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mali. Perciocchè l’avarizia lor fede e lor valenzia1 e tutt’i lor buon modi spervertio2 e mutò; e in lor luogo insegnò loro superbia, crudeltà, onori degli dii non curare, ogni cosa avere apparecchiata a rivendere. L’ambizione fece molti diventare falsi; altro avere rinchiuso nel petto, e altro in lingua apparecchiato e pronto; amici e nemici non secondo verità, ma secondo l’utilità; pensare ad3 aver buon viso e buona faccia, anzi che buon animo o intendimento. Le dette cose prima cominciarono a poco a poco a crescere, e talora esser vendicate e punite. Ma, poichè il male come pestilenzia venne e moltiplicò fra loro, allora la cittade fu tutta mutata: la signoria, ch’era prima giustissima e ottima, fu diventata crudele e importabile. Veramente prima più moveva gli animi degli uomini l’ambizione che l’avarizia, il qual vizio era più presso alla virtù. Perocchè gloria, onore, e signoria, il buono e lo cattivo igualmente4 desiderano: ma il buono si briga in ciò per dritta via; il cattivo, perocchè gli manca arte di bene, si contende con inganni e con falsità5. L’avarizia è più di lungi a virtù, perocchè ha studio di pecunia6, la quale giammai nessuno savio desiderò: essa medesima avarizia il corpo e l’animo forte e virtudioso7 infermisce (a)8, e, giammai fine non avendo, è insaziabile; nè per ricchezza nè per povertà si menoma.


CAPITOLO IX.


Come li Romani diventarono viziosi al tempo di Lucio Silla.


In quel tempo Lucio Silla prese la signoria di Roma per forza; il quale da’ suoi buoni cominciamenti uscío, e fece molto di male. Allora entrò l’avarizia; e li Romani cominciarono tutti a rapire, e a trarre a sua casa9; l’uno a desiderare le possessioni dell’altro, e quegli ch’erano vin-

  1. valenzia è voce antica, ed è lo stesso che valenza, la qual pur essa è poco oggi usata, e in suo luogo si vuol dire virtù, valore.
  2. spervertio uscita antica del verbo spervertire, il quale è lo stesso che pervertire; e simili uscite oggi sono da usar solo nel verso: ed in luogo di spervertire oggi meglio si adopera pervertire.
  3. Si è creduto di dover qui sostituire l’ad all’i, che si legge nel volgarizzamento, forse per errore de’ copiatori.
  4. igualmente si disse dagli antichi per egualmente o ugualmente, e così iguale ed uguale il che oggi si ha a fuggire.
  5. si contende con inganni e con falsità) Quando mettemmo a stampa la prima volta in Napoli questo volgarizzamento, notammo che il verbo contendere era registrato nel Vocabolario della Crusca solo in forma neutrale, in sentimento di sforzarsi, affaticarsi. Però dobbiamo qui aggiugnere che nel Vocabolario di Napoli primamente, e poi in quello del Manuzzi, è stato registrato in forma neutro passiva, e con questo esempio, ma noi non piacerebbe di vederlo usare oggi.
  6. perocchè ha studio di pecunia) Studio qui è adoperato in sentimento di desiderio,di amore, come l’usavano i Latini; ed è stato aggiunto al Vocabolario dal padre Cesari, ma con un esempio, che a noi non par così chiaro e bello come questo.
  7. virtudioso è voce antica da non usare, e val lo stesso che virtuoso. È da avvertire che ad essa avarizia nel testo si legge aggiunto: quasi venenis malis imbuta. Questo luogo, essendo facilissimo a tradurre, ci rende sempre più certi che frate Bartolommeo non per ignoranza di latino tralascia talvolta parole ed incisi, ma per difetto del codice ond’egli si valse per il suo volgarizzamento.
  8. (cioè indebolisce e cattivisce).
  9. Il latino ha qui semplicemente rapere