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nota 373


IV

Passo a dar breve notizia delle piú importanti novitá di lezione, tralasciando quel che concerne la punteggiatura, le varianti grafiche e parecchie ovvie correzioni di evidenti errori, spesso giá introdotte nelle precedenti stampe.

a) Tesoretto.

v. 41. Il Wiese: «non valse me’ di voe». Con la nostra lezione, basata su diversi mss. (tra cui il frammento edito dal Bertoni) si migliora, col senso, la rima.

v. 456. A «triegua» avrei potuto sostituire «trieva», di cui si hanno molti esempi nell’antico italiano.

v. 535. Seguendo il Wiese, leggo «S’ha via» (cioè: Se c’è modo, se è possibile). Ma forse era da stampare: «disse ’ssavia» (=disse subito).

v. 576. Ho accolto, da alcuni buoni mss., «far mal t.», che migliora il senso e la misura del verso.

v. 897. Pochi mss. hanno «chi metta»; ma certo è lezione da preferire a quella del W. (che mette). Superfluo chiarire che «s’avegna ch’i’» vuol dire: si convenga ch’io.

v. 1172. Ho soppresso l’articolo prima di «presente»; questo vocabolo qui non significa «dono», come certo dové intendere il Wiese, ma «subito» (cfr. i vv. 1080 e 2902).

v. 2032. Ho corretto breve in greve’’.

v. 2156. Ho premesso n a «far».

v. 2336. Non «adoverar», ma «adovera» credo si debba stampare; tutto il periodo ne trae miglior significato.

v. 2593. A «gramattesia» del W. (di cui non conosco esempi) ho sostituito «gran mattesia».

v. 2602. Parmi necessario premettere «in» a «te stesso».

b) Favolello.

v. 5. Integrando il v. con «se», il senso è chiaro: «ché, se la tua difesa manca di ragione».

v. 35. Metto in parentesi il verso e intendo: talvolta, pare quasi un leone (oppure: vuol far le parti come il leone della favola).