legge che mina la sua stessa esistenza.

Il Congresso si chiuse degnamente con un’adunanza cui partecipò Guglielmo Marconi, la più fulgida espressione del genio italiano, in cui si pronunziarono discorsi entusiasti ineggianti all’Italia ed alla solidarietà nazionale di tutti gli italiani sparsi per il mondo.

Certamente esso ha avuto un alto significato ed una notevole importanza. Si è visto che gli interessi della grande famiglia italiana non sono più limitati entro i patrii confini: da quando il suo popolo ha incominciato ad emigrare sono in ogni parte della terra, dove ha gente che porta il suo sangue. Si è visto che va sempre più formandosi la comune coscienza che è per questa rinnovata espansione di razza che l’Italia potrà ancor divenire uno dei primi popoli del mondo.

Le centinaia di italiani ivi convenuti dai più diversi remoti paesi hanno parlato degli interessi materiali e morali delle singole collettività italiane di cui fanno parte, ne hanno esposto i bisogni ed hanno chiesto alla patria aiuti per favorire il loro incremento, che deve tornare a comune vantaggio.

Ma non bisogna nascondersi che, accanto a segni evidenti di attaccamento e di amor patrio, si sono conosciuti e manifestati i segni dei pericoli e delle difficoltà che incontra nei nostri emigrati, per tanti motivi di ambiente, la integra conservazione della nazionalità; ci è scesa come una ferita al cuore la dichiarazione, che sappiamo purtroppo rispondente a verità, fatta da alcuni italiani residenti all’estero, a proposito del discusso problema della cittadinanza, che i loro figli non intendevano di essere italiani. Ciò dimostra che il grande ideale italiano della conservazione nazionale della sua gente, che attraversa ora un momento decisivo, ha potenti elementi di probabile successo, ma solamente a patto che si dia mano sollecitamente ad intensificare un lavoro assiduo e tenace di ricostruzione dell’italianità.

R. Venerosi.

PENSIERI


Tra i vari espedienti che gli uomini hanno trovati per imbrogliarsi reciprocamente, uno dei più ingegnosi è quello d’avere, quasi per ogni argomento, due massime opposte, tenute ugualmente come infallibili.