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pendentemente dal vincolo dalla ctttadinanza, ciò però non è assolutamente possibile in un elemento che si trovi in simili condizioni: ecco perchè noi vediamo la necessità che non si tolga la cittadinanza italiana ai figli dei nostri emigrati, almeno fino a che essi non abbiano subìta l’influenza formatrice della scuola italiana all’estero, delle istituzioni di tutela nazionale che ora si propugnano e si stanno iniziando.

La legge in discussione può avere una portata imprevista, disastrosa; noi crediamo che lo Stato non debba in alcun modo sanzionare una legge che incoraggia una sesta parte dell’intera sua popolazione a perdere la cittadinanza per l’acquisto di un’altra, una legge che mina la sua stessa esistenza.

Il Congresso si chiuse degnamente con un’adunanza cui partecipò Guglielmo Marconi, la più fulgida espressione del genio italiano, in cui si pronunziarono discorsi entusiasti ineggianti all’Italia ed alla solidarietà nazionale di tutti gli italiani sparsi per il mondo.

Certamente esso ha avuto un alto significato ed una notevole importanza. Si è visto che gli interessi della grande famiglia italiana non sono più limitati entro i patrii confini: da quando il suo popolo ha incominciato ad emigrare sono in ogni parte della terra, dove ha gente che porta il suo sangue. Si è visto che va sempre più formandosi la comune coscienza che è per questa rinnovata espansione di razza che l’Italia potrà ancor divenire uno dei primi popoli del mondo.

Le centinaia di italiani ivi convenuti dai più diversi remoti paesi hanno parlato degli interessi materiali e morali delle singole collettività italiane di cui fanno parte, ne hanno esposto i bisogni ed hanno chiesto alla patria aiuti per favorire il loro incremento, che deve tornare a comune vantaggio.

Ma non bisogna nascondersi che, accanto a segni evidenti di attaccamento e di amor patrio, si sono conosciuti e manifestati i segni dei pericoli e delle difficoltà che incontra nei nostri emigrati, per tanti motivi di ambiente, la integra conservazione della nazionalità; ci è scesa come una ferita al cuore la dichiarazione, che sappiamo purtroppo rispondente a verità, fatta da alcuni italiani residenti all’estero, a proposito del discusso problema della cittadinanza, che i loro figli non intendevano di essere italiani. Ciò dimostra che il grande ideale italiano della conservazione nazionale della sua gente, che attraversa ora un momento decisivo, ha potenti elementi di probabile successo, ma solamente a patto che si dia mano sollecitamente ad intensificare un lavoro assiduo e tenace di ricostruzione dell’italianità.

R. Venerosi.

PENSIERI


Tra i vari espedienti che gli uomini hanno trovati per imbrogliarsi reciprocamente, uno dei più ingegnosi è quello d’avere, quasi per ogni argomento, due massime opposte, tenute ugualmente come infallibili.


Religione


Vangelo della domenica prima d’Ottobre


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse questa Parabola: Un uomo aveva un albero di fico piantato nella sua vigna, e andò per cercare dei frutti di questo fico e non ne trovò. Allora disse al vignaiuolo: Ecco che son tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo: troncalo adunque: perchè occupa egli ancora il terreno? Ma quegli rispose e dissegli: Signore, lascialo stare ancora per qualche anno, fintanto che lo abbia scalzato intorno ad esso la terra, e vi abbia messo del letame: e se darà frutto, bene, se no allora lo taglierai. E Gesù stava insegnando nella loro Sinagoga in giorno di sabato. Quand’ecco una donna, la quale da diciotto anni aveva uno spirito che la teneva ammalata, ed era curva e non poteva per niun conto guardar all’insù. E Gesù vedutala, la chiamò a sè e le disse: Donna, tu sei sciolta dalla tua infermità. E le impose le mani, e immediatamente fu raddrizzata e glorificava Iddio. Ma il capo della Sinagoga, sdegnato che Gesù l’avesse curata in giorno di sabato, prese a dire al popolo: Vi sono sei giorni nei quali si convien lavorare: in quelli adunque venite per essere curati, e non nel giorno di sabato. Ma il Signore prese la parola e disse: Ipocriti, chicchessia di voi non iscioglie egli in giorno di sabato il suo bue, o il suo asino dalla mangiatoia, e lo conduce a bere? E questa figlia di Abramo tenuta già legata da Satana per diciott’anni, aon doveva essere sciolta da questo laccio in giorno di sabato? E mentre diceva tali cose, arrossivano tutti i suoi avversari; e tutto il popolo si godeva di tutte le gloriose opere che da lui si facevano.

S. LUCA, Cap. 31.


Pensieri.

Il padrone della vigna da tre anni non coglieva frutti dalla pianta di fico e ordina al vignaiolo che la tagli, perchè, dice, invano essa aduggia il terreno.

Il non dar frutti non proveniva dalla qualità del terreno o dalla stagione, ma da vizio intrinseco della pianta: per ciò il padrone ordina che sia sradicata. Ma il vignaiolo, che forse ama quell’albero, perchè più dei prosperosi ebbe le sue cure, interviene, chiede una proroga e l’ottiene.

Leggendo questa parabola noi ci mettiamo al posto della misera pianta, condannata, per la sua eredità, a essere tagliata, a lasciar il posto ad altro albebero; e nel Signore vediamo Iddio e nel vignaiolo, nel pietoso vignaiolo non si può non ritrovare.... un elemento perturbatore, una potenza che impedisce lo spiegarsi della giustizia per ottenere il trionfo della misericordia.

E chi è questo pietoso vignaiolo?

Non poteva esser Gesù, duemila anni or sono, intercedente con la sua preghiera e co’ suoi dolori per il suo popolo?

Non potrebbero essere ora i suoi Santi?

Che il peccatore viva col giusto è un disordine; ma la vita degli empi insieme con i buoni è un fatto: come spiegarlo? No non possiamo indagare i segreti di-