Il Quadriregio/Libro primo/XVIII

XVIII. Dove si tratta del reggimento della casa de’ Trinci e della cittá di Foligno

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Federico Frezzi - Il Quadriregio (XIV secolo/XV secolo)
XVIII. Dove si tratta del reggimento della casa de’ Trinci e della cittá di Foligno
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CAPITOLO XVIII

Dove si tratta del reggimento della casa de' Trinci
e della cittá di Foligno.

     — O vano e rio e traditor Cupido,
nelle promesse iniquo ed infedele,
morto sia io, se piú di te mi fido!
     Che tu non se’ piatoso, ma crudele,
5e come falso il tosco amaro ascondi
nella dolcezza d’un poco di mèle.
     Perché, o falso e rio, non ti confondi
aver tradito me, che li miei passi
seguíto han dietro a’ tuoi sempre secondi?
     10e tra li scogli e tra li duri sassi
condotto m’hai, con tue promesse ladre,
tra lochi montuosi e lochi bassi?
     Non è venusta dea tua falsa madre;
anche è pellice obbrobriosa e sozza,
15nemica a tutte l’opere liggiadre.
     Io prego che la lingua gli sia mozza
a chi ti chiama e chiamerá mai dio;
ché chiunque il dice, mente per la strozza.—
     Quando queste invettive dicea io,
20una dea venne innante a mia presenza,
saggia ed onesta, coll’aspetto pio.
     «Io son nel ciel la quarta intelligenza—
avea nel manto e nella fronte scritto:—
Minerva manda me, dea di scienza».
     25E bench’io avessi el cuor cotanto afflitto,
quand’io la vidi presso me venire,
m’inginocchiai, ché prima stava io ritto.

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     Benignamente a me cominciò a dire:
— Dimmi, per qual cagion tu ti lamenti?
30Chi t’ha condotto in sí fatto martíre?—
     Ed io a lei:— Li falsi tradimenti
del rio Cupido lamentar mi fanno:
egli m’ha indutto in cotanti tormenti.
     E se saper tu vuoi il mio affanno,
35ed egli ed una ninfa m’han tradito,
usando meco falsitá ed inganno.
     S’io fossi con Minerva insú salito
nel regno suo, ella mi promettea
il ben, il qual contenta ogni appetito.
     40Ed io lassai l’andar con quella dea
per l’amor di Cupido, e tornai vòlto
nella ruina d’esta selva rea.—
     Rispose quella con benigno volto:
— Minerva a te mi manda ed anco Ilbina,
45ch’io ti tragga del cammino stolto.
     Degno è chi dietro al folle Amor cammina
e chi nel suo voler fonda sua voglia,
che cada in precipizio ed in ruina.
     Tu stesso se’ cagion della tua doglia,
50da che sapei che donna ha per usanza
ch’ella si volta e move come foglia.
     Ahi, quanto è stolto chi pone speranza
in cosa vana! ché, quando si fida,
quand’ella manca, ancor egli ha mancanza.
     55Non sai che ’l folle Amor sempre si guida
dietro a Concupiscenzia, e di lei è figlio
quei che coll’arco l’amador disfida?
     E questo, se non ha el mio consiglio,
convien che erri e come cieco vada
60smarrito per le selve in gran periglio.
     Ma, se tu vuoi tornar in tua contrada,
séguita me, ed io sarò tua scorta;
e riporrotti nella dritta strada.—

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     Da quella selva tanto errante e storta
65mi pose nella via, la qual conduce
dov’è della virtú la prima porta.
     Ivi parlommi e disse la mia luce:
— Per questa via ritroverai Topino,
che ad onta il trapassò il grande duce.
     70E dietro al tuo signor movi il cammino
(per U e go, e per quel nominollo,
ch’a Pier fu nel papato piú vicino).
     A lui e a’ suoi passati il grande Apollo
diede per segno due mezzi destrieri
75con redini vermiglie intorno al collo,
     in campo bianco, a teste vòlte, e neri;
ed a’ suoi descendenti il fiero Marte
per gran virtú promesso ha fargli interi.
     Come si trova nell’antiche carte,
80di Tros di Troia un suo nepote scese,
detto anche Tros e venne in quella parte
     ad abitare in quel nobil paese,
ove il Topino e la Timia corre:
tanto l’amor di quel bel loco il prese.
     85E Troia dal suo nome fece porre,
chiamato or Trieve, ché antico idioma
si rinovella e mutando trascorre,
     tanto che Persia Perugia si noma,
e Spello in prima fu chiamato Specchio:
90cosí un vocabol su nell’altro toma.
     E questo Tros poi in quel tempo vecchio,
Flamminea pose al nome della stella,
che a battaglie influir non ha parecchio.
     Flamminea chiamò la cittá bella,
95ché «flammeo» è chiamato Marte fèro:
cosí l’astrologia ancor l’appella;
     ché Marte avea promesso far intero
il segno de’ cavalli in campo bianco:
però cosí nomarla ebbe pensiero.

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     La cittá il nome e ’l loco mutò anco;
e fo Flamminea Foligno nomata,
perché l’antichitá sempre vien manco.
     Ed in quel loco anch’è la strada lata,
la via Flamminea ed or detta Fiammegna:
105cosí da’ patriotti ora è chiamata.
     Da questo Tros vien la progenie degna
de’ troian Trinci, ed indi è casa Trincia,
che anco ivi dimora ed ivi regna.
     E costui anco tutta la provincia
110Asia cosí chiamò dall’Asia grande,
com’uom che nuovo regno a far comincia.
     E, se certezza di questo domande,
quivi è ’l monte Soprasia cosí detto,
che sopra a quella patria piú si spande.
     115Da questo scese il prence, a cui subbietto
amor t’ha fatto e l’influenzia mia,
quando prima spirò nel tuo intelletto.
     Come andò Paulo alla man d’Anania,
al magnanimo torna, che detto aggio,
120ove mai porte serra cortesia.—
     Andai al mio signor cortese e saggio;
e come alcun domanda ond’altri vène,
cosí mi domandò del mio viaggio.
     Risposi a lui:— Seguíto ho vana spene
125del rio Cupido, ed egli mi condosse
tra selve e boschi con acerbe pene.
     Ivi saría smarrito, se non fosse
che una donna venne a me davanti,
ed ella a te tornar anco mi mosse.—
     130E poscia che gl’inganni tutti quanti
gli dissi di Cupido, e come foi
con lui tra’ boschi per diversi canti,
     di dea Minerva gli ragionai poi
e come m’invitò e fui richiesto
135ch’andassi seco alli reami suoi,

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     e che Cupido, quando vide questo,
egli e la madre sua mi fecer segno,
tal ch’io tornai al bosco sí molesto.
     Rispose a questo quel signor benegno:
140— Come l’animo tuo tanto sofferse
non seguitar Minerva all’alto regno,
     da che ella t’invitò e ti proferse
il carro suo eccellente e di splendore,
e d’essere tua guida anco s’offerse?
     145Non sai che ogni senno e buon valore
vien dal suo regno e che da lei procede
ciò che per probitá s’acquista onore?
     Prego, se mai a me avesti fede,
che questo regno tu vadi cercando;
150ché poi io vi verrò, s’ella il concede.—
     Che risponder dovea a tal domando
se non:— Farò, signor, ciò che m’hai imposto,
ché ogni priego tuo a me è comando?—
     E, perch’egli ad andarvi era disposto,
155questo, a cercar di quel regno felice,
mi diede piú fervor ad andar tosto,
     nel tempo che ’l seguente libro dice.