Il Catilinario/XX
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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XX
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CAPITOLO XX.
Come Catilina ordinava di combattere1 Roma.
Poichè il dì fu venuto dell’elezione, e nè la petizione di Catilina, nè guati ch’avea fatto al consolo ebbono luogo2, determinò di far guerra pubblica, e venire all’ultima prova di battaglia: perocchè quelle cose, ch’egli avea volute fare occulte, disconciamente erano avvenute3. Allora mandò C. Manlio a Fiesole e in quelle parti di Toscana; uno ch’avea
- nome Settimio, di Camerte (a)4, nella Marca d’Ancona (b)5; G. Giulio in Puglia: e altri mandò altrove, secondochè credette che ciascuno luogo bisognasse6. Egli medesimo in Roma molte cose studiava e brigava di fare: ponere aguati al consolo7 ordinar di mettere fuoco nella città; li luoghi acconci occupare, o guarnire d’armati8; e egli armato stava colla lancia appresso. Anche a’ suoi comandava, e confortava che di dì e di notte sempre fossono attesi e apparecchiati di potere accortamente e tosto venire9; di vegghiare; e che nè per sonno perdere nè per faticare stancassono. Alla per fine, poichè, provando e cercando molte vie, non gli venia fatto niuna cosa, una sera molto a notte fece richiamare li partecipi10 della congiurazione per M. Porzio Leca nominato di sopra. Quivi lamentandosi Catilina in molte guise della lor pigrizia, fece loro a sapere11 com’egli avea mandato Manlio alla12 moltitudine di gente, ch’apparecchiata avea per arme prendere13; e come avea mandati altri ad altri luoghi acconci, li quali comincerebbono la battaglia. Anche disse com’egli desiderava d’andare alla sua oste (c)14, se egli prima facesse morire Cicerone; e come il detto Cicerone co’ suoi consigli gli faceva molto di noja15. Di questa uccisione di Cicerone ritemendo16 e dubitando tutti gli altri, G. Cornelio cavaliere romano, di sopra nominato, promise di metterla in opera17, e con lui L. Vargonteo senatore. E, ordinato che in quella medesima notte, poco stando18, andassono con gente armata, e intrassono19 a Cicerone siccome a salutarlo, e poi subitamente, siccome non provveduto, co’ ferri trapassarlo; G. Curio, poichè intese quanto pericolo s’apparecchiava, tostamente per Fulvia fece sapere a Cicerone dello inganno detto di sopra. Sicchè coloro, quando vennono alla porta, essendo loro vietata l’entrata, per niente s’erano messi a far tal cosa20.
Note
- ↑ combattere, tr., qui sta per dare assalto
- ↑ e nè la petitione di Catilina, nè guati ec. ebbono luogo) Facciamo qui notare che guato è voce antica da non usare, ed è lo stesso che agguato o aguato, cioè insidia; e quell’aver luogo, che qui sta per avere effetto, ed è bel modo di nostra lingua. Il Casa nelle Lett. disse: Piaccia loro che la volontà del cardinal Bembo abbia luogo, e che l’utile di esse (istorie) sia vostro.
- ↑ disconciamente erano avvenute) Disconciamente è lo stesso che sconciamente; e così traduce qui frate Bartolommeo le parola latine: aspera foedaque evenerant.
- ↑ (cioè di Camerata).
- ↑ (ch’allora si chiamava Piceno).
- ↑ secondochè credette che ciascuno luogo bisognasse ) Qui crediamo che manchi una parola, e potrebbe aversi il senso compiuto con aggiungerai solo un in, e dire: secondochè credette che in ciascuno luogo bisognasse.
- ↑ ponere aguati al consolo) Ponere è lo stesso che porre, il qual solo si usa oggi; e tale è avvenuto di taluni altri verbi, come conducere, dicere, e simili, a’ quali si son sostituiti condurre, dire, ec.: e ponere aguati qui sta per tendere aguati, insidie.
- ↑ armato sustantivamente vale uomo armato, ed è registrato nel vocabolario con un solo esempio, e questo vi potrebbe essere aggiunto, che è più spiccato e chiaro.
- ↑ anche a’ suoi comandava ec.) Non lasciamo di far notare che qui il traduttore, per scorrezione di testi certamente, ha un po’ confuso il senso del latino, che dice: ipse cum telo esse, item alios jubere; hortari uti semper intenti paratique essent; dies noctesque festinare, vigilare ec.
- ↑ Il latino ha principes.
- ↑ fece loro assapere) Assapere è lo stesso che sapere, e non se ne trova usato, che il solo infinito (chè non val altro, se non a sapere ), ed usasi ordinariamente col verbo fare. Così si legge nel Boccaccio: Mi son rattemperata, nè ho voluto fare nè dire cosa alcuna, che io nol vi facessi prima assapere.
- ↑ Scorti dal testo lat. abbiam creduto dover cambiare l’a del volgarizzamento in alla.
- ↑ apparecchiata avea per arme prendere ) Qui, per ammaestramento de’ giovani, non lasceremo di notare che la trasposizion delle parole è alquanto sforzata, e che mal termina quest’inciso con quel per arme prendere.
- ↑ (cioè a Manlio).
- ↑ noja qui dee intendersi molestia,nocumenti
- ↑ ritemere vale temer di nuovo, e talora semplicemente temere, come in questo luogo: e lo stesso è di molti altri verbi, come risapere, ritornare, ec.
- ↑ promise di metterla in opera) Mettere in opera una cosa vale effettuarla, metterla in esecuzione.
- ↑ poco stando è modo antico, ed è lo stesso che poco stante, cioè poco appresso, poco dopo.
- ↑ intrassono, per entrassero, chè anticamente si disse intrare per entrare.
- ↑ per niente s’erano messi a far tal cosa) Per niente qui vale invano. Ancora facciamo avvertire che mettersi elegantemente si usa per imprendere, com’è adoperato in questo luogo.
per mano,per le mani, o tra le mani checchessia, val proprio averlo in pronto, facile, o simili. E il Boccaccio nella nov. 66 disse: Era il più piacevole ed il più sollazzevole uom del mondo, e le più nuove novelle avea per le mani.