Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XXXI
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo XXXI.
Della pernice.
Pernice è uno uccello che per bontà di sua carne sempre è cacciata1 per gli uccellatori. Ma molto sono peccatrici per lo calore della lussuria2. Elle si combattono per le femine in tal maniera ch’elle perdono3 la conoscenza della sua natura, ed usano li maschi insieme sì come con le femine. E sì dicono molte genti, che quando le femine sono di calda natura4 elle concepono di vento, che viene da lato del maschio.
E sì dicono molti di loro malizie, ch’elle furano l’uova l’una all’altra, e quando sono nate, udendo la boce della diritta madre, sì si portano da quella che l’ha covate, e vannosene con lei.
E sappiate, che la pernice fa suo nido di spine e di piccoli stecchi5, e le loro uova cuoprono di polvere6, e spesse volte vanno al nido privatamente. E spesse volte la madre tramuta li suoi figliuoli d’uno luogo in un altro per paura del suo maschio7. E quando alcuna persona8 s’approssima al nido loro, ella si mostra di presso e fa sembianza che non possa volare, infino a tanto che l’è allungata dal nido9.
- ↑ Il t: sovent est quis en proie, et en venoison.
- ↑ Il t: mais molt est tricheresse et luxurieuse-
- ↑ Il t: à la foiz en oblient la conoissance.
- ↑ Il t: a chaude volontè.
- ↑ Il t: de petites foilles.
- ↑ Il t ha di più: et vont et vienent à lor niz priveement. Empiuta la lacuna col ms. Vis.
- ↑ Il t: por engignier son masle.
- ↑ Corretto alcuna, in alcuna persona, col ms. Vis. e col t: quant om vient près de son nif etc.
- ↑ Il t: porce que ele puisse l’ome esloignier de son repaire miels, et plus coiement.