Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/LXXXV - I' mi credea partendo da Sebeto

LXXXV - I' mi credea partendo da Sebeto

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LXXXV - I' mi credea partendo da Sebeto
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LXXXV.

Lontano da Napoli, lo raggiungono nuove testimonianze della liberalità magnanima di Beatrice d’Ungheria, della quale vorrebbe esser in grado di cantare poeticamente le lodi.

I’ mi credea partendo da Sebeto
     La grandezza fuggir del vostro core,
     Ma l’animo Real a tutte l’ore
     11Qual è si mostra pubblico e segreto.
Ch’u’ Bacco regna così dolce e lieto,
     E già Vesevo empì d’orrend’ardore,
     U’ Silaro a Salerno presta umore,
     8E con Pomona e Flora stassi queto,
La liberal, cortese ed infinita
     Vostra grandezza mai non m’abbandona,
     11Ma più si mostra ognor profusa e larga.
Quando sarà che un giorno in Elicona

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     Febo mi meni, e doni tant’aìta
     14Che vostre lodi i’ canti e al mondo sparga?

Note

V. 1. Sebeto, fiumicello del napoletano.

V. 2. Fuggir, quasi gli paresse di abusarne.

V. 4. Pubblico e segreto, frase in senso avverbiale: pubblicamente e privatamente.

V. 7. Silaro dà acque a Salerno.

V. 8. Pomona e Flora, imagini mitologiche. Pomona era la dea dei giardini, degli alberi fruttiferi; Flora, dei fiori; cfr. sonetto XXXV, v. 9.