Il buon cuore - Anno X, n. 14 - 1º aprile 1911/Religione

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Vangelo della quinta domenica di Quaresima



Testo del Vangelo.

In quel tempo, era ammalato un tal Lazzaro del borgo di Betania, patria di Maria e di Marta sorelle (Maria era quella che unse con unguento il Signore, e asciugogli i piedi coi suoi capelli, ed il di cui fratello Lazzaro era malato). Mandarono dunque a dirgli le sorelle: Signore, ecco, che colui che tu ami, è malato. Udito questo, disse Gesù: Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché quindi sia glorificato il Figliuol di Dio. Voleva bene Gesù a Marta e a Maria sua sorella e a Lazzaro. Sentito adunque che ebbe come questi era malato, si fermò allora due dì nello stesso luogo. Dopo di che disse ai discepoli: Andiam di nuovo nella Giudea. Gli dissero i discepoli: Maestro, or ora cercavano i Giudei di lapidarti, e di nuovo torni colà? Rispose Gesù: Non sono elleno dodici le ore del giorno? Quand’uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo: quando poi uno cammina di notte, inciampa, perché non ha lume. Così parlò, e dopo di questo disse loro: Il nostro amico Lazzaro dorme: ma vo’ a [p. 109 modifica]svegliarlo dal sonno. Dissero perciò i suoi discepoli: Signore, se dorme, sarà in salvo. Ma Gesù aveva parlato della di lui morte: ed essi avevano creduto del dormire di uno che ha sonno. Allora però disse loro chiaramente Gesù: Lazzaro è morto. E ho piacere per ragione di voi di non essere stato là, affinchè crediate: ma andiamo a lui. Disse adunque Tomaso, soprannominato Didimo, ai condiscepoli: andiamo anche noi e moriamo con esso lui. Arrivato Gesù, trovollo già da quattro giorni sepolto. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per riguardo al loro fratello; Marta però, subito che ebbe sentito, che veniva Gesù, andogli incontro: Maria stava sedendo in casa. Disse dunque Marta a Gesù: Signore, se eri qui, non moriva mio fratello. Ma anche adesso so, che qualunque cosa chiederai a Dio, Dio te la concederà. Dissele Gesù: tuo fratello risorgerà. Risposegli Marta: So, che risorgerà nella risurrezione in quell’ultimo giorno. Dissele Gesù: Io sono la risurrezione e la vita: chi in me crede, sebben sia morto vivrà. E chiunque vive, e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo? Risposegli: Sì, o Signore, io ho creduto, che tu sei il Cristo, il figliuol di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo. E detto questo, andò, e chiamò di nascosto Maria sua sorella, dicendole: È qui il Maestro, e ti chiama. Ella appena udito questo, alzossi in fretta, e andossi da lui: imperocchè non era per anco Gesù entrato nel borgo: ma era tuttavia in quel luogo, dove era andata Marta ad incontrarlo. I Giudei per ciò, che erano in casa con essa e la consolavano, veduto avendo Maria alzarsi in fretta e uscir fuori la seguitarono dicendo: Ella va al sepolcro per ivi piangere. Maria però, arrivata che fu dove era Gesù, e vedutolo, gittossi a’ suoi piedi, e dissegli: Signore, se eri qui, non moriva mio fratello. Gesù allora, vedendo lei piangendo e piangenti i Giudei che eran venuti con essa, fremè, interiormente e turbò se stesso e disse: dove l’avete messo? Gli risposero: Signore, vieni e vedi. E a Gesù venner le lagrime. Dissero perciò i Giudei: Vedete, come ei lo amava. Ma taluni di essi dissero: E non poteva costui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare ancora che questi non morisse? Ma Gesù di nuovo fremendo interiormente, arrivò al sepolcro, che era una caverna, alla quale era stata sovrapposta una lapide. Disse Gesù: Togliete via la lapide. Dissegli Marta, sorella del defunto: Signore ei puzza di già, perchè è di quattro giorni. Risposele Gesù: Non ti ho detto che se crederai, vedrai la gloria di Dio? Levaron dunque la pietra, e Gesù alzò in alto gli occhi e disse: Padre, rendo a te grazie perchè mi hai esaudito. Io però sapeva, che sempre mi esaudisci; ma l’ho detto per causa del popolo che sta qui intorno; affinchè credano che tu mi hai mandato. E detto questo, con voce sonora gridò: Lazzaro, vieni fuora. E uscì subito fuori il morto, legati con fasce i piedi e le mani, e coperto il volto con un sudario. E Gesù disse loro: Scioglietelo, e lasciatelo andare. Molti perciò di quei Giudei, che erano accorsi da Maria e da Marta e avevano veduto quello che fatto Gesù aveva, credettero in Lui.

