Il Tesoro (Latini)/Libro III/Capitolo VI
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo VI.
Come l’uomo dee fare magione in ogni luogo.
Per ciò che le genti fanno spesso1 magioni sopra la buona terra, vorrà il maestro insegnare come l’uomo lo dee fare. L’ uomo dee innanzi guardare che ’l suo edificio non trapassi la dignitade, nè oltra alla ricchezza sua; il che è grande pericolo, secondo che ’l conto diviserà qua innanzi, nel libro delle2 virtudi, nel capitolo delle ricchezze. E perciò non dirà egli niente di quella materia.
Anzi dice lo maestro, dèi in primamente la natura dell’acqua3 guardare, ch’e’ dee4 usare, per conoscere sua natura. Chè l’uomo dee ischifare, mala acqua e paduli, e stagni, medesimamente se sono contro a occidente, o contro mezzodì, e se egli hanno in costume di seccarsi la state, però che hanno pestilenze e5 generano malvagi animali. E la fronte della tua magione dee essere contra a mezzodì, in tal maniera che ’l primo cantone sia volto contro lo sole levante, e6 l’altra parte contra a ponente. E sì dee la magione un po’ declinare7 verso lo sole di verno, perchè quella magione che così è composta, avrà tuttavia lo calore del sole di verno, e d’istate nol sentirà.
E tutte le travi e gli arcali8 del tuo edificio sia tagliato di novembre, o almeno infine a Natale, in tal maniera che n’esca tutto l’umidore che è nelle vene del legno. E sappiate che tutto il legname che l’uomo taglia di verso mezzodì, sono migliori. Vero è che verso settentrione è più alto, ma egli diviene vizioso più leggermente. E la calcina sia di pietre bianche e dure, o rosse o tiburtine, o spugnente9 o almeno canute, o alla fine nere, che sono peggiori. E guarda non la stemperare con la rena di mare che la farebbe troppo seccare10, ma dee essere prima bagnata d’acqua dolce, che ne cavi l’amaritudine del mare. E guarda che ’l tuo edificio non sia fatto tutto insieme, chè ciò sarebbe opera11 perduta.
Lo tuo celliere dee essere contro a settentrione, freddo e scuro, e lungi da bagno e da stalla, e da forno, e da cisterna e da acqua12, e da tutte cose che hanno fiero odore.
Lo granaio del signore13 dee essere in quella parte medesima, acciò che sia lungi da fieno14 e da tutti umidori.
Lo luogo dell’olio sia contro a mezzodì, e sia ben coverto per lo freddo.
La stalla de’ cavalli e de’ buoi debba guardare verso mezzodì, ed abbia alcuna finestra per alluminare verso settentrione, in tal maniera che tu la possi di verno chiudere per la freddura, e di state aperire per rinfrescare. E sì dee essere la stalla pendente per discorrere tutti gli umori; chè non nuocciano15 a’ piedi delle bestie.
- ↑ Il t sovent et volentiers.
- ↑ Il t ed il ms. Vis. des IIII vertuz.
- ↑ Corretto la natura del luogo, in la natura dell'acqua, col ms. Vis. e col t la nature de l’aigue.
- ↑ Corretto e dello usare, in ch’e’ dee usare, col ms. Vis. e col t que il doit user. Anche in questo luogo il Volgarizzatore parla in seconda persona al lettore. Brunetto parla in terza persona al sires, o signore del campo. Mutato dei in dee col t.
- ↑ Corretto che, in e, col t et. I malvagi animali non sono genereti dalle pestilenze, sì dagli stagni e paludi.
- ↑ Il t, d’autre part.
- ↑ Corretto mitigare in un po’ declinare, col t un po decliner.
- ↑ Il t touz li marrienz.
- ↑ Il t d’Espaignes, colla variante di un codice d’espogner, e di un altro despoignant: mutato pungente in spugennte, col Sorio che cita Palladio: aut spongia.
- ↑ Ma dee essere ecc. nel t è in fine del capoverso: ma qui stà meglio, continuando l’avvertimento medesimo.
- ↑ Il t seroit paine perdue.
- ↑ Il t et de cisternes viez, colla variante di due codici del Chabaille: cysterne, et d’aigue.
- ↑ Del signore, manca al t.
- ↑ Corretto sugo in fieno col ms. Vis. e col t loing de fiens.
- ↑ Corretto che nascono in che non nuociano; col t que eles ne nuisent. Il ms. Vis. non guastino. Quali umori nascono a’ piedi delle bestie? E pure tutte le stampe recitano così.