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110 IL BUON CUORE


errori e di mali. Quante volte, da questi prudenti secondo la carne, abbiam forse, anche noi, udito parole che ci hanno dolorosamente colpiti, che han rasentato lo scandalo, che ci han fatto riflettere a che si ridurrebbe la verità se avesse solo per difensori uomini dalla comprensione così limitata, dall’animo così soavemente tranquillo. Pietro, Paolo e tutta la corona gloriosa dei primi apostoli che direbbero di certi cristiani?!

Sia benedetto Iddio, che, pur nei tempi di bassura più triste, non lascia però mancar qualche esempio di cristiana grandezza a stimolo e a eccitamento de’ suoi fedeli!

«Andiamo anche noi e moriamo con lui.»

Alla frase della prudenza umana, segue però lo scatto generoso e nobile: dopo aver tentato di trattenere il Maestro gli apostoli non osan più abbandonarlo. In essi c’è dunque l’amore vero, profondo, sebbene non interamente scevro da limitazioni.

Oh, se noi amiamo persone che, per la loro vocazione, per il loro uffizio, possono trovarsi in contingenza in cui il compimento del dovere richiede dell’eroismo e della forza straordinaria, non intralciam loro la via con la nostra timidezza, anche se giustificata dall’affezione: e quando i nostri cari, i nostri amici vanno incontro con animo forte e sereno ai pericoli, ai dolori, alla morte, se non sempre ci è dato seguirli materialmente, seguiamoli con lo spirito vigile e riverente. Non diciam loro mai: Non andate alla morte; ma: Noi veniamo a morire con voi.

Beneficenza


L’assicurazione contro gl’infortuni agricoli


Il Senato ha esaminato nelle sue tornate un progetto di legge contro gli infortuni agricoli, cui il Senatore Conti, che due anni fa già ne propose le linee principali, accompagnò nuovamente con una lucida relazione. E invero ci pare che il problema richieda una doverosa e sollecita soluzione.

L’estensione, all’agricoltura, della teoria del rischio professionale e d’una legislazione analoga a quella industriale, è una questione all’ordine del giorno da parecchi anni. Un voto in favore dell’assicurazione agricola obbligatoria fu emesso dal Congresso della Resistenza (settembre 1908) a Bologna; dai cattolici agricoli del Monferrato (Congresso d’Alessandria - agosto 1908), e dalla «Settimana» di Brescia (settembre 1908). Voti invero emessi alla sfuggita, e senza convinzione.

In Francia, il problema è, come in Italia, allo stato di discussione. L’Associazione francese per la protezione dei lavoratori esaminò una relazione di H. Capitant, assai interessante, e la questione fu pure discussa in seno alla Commissione governativa.

È certo che al giorno d’oggi l’operaio agricolo non può invocare la teoria del rischio professionale nell’agricoltura; può solo invocar la responsabilità padronale se l’infortunio è avvenuto per colpa del padrone, non però se esso è fortuito, secondo il detto del Codice.

Ma l’applicazione del principio del rischio professionali ai soli infortuni accaduti negli stabilimenti industriali o causati da macchine, non deve considerarsi dal legislatore che come un prima passo nella via dell’estensione sua a tutti i rischi di infortuni professionali.

Non sono gli infortuni, causati dalle macchine agricole, i più numerosi dell’agricoltura: il numero degli infortuni causati dagli animali è assai più considerevole. Difatti in Germania, dove funziona l’assicurazione contro gli infortuni agricoli, risulta dalle statistiche di E. Füster, che gli infortuni provocati dall’allevamento o dall’impiego degli animali rappresentano il 56,48 per cento degli infortuni indennizzati.

L’on. Mirman propose (1900) di creare un’assicurazione obbligatoria de’ rischi d’infortuni agricoli, che obbligasse i capi delle imprese rurali non solo ad assicurare il loro personale, ma anche sè stessi. Questo doppio obbligo di assicurazione sarebbe giustificato dal fatto che, nell’industria, il caso generale è che il padrone faccia lavorare per conto suo un certo numero di salariati, dirigendo da sè il lavoro, ma senza prendere parte alla vita, agli sforzi, ai rischi dei suoi operai, mentre nell’agricoltura, la situazione normale è invece quella del piccolo proprietario agricolo che coltiva la sua terra e soltanto essa, o da solo, o coll’aiuto dei suoi di casa, e alle volte d’un servo di campagna. Questo piccolo industriale agricolo ha bisogno d’essere protetto, come il salariato rurale, contro i rischi degli infortuni; ed ecco il perchè della proposta Mirman.

L’assicurazione obbligatoria è forse la soluzione migliore per l’agricoltura: che occorra proteggere i piccoli agricoltori contro i rischi degl’infortuni, è quanto risulta dalle statistiche che ci rivelano come il numero di essi sia superiore a quello dei salariati dell’agricoltura, e che sopratutto la maggioranza dei primi è composta di piccoli proprietari lavoranti da soli o coll’aiuto della famiglia, e che solo per eccezione fanno appello all’aiuto della mano d’opera salariata.

Il progetto francese Capitant non si accontenta invece di porre il solo principio dell’assicurazione obbligatoria, ma vorrebbe che, nel caso che si adottasse tale soluzione, si creasse un regime d’assicurazione altrettanto economico che pratico, fondato, quindi, su un raggruppamento mutualista dei capi d’intraprese, come vige in Germania.

C’è chi si propose di estender semplicemente la legge sugli infortuni industriali, a quelli agricoli. Ora qui il problema si complica. Basterà, semplicemente e puramente, attuare codesta estensione, o bisognerà stabilire un regime speciale per codesta categoria d’infortuni? Si potrebbe, fu detto, estendere la legge sugli infortuni industriali all’agricoltura, regolamentando però con una legge speciale per gl’infortuni agricoli gli effetti della responsabilità prevista da quella legge. Le modalità dei risarcimenti devono essere misurate alle condizioni spe-