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il catilinario 33

dello inganno detto di sopra. Sicchè coloro, quando vennono alla porta, essendo loro vietata l’entrata, per niente s’erano messi a far tal cosa1.


CAPITOLÒ XXI.


Come per certe novelle fu avuto consiglio e provvedimento contra la congiurazione.


Intanto Manlio io Toscana sollicitava il popolo, il quale, per sua povertà e per dolore della ingiuria, che da’ Romani aveano ricevuta, erano desiderosi di novità: perciocchè nella signoria di Silla tutte loro possessioni aveano perdute. Anche sollecitava malandrini e ladroni2 d’ogni generazione, de’ quali in quel luogo avea grande abbondanza. Alcuni altri sollecitava della gente di Silla, i quali erano venuti ad abitare in quelle contrade: a’ quali, per loro disordinati desiderii, e per la loro lussuria, non era rimaso niente. Quando queste cose furono nunciate a Cicerone3, temette e dubitò di sì pericoloso male: perocchè egli per suo privato e propio4 consiglio non potea più difendere la città da tradimento e dagli aguati; nè dell’oste di Manlio, quanto fosse, o che intendimento avesse, potea ben sapere la verità. Sicchè egli propose questa cosa in senato, della quale già le genti parlavano. Allora il consiglio stabilì, come si suol fare ne’ grandi e crudeli fatti, che i consoli avessono potestà, e dovessono mettere in opera che la repubblica non avesse dannaggio5. Questa (a)6 è la maggior podestà che il senato a’ consoli conceda: cioè d’apparecchiare oste; di muovere guerra; e costrignere in tutti i modi li compagni7 de’ Romani, e li cittadini; e d’avere sommo e libero imperio e giudizio in città e in oste: altramente, senza comandamento del senato o del popolo, niuno consolo ha signoria delle dette cose. Dopo pochi dì L. Senio senatore recò sue lettere, che gli erano venute di Fiesole, e lessele in senato: nelle quali si contenea che G. Manlio avea preso arme con grande moltitudine di gente nell’uscita d’ottobre8 Anche,

  1. per niente s’erano messi a far tal cosa) Per niente qui vale invano. Ancora facciamo avvertire che mettersi elegantemente si usa per imprendere, com’è adoperato in questo luogo.
  2. sollecitava malandrini e ladroni) Si noti che malandrino suona alquanto diversamente che non è appresso di noi: chè val propriamente rubator di strada.
  3. nunciate a Cicerone) Nunciato o nunziato è lo stesso che annunciato o annunziato; ma è meglio usar questi ultimi.
  4. propio è voce antica, ed è lo stesso che proprio: ma si usa anche oggi familiarmente.
  5. dovessono mettere in opera che la repubblica non avesse dannaggio) Così traduce il latino: darent operam consules ne quid respublica detrimenti caperet. E vogliamo si ponga ben mente a quel mettere in opera, che qui è adoperato assolutamente, e vale mettere opera, far opera, operare; e in questo modo non è registrato nel Vocabolario della Crusca, tutto che a noi è avviso che punto non si debba imitare. Ancora si avverta che dannaggio è voce antica da non adoperare oggi, ed è lo stesso che danno.
  6. (dice Sallustio).
  7. compagni qui sta per socios de’ Latini, cioè alleati, confederali; e manca in questo sentimento al Vocabolario.
  8. nell’uscita d’ottobre) Uscita qui vale fine. Così il Villani nelle sue Cronache: Nel detto anno 1325, all’uscita d’agosto, e all’entrar di settembre, fu un cento ec.