Parte XXXVI

../XXXV ../XXXVII IncludiIntestazione 15 settembre 2015 100% Da definire

XXXV XXXVII

[p. 207 modifica]

Il sabato ritornò Zebedeo, con due bisacce colme di pane fresco, dolci, frutta, latticini. Nonostante il suo carico camminava svelto lungo la spiaggia e aveva un’aria felice: tanto che Rosa nell’andargli incontro si mise a scherzare con malizia. [p. 208 modifica]

— Vi siete trovata l’amica, in paese, adesso che vostra moglie è lontana: sembrate ringiovanito di venti anni.

— E tu invece stai a seccarti come un’aringa, perchè non trovi l’innamorato, — egli rimbeccò; ma il suo accento non era cattivo, e il solo fatto che egli accettava bonariamente lo scherzo della serva dimostrava il suo buon umore.

E si rallegrò maggiormente quando vide Bellia. Anche Bellia sembrava un altro; s’era ingrassato e annerito, e i suoi occhi non avevano più quel velo di tristezza quasi crudele che prima li offuscava.

Si piegò a guardare i cestini e gli involti che Rosa traeva dalle bisacce e cominciò a mangiare golosamente e alla rinfusa le cose che contenevano: e il padre lo guardava con beatitudine.

— Come va la tua mano?

Bellia non si ricordava più della sua mano poichè la piaga s’era quasi del tutto chiusa.

Quando andarono a mettersi sulla sabbia Zebedeo guardò se nessuno, neppure [p. 209 modifica]la serva, li sentisse, per confidare alla moglie il segreto della sua gioia.

— Quella donna è partita. È andata dal marito. Speriamo non torni più in paese.

La moglie sospirò, un sospiro strano non di sollievo ma di sofferenza rassegnata; egli la guardò e si accorse che anche lei era mutata, dimagrita, con gli occhi tristi; pareva avesse ceduto la sua carne per ingrassare il corpo del figlio, e la tristezza di questi si fosse in qualche modo trasfusa in lei.

— Maria Caterina, — disse subito allarmato, — perchè sei così? Che hai?

— Nulla, Zebedeo. È il clima del mare che mi abbatte. La notte non posso dormire.

— Ti bevi troppo caffè, forse.

— Forse: ma non ho voglia di altro. È il pensiero della casa che mi tiene sveglia.

— Tu sei pazza, Maria Caterina; la casa è custodita come una fortezza, perchè tu appunto non ti dia pensiero ho fatto stare a casa il servo; e la vecchia bada a tutto solerte e maliziosa come la madre del [p. 210 modifica]diavolo. Non aver paura, tutto procede bene. Anche in campagna tutto va meglio: come se la maledizione di quella donna sia cessata.

— Io non ho mai creduto alle maledizioni, — disse la moglie con una certa rigidezza. — Noi viventi non possiamo nulla senza la volontà di Dio.

— Ebbene, sarà Dio allora che si sarà stancato di castigarci per i nostri peccati. Il fatto sta che le cose vanno meglio; ringraziamo Dio.

La sua voce era scherzosa; ma anche nei suoi occhi fissi sul mare passava di nuovo un’ombra misteriosa che rassomigliava appunto alle ombre del mare: donde vengono? il cielo è sereno senza una nuvola, la terra è lontana, le onde deserte; eppure grandi veli d’ombra oscurano qualche zona nelle distese ove l’acqua è più tranquilla e pare salgano dalla sua profondità.

— Che nuove laggiù? — domandò la moglie. — Che cosa si dice per la partenza di Lia?

— Tu sai che io non parlo mai di lei [p. 211 modifica]con nessuno, e nessuno osa parlarmene. In questi giorni poi ho evitato appositamente gl’incontri per non far chiacchiere; sono stato quasi sempre al podere a guardare la nostra roba, ed ho lavorato più dei servi. Solo sono andato dal Rettore: ma il Rettore sta male, dopo quella sera s’è messo a letto e non ha più la forza di fare addio con la mano.

— Dopo quella sera?

— Ma — egli disse un po’ confuso — dopo quella sera, alla vigilia della nostra partenza, che l’incontrai in piazza, mi pare di avertelo detto.

No, egli non le aveva detto di quell’incontro, ma ella non insistè; pensava ad altro.

— Sai che cosa mi disse il nostro ospite? Che facciamo bene a portare Bellia al mare: il mare lo rinforzerà e lo guarirà; altrimenti può andare a finire come il Rettore. Se il Rettore si fosse curato bene, da ragazzo, non finiva così: ma egli era troppo attaccato ai denari.

