Capitolo VIII

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo VIII
VII IX
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CAPITOLO VIII.


Come li Romani dopo la prosperità diventarono viziosi.


Poichè con fatica e con giustizia la potenzia del comune fu accresciuta, e li grandi re furono per battaglie sottomessi, le genti strane1 e i popoli grandi per forza soggiogati, Cartagine eziandio perseguitatrice del popolo romano in tutto distrutta, tutti li mari e tutte le terre essendo a loro volontà liberamente; allora cominciò la ventura a diventar loro crudele, e rimescolare e mutare ogni cosa. Ch’a quegli, ch’aveano leggermente2 sofferti li pericoli, le cose dubbiose e assai aspree dure, l’ozio e le ricchezze, cose desiderevoli dagii altri, furono loro a carico o miseria3. Prima dunque venne loro il desiderio della pecunia; poi crebbe l’ambizione (a)4: li quali vizii furono quasi materia e cagione di tutti i [p. 16 modifica]mali. Perciocchè l’avarizia lor fede e lor valenzia5 e tutt’i lor buon modi spervertio6 e mutò; e in lor luogo insegnò loro superbia, crudeltà, onori degli dii non curare, ogni cosa avere apparecchiata a rivendere. L’ambizione fece molti diventare falsi; altro avere rinchiuso nel petto, e altro in lingua apparecchiato e pronto; amici e nemici non secondo verità, ma secondo l’utilità; pensare ad7 aver buon viso e buona faccia, anzi che buon animo o intendimento. Le dette cose prima cominciarono a poco a poco a crescere, e talora esser vendicate e punite. Ma, poichè il male come pestilenzia venne e moltiplicò fra loro, allora la cittade fu tutta mutata: la signoria, ch’era prima giustissima e ottima, fu diventata crudele e importabile. Veramente prima più moveva gli animi degli uomini l’ambizione che l’avarizia, il qual vizio era più presso alla virtù. Perocchè gloria, onore, e signoria, il buono e lo cattivo igualmente8 desiderano: ma il buono si briga in ciò per dritta via; il cattivo, perocchè gli manca arte di bene, si contende con inganni e con falsità9. L’avarizia è più di lungi a virtù, perocchè ha studio di pecunia10, la quale giammai nessuno savio desiderò: essa medesima avarizia il corpo e l’animo forte e virtudioso11 infermisce (a)12, e, giammai fine non avendo, è insaziabile; nè per ricchezza nè per povertà si menoma.

Note

  1. strano è qui lo stesso che straniero, forestiero, e si usa pure per similitudine per nuovo, inusitato, stravagante: nel qual sentimento oggi si adopera più comunemente.
  2. leggermente vale propriamente con leggerezza; ma in senso figurato trovasi continuamente usato per agevolmente, con poca fatica, e così è stato qui adoperato dal nostro autore.
  3. furono loro a carico o miseria) Essere a carico vale essere di gravezza e esser di danno; ed è registrato nel Vocabolario con questo e con un altro esempio pure del nostro autore.
  4. (cioè il disordinato desiderio della signoria).
  5. valenzia è voce antica, ed è lo stesso che valenza, la qual pur essa è poco oggi usata, e in suo luogo si vuol dire virtù, valore.
  6. spervertio uscita antica del verbo spervertire, il quale è lo stesso che pervertire; e simili uscite oggi sono da usar solo nel verso: ed in luogo di spervertire oggi meglio si adopera pervertire.
  7. Si è creduto di dover qui sostituire l’ad all’i, che si legge nel volgarizzamento, forse per errore de’ copiatori.
  8. igualmente si disse dagli antichi per egualmente o ugualmente, e così iguale ed uguale il che oggi si ha a fuggire.
  9. si contende con inganni e con falsità) Quando mettemmo a stampa la prima volta in Napoli questo volgarizzamento, notammo che il verbo contendere era registrato nel Vocabolario della Crusca solo in forma neutrale, in sentimento di sforzarsi, affaticarsi. Però dobbiamo qui aggiugnere che nel Vocabolario di Napoli primamente, e poi in quello del Manuzzi, è stato registrato in forma neutro passiva, e con questo esempio, ma noi non piacerebbe di vederlo usare oggi.
  10. perocchè ha studio di pecunia) Studio qui è adoperato in sentimento di desiderio,di amore, come l’usavano i Latini; ed è stato aggiunto al Vocabolario dal padre Cesari, ma con un esempio, che a noi non par così chiaro e bello come questo.
  11. virtudioso è voce antica da non usare, e val lo stesso che virtuoso. È da avvertire che ad essa avarizia nel testo si legge aggiunto: quasi venenis malis imbuta. Questo luogo, essendo facilissimo a tradurre, ci rende sempre più certi che frate Bartolommeo non per ignoranza di latino tralascia talvolta parole ed incisi, ma per difetto del codice ond’egli si valse per il suo volgarizzamento.
  12. (cioè indebolisce e cattivisce).