MAl soffrendo il Pavon che a se negato,
Concesso fosse a l’Usignuolo il canto,
Con Giunon si lagnò, che dove ammira
Di quel la voce ognun; ei fuori appena 5La manda, che dispregio, e beffe incontra.
La Dea il consola: ed in grandezza il vinci,
Ed in beltade. Il collo pur t’adorna
Vivo smeraldo, e a te l’occhiuta coda
(Sì vario n’è il color) più gemme intessono. 10Muta avvenenza ma qual pro mi reca,
Se nel canto ei m’avanza? A suo talento
Divise i pregi il fato: a l’Usignuolo
Il canto, a te beltà, la forza a l’Aquila. 15Se a destra è il Corvo, e la Cornacchia a manca,
Predicon l’avvenir; e ognun n’è pago.
* Ciò che ti vien negato, nol ricerca,
Nè sarai poscia a querelarti astretto.