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Dirvi la vita di molti di essi, parlarvi delle loro opere, descrivervi le loro gesta, additarvi lo scopo eccelso cui essi tendevano, narrarvi come l’abbian raggiunto, non è dettare, seguendo norme sicure, appoggiandosi a irrecusabili fatti, l’istoria de’ nostri tempi?
Chi verrà dopo di noi si prevarrà del nostro libro, chè se noi facciamo opera gradita ai presenti, la facciamo, ci pare, non meno proficua ai futuri, i quali, scorrendo le pagine del Primo Parlamento, apprenderanno a giudicare e a stimare secondo il vero loro merito molte di queste integre, virtuose, o stupende individualità, che, in mezzo al confuso agitarsi della folla, non ispiccano e giganteggiano agli occhi de’ contemporanei, come il faranno un giorno a quelli de’ posteri.
Non già che abbiam noi la pretesa di collocarle su quell’elevato piedistallo sul quale esse troneggeranno un dì, mentre sappiamo spettar questo all’azione immanchevole quanto lenta del tempo, che solo può abbattere i falsi idoli, spingere le nullità nell’oblio, e così dar modo e campo ai veri grandi di mostrarsi in tutta la loro grandezza; ma ci prefiggiamo di studiare con amore, e di analizzare con estrema accuratezza quelle monumentali esistenze, e cooperare di questa guisa a eternarle.
Ed ora, prima d’entrar nell’aringo, prima d’incominciare con tutto il fervore, con tutto il raccoglimento l’opera nostra, consci dell’alta rilevanza di essa, ci si permetta di far osservare che la nostra posizione affatto indipendente, la nostra vita, vissuta accanto, piuttostochè in mezzo alla vita pubblica, l’esser noi scevri d’ogni ambizione, alieni per carattere dal prender parte attiva — altrimenti che con la penna, e in certi quai modi — alle faccende pubbliche, ci dà dritto e ragione di re-