Il Tesoro (Latini)/Libro II/Capitolo XXXI
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo XXXI.
Come tutte le cose furo fatte1, e del mischiamento delle complessioni.
Egli fu vero che ’l nostro Signore al cominciamento fece una grossa materia, e fu senza forma, e senza figura; ma ella era di tal maniera, ch’egli ne poteva formare e fare ciò ch’egli voleva, e senza fallo di quella fece egli tutte le cose. E però che quella materia fu fatta di niente, sì avanzò ella tutte le cose, non dico di tempo, nè di eternitade, anzi di nascimento, così come il suono avanza il canto, chè ’l nostro Signore fece tutte cose insieme2. Ragione come: Quando egli creò quella grossa materia, onde sono stratte tutte le altre cose, fece egli tutte cose insieme. Ma secondo la distinzione3 e la divisione di ciascuna cosa, le fece tutte in sei dì, sì come il conto dice qua a dietro. E ivi medesimo dice, che quella materia è chiamata hyle. E però4 che li quattro elementi, che l’uomo puote vedere, son tratti5 di quella cotale materia; però sono elli appellati elementi per lo nome di quella materia, cioè per hyle.
E così si mischiano questi elementi nelle creature; che li due6 elementi sono leggieri7, cioè il fuoco e l’aere, ma gli altri due sono gravi ciò sono8 la terra e l’acqua, e ciascuno di loro ha due istremitade ed un mezzo. Ragione come: Lo fuoco che è disopra si ha una istremitade che tuttavia va insuso, e quella è la più delicata e la più leggiera. L’altra istremitade è disotto, che è meno leggiera e meno delicata che l’altra. Il mezzo si è intra due, ch’è mischiata dell’una e dell’altra. Così è anche degli altri tre elementi nelle quattro complessioni. Queste cose si miscolano nelli corpi degli uomini9, e in altre creature. Che in ciò che ’l grave si congiunge col lieve, il caldo col freddo, il secco coll’umido, in alcune creature si conviene che la forza dell’uno soprastia a tutti gli altri. Non dico delle stelle, che elle sono di tutto, e in tutto10 di natura di fuoco. Ma all’altre creature, ove gli elementi e le altre complessioni sono intramischiate, avviene tal ora che le stremitadi di sopra11 soprastanno le altre in alcuna creatura. E allora conviene egli che quella creatura sia più leggiera e più isnella, e perciò volano per aere gli uccelli12. Ma egli ha differenza intra loro, che così come gli uccelli sormontano tutte le altre creature di leggierezza13 per le estremitadi degli elementi disopra che abbondan in loro, così l’uno uccello sormonta l’altro, perciò che la estremitade leggiere e isnella abbonda più in lui. Per ciò vola più alto l’uno uccello che l’altro, sì come è l’aquila, che vola più in alto che nullo altro uccello14. E quello uccello ove abbonda lo mezzano, non vola sì in alto, sì come è la grue. E quelli in cui abbonda l’estremità di sotto, sono più gravi e più pesanti, sì come è l’oca15.
E così dovete voi intendere in tutti altri animali e pesci e arbori e piante, secondo il divisamento degli uccelli.
Note
- ↑ Aggiunto e, col t e col buon senso.
- ↑ Bono traduce erroneamente come è ragione, il t raison comment. Su questa forma discorreremo a lungo nella illustrazione in fine del libro.
- ↑ Aggiunto distinzione, col t selonc la distinction, et le devisement.
- ↑ Aggiunsi E al però in principio del periodo, e lo levai al però nel mezzo di esso, per uniformare la versione col t e renderla più chiara.
- ↑ Mutato, come altrove, fatti delle stampe in tratti, col t extrail.
- ↑ Corretto col t ch’elli, in che li.
- ↑ Il t legier et isuel, e poi grief et pesant.
- ↑ Corretto si come in ciò sono col t c’est.
- ↑ degli uomini, manca al t il quale dice es cors et es autres creatures. Un codice del Chabaille legge cors humaines.
- ↑ e in tutto, manca al t: aggiunto da Bono per accrescere forza alla dimostrazione!
- ↑ Corretto sotto in sopra: col t dessus (di sotto è dessouz), e col buon senso. Correzione del Sorio. Il codice capitolare veronese legge: de sovre.
- ↑ Il t et por ce vont eles par l’air: ce sont oisiau.
- ↑ Il t aggiunge: et de jsueletè, unito sempre a legieretè, che Bono ora traduce, ora dimentica.
- ↑ Che vola più in alto che nullo altro uccello, è inutile ripetizione del volgarizzatore, che questa volta tradusse aigle, aquila, e non angelo, come sopra al cap. VII.
- ↑ Il t l’oe, et l’anne.