Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/V - Lascive chiome inanellate e sparte
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V.
Ritratto fisico della Mencia. — Analisi delle bellezze corporee di essa, congiunte nella chiusa con quelle morali.
Lascive chiome inanellate, e sparte,
Che bianco avorio, e minio ricoprite,
Stellanti ciglia al mondo, e al ciel gradite,
Occhi u’ natura usò l’ingegno, e l’arte, 4
Rosate labbra, donde for si parte
Il bel parlar, ch’ha tante grazie unite,
Alabastrine guancie, e colorite,
Isnelle membra, e belle a parte a parte; 8
Cieco pur è chi le bellezze vostre
Non sa veder, che per se stesse sono
Sì chiare, come ’l sol nel bel sereno.11
Ma quel valor, del ciel perfetto dono,
Chi sarà mai, ch’a par del vero mostre,
Se ’l mio gran Tosco qui verrebbe meno?14
Note
V. 1. Lascive chiome, elemento sensuale raro in questo Canzoniere amoroso.
V. 2. Bianco avorio e minio, l’incarnato delle gote e del collo candido questo come avorio, e rosee, o rosse, quelle come minio.
V. 12. Valor, latinismo per virtù.
V. 14. Il mio gran Tosco, il Petrarca, il lirico per eccellenza, maestro impareggiabile d’ogni poeta, che, dal trecento in poi, abbia cantato d’amore. Col possessivo «mio» il Bandello si dichiara della schiera dei petrarchisti e fa, come Dante di Virgilio, del Petrarca il suo «autore» e del Canzoniere il suo «volume»; cfr. il son. CXLVII, 2, dove descrive la «chiusa valle» di Valchiusa, eremo prediletto «al gran Poeta tosco».