Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XXIX - Benché la lingua il mio tormento taccia

XXIX - Benché la lingua il mio tormento taccia

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XXIX - Benché la lingua il mio tormento taccia
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XXIX.

È avvinto nel laccio indissolubile della passione per la Mencia.

Benchè la lingua il mio tormento taccia,
     Che mi conduce a manifesta morte,
     Non è che ’l duol non sia penace, e forte,
     4Ma così fa ch’il nodo ognor m’allaccia.
Forza è tacendo ch’i’ mi strugga e sfaccia,
     E l’aspro mio martir in pace porte,

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     Che far le genti del mio duol accorte,
     Non scema il mal, e ’l nodo non mi slaccia. 8
Lagnasi il cor, e con pietosa voce
     Dentro a’ begli occhi di Madonna grida,
     Ov’ei prigion rimase al primo sguardo. 11
Ma che mi giovan le dolenti strida,
     Se più mi stringe il nodo, e più mi coce
     La fiamma, ed ogni aiuto si fa tardo? 14

Note

V. 1. Taccia, a noi in verità pare che non stia silenziosa. Forse intende dire che è impari ad esprimere tanto interno tormento sì che par che taccia.

V. 3. Penace, che dà pena, penoso.

V. 5. Strugga nell’animo, sfaccia nel corpo.

V. 11. Ov’ei prigion. Imagine ardita. Il cuore — qui personificato — rimasto fin dal primo sguardo, prigioniero di lei e chiuso nel carcere dei suoi occhi belli grida con voce che desta pietà.

V. 12. Dolenti strida, è il dantesco «dolenti note»; strida o grida di più sopra.