S. GIOVANNI, Cap. 11.


Pensieri.

«Signore, ecco, colui che ami è infermo.»

In poche parole abbiam qui un modello di preghiera! Che umiltà, che fiducia, nella semplice frase evangelica!

Leggiamola, meditiamola e poi confrontiamola con le preghiere che siam soliti udire, forse anche, che siam soliti recitare! Che ansia, pur in anime cristiane, di ottenere quel che si desidera, di chiedere minutamente le più piccole e terrene cose, di voler, quasi, strappar Dio a far quel che noi si vuole invece che elevarci a far quel che vuol Lui!

Signore, il tuo caro, che è anche tanto caro mio è infermo! Diciamo così, noi, davanti ai nostri intimi sofferenti ed oppressi, più: parrebbe, a sfogo, a sollievo dell’angoscia nostra che non per invocare Dio, che dovremmo sentire sempre vigile e paterno su noi?

O, invece, non tempestiamo il Signore, con invocazioni di guarigioni, di soccorsi, di miracoli? Come siam lungi dall’esposizione semplice dei nostri bisogni al Padre e dall’attesa fidente dell’intervento suo!

Ma la frase del Vangelo è, soprattutto la preghiera che ognuno di noi, guardando dentro di sè, dovrebbe ogni giorno ripetere. Signore, guarda come è malata quest’anima che tu ami tanto. Signore guariscila tu dalle sue molte, infinite miserie; Signore salvala tu! Oh, come a simile, schietta e pia richiesta risponderebbe la grazia purificatrice di Dio!

«Questa non è infermità da morirne, ma per gloria di Dio.»

Queste parole mi fanno pensare ad una frase abituale a una persona molto provata e molto santa: tutto torna a bene per quelli che amano Dio!

Anche gli ostacoli, in mano sua, diventano mezzi! Come davanti alle parole vissute delle grandi anime cristiane si sente tutta la miseria nostra e la nostra piccolezza! Com’è difficile a noi l’osservare la vita sotto questa visuale di fede, di pietà! Dimenticare le pene nostre e non pensare che ai disegni provvidenziali di Dio! Oh, non basta ammirare i santi; è urgente industriarci di imitarli; è urgente scuoterci dal nostro torpore e deciderci, se vogliam esser cristiani per davvero, a romperla con i mezzi termini, le mezze misure, a romperla con i sentimenti e le consuetudini del mondo, per non vivere che secondo lo spirito.

«Maestro, or ora cercavano i Giudei di lapidarti e ci vai un’altra volta.»

È una frase affettuosa, ma piena di prudenza umana; gli uomini divini di umane prudenze non sanno. Essi non badano al loro benessere, ma solo al bene, all’incremento della verità, al vantaggio delle anime, alla gloria di Dio!

Nella loro piccola saggezza e con le precauzioni escogitate da un ben piccolo cuore, gli uomini mediocri sanno non esporsi ai colpi dell’invidia e della maldicenza e, dal loro sicuro rifugio, biasimano, quasi, gli eroi che sono usciti a viso aperto contro ogni sorta di [p. 110 modifica]errori e di mali. Quante volte, da questi prudenti secondo la carne, abbiam forse, anche noi, udito parole che ci hanno dolorosamente colpiti, che han rasentato lo scandalo, che ci han fatto riflettere a che si ridurrebbe la verità se avesse solo per difensori uomini dalla comprensione così limitata, dall’animo così soavemente tranquillo. Pietro, Paolo e tutta la corona gloriosa dei primi apostoli che direbbero di certi cristiani?!

Sia benedetto Iddio, che, pur nei tempi di bassura più triste, non lascia però mancar qualche esempio di cristiana grandezza a stimolo e a eccitamento de’ suoi fedeli!

«Andiamo anche noi e moriamo con lui.»

Alla frase della prudenza umana, segue però lo scatto generoso e nobile: dopo aver tentato di trattenere il Maestro gli apostoli non osan più abbandonarlo. In essi c’è dunque l’amore vero, profondo, sebbene non interamente scevro da limitazioni.

Oh, se noi amiamo persone che, per la loro vocazione, per il loro uffizio, possono trovarsi in contingenza in cui il compimento del dovere richiede dell’eroismo e della forza straordinaria, non intralciam loro la via con la nostra timidezza, anche se giustificata dall’affezione: e quando i nostri cari, i nostri amici vanno incontro con animo forte e sereno ai pericoli, ai dolori, alla morte, se non sempre ci è dato seguirli materialmente, seguiamoli con lo spirito vigile e riverente. Non diciam loro mai: Non andate alla morte; ma: Noi veniamo a morire con voi.