Il Parlamento del Regno d'Italia/Francesco De Luca

Francesco De Luca

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Francesco Crispi Luigi Ranco
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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Quando vennero in discussione alla Camera dei deputati le leggi sulle tasse di registro e di bollo, un rappresentante di alta e quasi colossale statura, si alzò dai banchi della sinistra e cominciò con molta pacatezza e altrettanta lucidità a parlare su quel progetto di legge, rivelando una profondità di dottrina, che attirò ben presto sopra di lui l’attenzione de’ suoi colleghi e delle tribune. Questi era l’avvocato De Luca. Da quel momento in poi tutte le leggi finanziarie di qualche importanza o l’hanno avuto per relatore, o sono state considerevolmente modificate dagli importanti emendamenti, ch’egli è riuscito a farvi introdurre.

Il De Luca appartiene ad una famiglia di scienziati; i suoi quattro fratelli, tutti quattro buoni e fervidi [p. 548 modifica]patrioti, perseguitati, qual più qual meno, dal governo borbonico, sono tutti e quattro professori, e uno di essi, Sebastiano, che ha coperta la cattedra di chimica a Pisa, e che la copre attualmente in Napoli, ha dato alla luce varie importantissime opere e gode di moltissima fama.

Il nostro protagonista è nato nel 1811 a Cardinale nelle Calabrie, ed ha fatti i suoi primi studi a Reggio ed a Napoli, ove si è laureato in scienze fisiche nel 1852. Immediatamente dopo, la città di Catanzaro gli affidava la cattedra di professore di quelle scienze.

Ma il De Luca, anche istruendo gli altri, non cessava dall’istruire sè stesso, e tre anni dopo egli conseguiva la laurea nei diritti civile e canonico.

Da quel momento il giovine sapiente lasciò la carriera dell’insegnamento per accettare il posto di finanziere presso la Corte d’appello di Calabria, carica che ei mutò più tardi con quella anche più onorevole di avvocato presso la suprema Corte di Cassazione di Napoli.

Fino a quest’epoca (1852) il De Luca, che godeva opinione di essere uomo liberale e devoto alla patria quanto altri mai, non aveva sofferto altre persecuzioni per parte del governo borbonico, fuorchè quelle che consistevano in uno spionaggio incessante e in una sorveglianza continua. Ma un bel giorno la polizia invase il suo domicilio, lo arrestò, unitamente ai suoi fratelli e a tutti i giovani che aveva nello studio, e lo tradusse nelle carceri criminali della Vicaria. Lo si accusava di tener corrispondenze criminose all’estero e di aver dato alla luce opere politiche tendenti a screditare il governo borbonico. Il De Luca rimase in carcere durante sei mesi e mezzo. Fu giudicato dalla famosa Corte speciale di Napoli, la quale, benchè ne avesse gran voglia, non potè condannarlo.

Però da quel momento le persecuzioni della polizia verso il De Luca crebbero a dismisura. Egli le sopportava con l’animo queto e securo del filosofo, e come quegli che sentiva maturare i tempi e che teneva per corto il regno della tirannia dover omai essere di corta durata. Tuttavia nei 1858, ricercato, di nuovo dagli [p. 549 modifica]sgherri del Campagna, per consiglio e preghiera dei suoi più devoti parenti ed amici si nascose e potè sfuggire a tutte le loro indagini.

Ma il giorno della liberazione sorse alla fine, e Garibaldi, non appena entrato a Napoli, mandò pel De Luca e il voleva incaricare della formazione di un gabinetto. Senonchè il De Luca, insieme al Saliceti ed altri, era d’avviso che avesse, dopo il plebiscito, a convocarsi una Camera napolitana, la quale determinasse i modi ne’ quali avesse ad operarsi la fusione delle provincie meridionali colle restanti d Italia, onde proceder meglio e più spicciamente alla un’ideazione completa d’Italia. Si sa che queste condizioni del De Luca e amici suoi non poterono essere accettate e quindi non potè altrimenti verificarsi la progettata combinazione ministeriale.

Il collegio di Serra-Stretta nella nativa Calabria inviò il De Luca qual suo rappresentante in seno al Parlamento italiano, nel quale egli ha, come abbiam detto nel cominciare a dettare questo cenno biografico, occupato uno dei posti più eminenti.

Il De Luca ha pubblicate molte opere, alcune delle quali hanno prodotto una grande sensazione, e sono di una utilità e di una profondità incontestabili; disgraziatamente noi non possiamo qui che limitarci a darne un elenco, rinviando i lettori che bramassero a buon diritto averne più ampia conoscenza, allo studio delle opere stesse. L’elenco che noi trascriviamo è disposto per ordine cronologico:

1832: Miscellanea letteraria, ditirambo Sileno in Calabria; —1835: Opuscoli matematici e sviluppo di un nuovo sistema di logaritmi; — 1840: Metrologia universale; — 1843: Monografia metrica della città di Catanzaro —- 1845 e 46: Memorie economiche sui boschi e su fiere e mercati; — 1847: Opuscoli letterari e discorsi accademici;— 1848: Dell’educazione politica dei popoli. La prima parte di quest’opera venne giudicata dai tribunali borbonici, censurala e soppressa; — 1851: Legislazione e tecnologia commerciale.

Quest’ultima importantissima opera, una delie più apprezzate che abbia date alla luce il De Luca, non potè [p. 550 modifica]per isventura essere fin ad ora compiuta. Le persecuzioni politiche impedirono sotto il regno dei Borboni che l’autore potesse darle l’ultima mano, e le gravi occupazioni ch’egli ha avute una volta entrato al Parlamento non gli hanno ancora permesso di terminarla. Senza dubbio lo farà quanto prima.