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Il Canzoniere | 85 |
Che far le genti del mio duol accorte,
Non scema il mal, e ’l nodo non mi slaccia. 8
Lagnasi il cor, e con pietosa voce
Dentro a’ begli occhi di Madonna grida,
Ov’ei prigion rimase al primo sguardo. 11
Ma che mi giovan le dolenti strida,
Se più mi stringe il nodo, e più mi coce
La fiamma, ed ogni aiuto si fa tardo? 14
V. 1. Taccia, a noi in verità pare che non stia silenziosa. Forse intende dire che è impari ad esprimere tanto interno tormento sì che par che taccia.
V. 3. Penace, che dà pena, penoso.
V. 5. Strugga nell’animo, sfaccia nel corpo.
V. 11. Ov’ei prigion. Imagine ardita. Il cuore — qui personificato — rimasto fin dal primo sguardo, prigioniero di lei e chiuso nel carcere dei suoi occhi belli grida con voce che desta pietà.
V. 12. Dolenti strida, è il dantesco «dolenti note»; strida o grida di più sopra.
XXX.
Riprende il motivo del sonetto precedente: il cuore è prigioniero degli occhi belli della Mencia alla quale egli fa questo dono di rime.
Ballata.
Vedi, Madonna, quanto
Ti dona il ciel favor, che ’n poco d’ora
Doni la vita a chi di vita è fora.
Colui ch’a te n’invia si trova tale,
Che senz’il tuo favor unqua non vive, 5
Poich’a’ begli occhi tuoi prigion si rese.
Noi morte fummo mentre eramo vive,
Or che siam morte si vedrà palese,