Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XLVI

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XLVI. Del camello
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Capitolo XLVI.

Del camello.

Camelli si sono di due maniere ’. L’ima maniera sono più piccoli ^ che gli altri, li quali si chiamano dromedari ^ E sono molto grandi, e portano sì grande peso che n’avrebbero assai due ^ cavalli di portarlo. E cjuando l’uomo li vuole incaricare, elli si coricano in te.rra, e stanno cheti e soavi, infino a tanto "’ che sono caricati; e con la soma si levano senza alcun aiuto. Ed è di piccolo pasto, secondo la sua grandezza, e secondo la sua potenza. E vivono di pasture sì come e’ buoi; e più, che mangiano spini e cardi e quello che alcuna bestia non osa toccare. E simigliantemente mangiano noccioli di datteri, e stanno senza bere più di dieci dì ". E quando trovano alcuna

Ecco un sayg’io delle varianti del M. Vis.

1) Dopo queste parole: camelli si sono di due maniere, il t è affatto diverso dal Volgarizzamento.

2) Il nis. Vis.: più ciuffoli verso gli altri.

3) Il ms. Vis. agg-iungc!: e sono ììicUo grandi andatori.

4) Il ms. Vis.: n’ areno che fare a por tallo.

5) A tanto, manca al nis. Vi.s.

6) Il nis. Vis.: (jiorni, e co.-i appresso. [p. 221 modifica]

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acqua beono ’ molto, tanto quanlo ogli avrebbe bevuto

in quelli dì che ò sbto senza bere. Anche bee più per la sete che dee venire* e che aspetta. E quando eirli ha molto bevuto, se l’uomo gli fende la pelle delle coste ^ e pone la bocca, e tiri a so come una mammella, sì ne esce acqua chiara e fresca, come d’ una fontana \ E più ama acqua torbida che chiara; e se la truovauo chiara, la intorbidano con i piedi s’elli possono ^ E sono molto umili bestie e soavi, salvo che nel tempo da congiungersi con le loro femine, che allora mordono " fieramente. E li lor piedi sono quasi callo, ed hanno poca unghia, ed è sfessa, e non si guastano " per cammino ch’elli facciano. Ma in loro cammino non vogliono trovare pietre né fango. E molto temono neve e grande freddo \ E ’l grande scrigno ^ ch’elli hanno sul dosso gli

1) Alcuna, manca ni iiì.s Vis.

2) Che dee venire e, manca al ins. Vis.

3) 11 ms. Vis.: la coscio.

4) Il ms. Vi.s.: fonte.

5) Il ms. Vis.: s’effU puote, vagando senqjre dal numero singolare al plurale, come le.stampe.

6) Il m.s. Vis.: ch’elli sono sopra a lodare le femine, sono molto alpestri, che mordono ecc.

7) Il ms: Vis. aggiung-e: né iìiaga// nano per cammino etc.

8) Il ms. Vis.: freddura, come anche altrove.

9) 11 m.s. Vis.: (/rande g Mo. [p. 222 modifica]
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Arabi che li tengono, fendono la pelle por mezzo

la schiena, e scorticanlo infino al terzo delle coste, e cavano quello scrigno, ch’è tutto ’ grasso, e quello insaliuio, e serbanlo molto, e condiscono loro vivande.

Secondo li savi antichi questi camelli erano fiero bestie, e divoravano ogni cosa ^. anzi che ’l popolo d’Israel uscisse del reame di Faraone. E quando Moises ne li cavò, e menolli in terra di promessione, cioè in Jérusalem, si domandò a Dio, che desse loro bestie che portassero loro fanciulli ^, e loro masserizie. E che portassero assai, e mangiassero poco. E Dio dette loro "* queste fiere bestie ^ come avete inteso. E vivono lungamente.

1) E cavano quello scrigno ch’è manca al ms. Vj.s.

2) Il nis. Vis.: tulle cose.

3) Il nis. Vis.: infanti.

4) Il ms. Vis.: mandi).

5) Il ms. Vis. ha di più: e diede loro questa natura. [p. 223 modifica]

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Capitolo XL\’l1.

Del Castore.

Castoro ò una bestia che conversa nel mare del Ponto ’, chiamato can pontico, perch’ egli ò quasi simiglianto di cane. E’ suoi coglioni sono molto caldi, ed utili in medicina. E però li prendono i cacciatori ". Ma natura che insegna tutte proprietadi agli animali, gl’insegna la cagione perchè l’uomo li caccia; e quando vede ^ che non possa fuggire, egli stesso se li schianta co’ denti, li coglioni, e gittali dinanzi a’ cacciatori, e così campano * loro corpf ^ E d’allora innanzi se r uomo lo caccia, egli apre le coscio, e mostra apertamente com’egli non ha coglioni ^

1) Corretto, corno nel cap. \’ di questo Hbro, di ponente, in del Ponto col ras. Vis. e col t: converse vers le mer de Ponto.

2) Il t: por ce l’ensuùnt li paisant, et chacent por avoir ses coillons.

3) Il t: où il aperçoit.

4) Il t aggiunge: et ainsi raembre son cors, lìor cela partie qtii meillor est.

5) Il ms. Vi.s.: guarentisce.

6) Il t: que il est escoilliez. [p. 224 modifica]
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Capitolo XLVIIl.

Del cavriuolo

Cavriuoli sono una maniera di bestie di nobile conoscenza, che da lunga conoscono le genti per sottigliezza di veduta ^, se sono cacciatori o no; e così conoscono le buone erbe e le rie, solamente per lo vedere ^.

E sappiate, che se l’uomo il fedisse in ninna maniera, incontanente va ^ ad una erba che ha nome dittamo, e toccane le sue piaghe, od incontanente e guarito e sano.\

1) 11 t: dou chcvreul et des biches. Cos’i poi nel principio del capitolo: chevreuil et biches.

2) Per sottigliezza di veduta, manca al t. Il ms. Vis.: jier l’I veduta degli occhi.

’A) 11 t aggiunge: et tozjors vaut paissant de haut en haiit.

4) Il t: s’cn vont corrant.

."’ 1! t: et sont fjari. [p. 225 modifica]

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Capitolo XLIX.

Del cervio.

Cervio ò una bestia salvatica, di cui li savi ’ dicono, che non ha mai febbre in vita sua. Per ciò sono alcune genti, che mangiano la sua carne ognidì innanzi mangiare ", e sono sicuri di non avere febbre in loro vita, e certo vale assai prendendone un poco senza più ’. E nel core ha uno osso molto medicinale, secondo ch’e’ medici dicono.

Lo cervio medesimo e’ insegna il dittamo, ch’ellino ne mangiano quando l’uomo gli ha fediti, che la virtù di quelle erbe leva loro da dosso, e guarisceli delle loro fedito \ E tutto che ’l cervio

J) 11 t: li ancien.

2) Ut: avant disner. Questo disner (desinare) in origline voleva dire sdigiunare, cioè ronìpere il digiuno, ossia prendere il primo alimento in quel g-iorno. La voce francese è più vicina all’etimologia.

3) Ut: et certes, il vaut assez se il Just feniz à 1 seul cop, colla variante di sei codici del Chabaille: tuès... sans plus.

4) Le stampe comicamente: lo rervio medesimo c’insegna la dieta, ch’ellino non mangiano quando l’uomo gli ha fediti, che la virtù di quelle erbe leva loro da dosso, e guaio