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V VII
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Omai a ciò ritorno
che Dio fece lo giorno
e la luce gioconda,
     430e cielo e terra ed onda
e l’aire creao,
e li angeli fermao
ciascun partitamente,
e tutto di neente.

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     435Poi la seconda dia
per la sua gran balia
stabilio ’l fermamento
e ’l suo ordinamento.
E ’l terzo, ciò mi pare,
     440specificò lo mare,
e la terra divise,
e ’n ella fece e mise
ogne cosa barbata
che ’n terra è radicata.
     445Al quarto dí presente
fece compiutamente
tutte le luminare,
stelle diverse e vare.
Nella quinta giornata
     450si fu da lui creata
ciascuna creatura
che nota in aqua pura.
Lo sesto dí fu tale,
che fece ogn’animale,
     455e fece Adamo ed Èva,
che poi ruppe la triegua1
del suo comandamento.
Per quel trapassamento
mantenente fu miso
     460fora di Paradiso,
dov’era ogne diletto
sanza neuno espetto
di fredo e di calore,
d’ira né di dolore.
     465E per quello peccato
lo loco fue vietato
mai sempre a tutta gente:
cosí fu l’om perdente.
D’esto peccato tale
     470divenne l’om mortale

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e ha lo male, e ’l danno,
e lo gravoso afanno
qui e nell’altro mondo.
Di questo greve pondo
     475son gli uomini gravati
e venuti in peccati,
perché ’l serpente antico,
che è nostro nemico,
sodusse a rea manera
     480quella prima mogliera.
Ma per lo mio sermone
intendi la ragione,
perché fu ella fatta
e dela costa tratta:
     485prima, che l’omo atasse,
poi, che multiplicasse,
e ciascun si guardasse,
con altra non fallasse.
Omai ’l cominciamento
     490e ’l primo nascimento
di tutte creature
t’ho detto, se ne cure.
Ma sacce che ’n due guise
lo fattor le divise;
     495ché l’une veramente
son fatte di neente:
ciò son l’anim’ e ’l mondo,
e li angeli secondo;
ma tutte l’altre cose,
     500quantunque dicere ose,
son d’alcuna matera
fatte per lor manera».

Note

  1. [p. 379 modifica]v. 456. A «triegua» avrei potuto sostituire «trieva», di cui si hanno molti esempi nell’antico italiano.