— Noi però non siamo attaccati, ai [p. 212 modifica]denari; — la rassicurò il marito. — Tutto faremo per lui; si vive e si lavora e si soffre solo per lui.

— Egli però è un po’ ingrato; — gli confidò la moglie sottovoce, mentre Bellia scendeva di corsa dalla casetta e andava a gettarsi in mare destando nell’acqua un tumulto come vi si fosse precipitato dentro su un puledro ricalcitrante. — Vedilo! Ha appena mangiato e va dentro a rischio di farsi venire una sincope. Bellia, Bellia, — cominciò invano a gridare, — è troppo presto; hai appena mangiato. Non tuffarti, non andar lontano! Vieni a stare un po’ con tuo padre. Sì! Gli importa molto del padre e della madre! Fa il piacere suo e basta; anche se mi vedo morire d’inquietudine non se ne cura, anzi ne ride: si direbbe che prende gusto a farmi stare in pena.

— Ma non è nulla, Maria, tu t’inquieti per sciocchezze. Vedi com’è agile? Lascialo muoversi, divertirsi: è questo che gli fa bene.

— Oggi il mare è buono e non c’è [p. 213 modifica]pericolo; ma l’altro giorno era mosso, con dei cavalloni che pareva volessero arrivare di là del piano. E faceva freddo, nessuno si bagnava, solo lui. D’un tratto è scomparso. Mi sembrò di morire.

— Lo sgriderò, — promise il padre; ma lei non si chetava.

— Tu sai, Zebedeo, io sono una donna tranquilla, non sono mai uscita di casa, può dirsi: da anni non vengo nemmeno al podere. Ci voleva solo l’amore per il figlio per farmi muovere; e questo viaggio è per me come l’essere andata in capo al mondo. E non siamo in capo al mondo? — ella disse guardando con un senso di mistero l’arco del mare. — Questa linea di sabbia, mi pare, a volte, l’orlo di un precipizio. Dopo questa striscia ferma tutto si muove e ogni onda apre la bocca come un animale feroce. Quello che provo io qui è quello che si deve provare al momento della morte. L’altro giorno, ti assicuro in fede mia, vedevo proprio l’immagine dell’inferno là dentro il mare mosso: diavoli e diavoli che lottavano con le anime [p. 214 modifica]dannate; e pensavo: è giusto quello che molti affermano che non c’è altra vita, che il paradiso l’inferno e il purgatorio sono in questo mondo.

Il marito balzò a sedere sulla sabbia dove s’era beatamente disteso: le parole e sopratutto l’accento e l’espressione del viso della moglie lo turbavano profondamente. Sulle prime credette ch’ella riponesse un senso nascosto nelle sue parole, un significato che gli ridestava le angosce sopite; ma poi s’accorse che ella parlava senza alludere ad altro che al suo terrore del mare, e tentò nuovamente di calmarla. Ma la sua ridestata pena non si riaddormentava: in fondo era tutta una stessa cosa, l’inquietudine della moglie e la sua.

— È effetto del clima al quale non sei abituata: a molti il mare fa così; ma poi passa. Dei resto fra due settimane o tre al massimo saremo a casa e non se ne parla più.

— Non se ne parla più? E gli anni prossimi? Questa pena bisognerà rinnovarla ogni anno. [p. 215 modifica]

— Ma no, Maria! Il ragazzo guarirà e d’altronde potrà venire senza di te.

— Senza di me? Senza di me a quest’ora si sarebbe annegato dieci volte. Io non lo abbandonerò mai. Piuttosto tu devi dirgli che sia prudente; che non si allontani. Adesso poi s’è messo in mente di andare alla grotta della Sirena, dove è facile entrare ma difficile uscire. Quella scempia di Rosa non parla d’altro; anche i ragazzi dell’ospite ne parlano; ed egli vuole andarci a tutti i costi. Tu glielo devi proibire.

— Glielo proibirò — egli promise per calmarla, e infatti quando Bellia tornò sulla spiaggia si ebbe un’energica paternale, alla quale rispose con sorrisi di derisione o infine con parole insolenti. Pareva che quella vita primitiva in riva al mare lo avesse inselvatichito: e il padre fece una mossa per ricordargli con uno schiaffo la dimenticata educazione. Allora la madre lo difese, e la pena per il figlio maltrattato superò la pena per il figlio disubbidiente. Tutto, tutto, fuorchè vedere il figlio soffrire. [p. 216 modifica]