Il Parlamento del Regno d'Italia/Al lettore
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Eugenio Emanuele di Savoia | ► |
AL LETTORE
Un libro qual si è questo che ora presentiamo al Pubblico, non abbisogna d’introduzione, nè di prefazione propriamente detta.
Avremmo per avventura potuto gettare un colpo d’occhio generale sugl’importantissimi avvenimenti che sono accaduti in questi ultimi due anni in Italia, e tracciarne un rapido cenno storico; ma ci è sembrato per lo meno superfluo il tentarlo.
A che gioverebbe difatti una tronca e pallida narrazione delle colossali vicissitudini, mediante le quali il caos italiano finalmente si svolge, e dimezzo al trambusto e allo strano mischiarsi ancora d’elementi eterogenei, comincia a lasciar apparire, sul fondo azzurro d’un cielo senza nubi, una radiosa figura di donna, che ha la nobile fronte cinta di regale corona, regge colla sinistra mano tutti gli attributi delle scienze, delle arti belle e dell’utili, e colla destra, la Dio mercè, impugna una spada?
Non ci accingiamo noi forse a porre in focena gli autori sublimi di questa splendida metamorfosi?
Non siamo in procinto di presentarvi i Pigmalioni di questa nuova e divina creatura?
Dirvi la vita di molti di essi, parlarvi delle loro opere, descrivervi le loro gesta, additarvi lo scopo eccelso cui essi tendevano, narrarvi come l’abbian raggiunto, non è dettare, seguendo norme sicure, appoggiandosi a irrecusabili fatti, l’istoria de’ nostri tempi?
Chi verrà dopo di noi si prevarrà del nostro libro, chè se noi facciamo opera gradita ai presenti, la facciamo, ci pare, non meno proficua ai futuri, i quali, scorrendo le pagine del Primo Parlamento, apprenderanno a giudicare e a stimare secondo il vero loro merito molte di queste integre, virtuose, o stupende individualità, che, in mezzo al confuso agitarsi della folla, non ispiccano e giganteggiano agli occhi de’ contemporanei, come il faranno un giorno a quelli de’ posteri.
Non già che abbiam noi la pretesa di collocarle su quell’elevato piedistallo sul quale esse troneggeranno un dì, mentre sappiamo spettar questo all’azione immanchevole quanto lenta del tempo, che solo può abbattere i falsi idoli, spingere le nullità nell’oblio, e così dar modo e campo ai veri grandi di mostrarsi in tutta la loro grandezza; ma ci prefiggiamo di studiare con amore, e di analizzare con estrema accuratezza quelle monumentali esistenze, e cooperare di questa guisa a eternarle.
Ed ora, prima d’entrar nell’aringo, prima d’incominciare con tutto il fervore, con tutto il raccoglimento l’opera nostra, consci dell’alta rilevanza di essa, ci si permetta di far osservare che la nostra posizione affatto indipendente, la nostra vita, vissuta accanto, piuttostochè in mezzo alla vita pubblica, l’esser noi scevri d’ogni ambizione, alieni per carattere dal prender parte attiva — altrimenti che con la penna, e in certi quai modi — alle faccende pubbliche, ci dà dritto e ragione di reputarci idonei quant’altri mai alla difficilissima impresa.
Spirito di partito non ne accieca, non ci muovono secondi fini, non ci alletta guadagno, non temiamo perdita alcuna.
Narriamo semplicemente e con tutta imparzialità fatti che ci siamo adoprati e ci adopriamo a constatare e a verificare per quanto il sappiamo e possiamo; e ciò rimontando alle sorgenti, interrogando la persona stessa cui essi riguardano, gli amici, gl’indifferenti, gli avversi.
Non animosi nel biasmo, non entusiastici nella lode, lasciamo che il lettore apprezzi più che non ci permettiamo noi d’apprezzare.
Non negligiamo niente e nessuno. Taluni avvenimenti che pajono a prima vista di lieve interesse, possono — e chi nol sa? — produrre in un’epoca più o meno remota importantissimi effetti; certe individualità che potrebbero sembrare insignificanti od oscure, sono utili nella propria sfera; non men che le più brillanti nella loro, o lasciano, a chi ben le disamini, scorgere una virtù che per essere ignorata non è meno pregevole, o appalesano il germe di qualità e di talenti, che, messi in evidenza, possono svilupparsi e applicarsi a gran profitto del patrio incremento.
Diremo di più: le condizioni politiche del nostro paese, le barriere che dividevano uno Stato dall’altro, la mancanza pressochè assoluta in molte italiane provincie di vita pubblica, la deficienza o la nullità della stampa, sopratutto periodica, hanno impedito fino ad ora che numerevoli personaggi, pieni di merito e di valore, siensi resi noti, e sieno tenuti in pregio oltre l’angustia cerchia de’ loro intimi conoscenti e conterranei. Vari di questi personaggi seggono oggi nelle due Camere, e quasi reciprocamente s’ignorano; chi non comprende esser merito precipuo dell’opera nostra il prenderli in certa qual guisa per mano, onde presentarli gli uni agli altri, onde mostrare all’Italia ch’ella possiede in essi figli non indegni di starsi a fianco dei Farini, dei Ricasoli, dei Garibaldi e dei Cavour?
Questo per ciò che riguarda l’andamento morale, per così dire, del nostro libro. In quanto al materiale, cioè in quanto al modo nel quale lo venghiamo scrivendo e pubblicando, non crediamo superfluo avvertire che le biografie dei Senatori e Deputati sono disposte per ordine alfabetico, sebbene dobbiamo aggiungere che un tal ordine non può esser sempre rigorosamente serbato, avvegnachè non sempre le notizie e gli schiarimenti che ci occorrono per compilare la vita di taluno degli onorevoli membri delle due Camere possano venir da noi raccolti con quella maggior prontezza che brameremmo. In tali casi, siccome si comprende che non ci sia dato ritardare o interrompere il corso della pubblicazione, ci vediamo costretti a lievemente intervenire l’ordine sovraenunciato; il che, una volta prevenuto il lettore del motivo, non saprebbe sorprendere nè offrire inconveniente veruno.
Circa ai ritratti, essendo impressi su tavole distaccate dal testo, e potendo quindi collocarsi laddove meglio aggrada, l’editore si riserva piena e intera libertà nell’ordine della pubblicazione, giacchè in questa parte non è in potere suo di assoggettare il lavoro ad un ordine prestabilito; affermeremo solo che ben pochi di tali ritratti lasceranno desiderio di più perfetta rassomiglianza, come quelli che quasi in totalità sono stati copiati da nitidissime fotografie.
Milano, maggio 1860.