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138 | Matteo Bandello |
Febo mi meni, e doni tant’aìta
14Che vostre lodi i’ canti e al mondo sparga?
V. 1. Sebeto, fiumicello del napoletano.
V. 2. Fuggir, quasi gli paresse di abusarne.
V. 4. Pubblico e segreto, frase in senso avverbiale: pubblicamente e privatamente.
V. 7. Silaro dà acque a Salerno.
V. 8. Pomona e Flora, imagini mitologiche. Pomona era la dea dei giardini, degli alberi fruttiferi; Flora, dei fiori; cfr. sonetto XXXV, v. 9.
XXXVI.
Erra per località varie e sospira e invoca da Amore di poter rivedere la Mencia e di non scostarsi mai più da lei.
Quando sarà che gli occhi Amor appaghi
Della fatal, divina lor viva esca,
Quando che i passi fermi, che coi maghi
4Atti leggiadri la tua face adesca?
Felice Endimion, ch’i lumi vaghi
Tanto godesti in l’amorosa tresca,
E tu, Leandro, che i marini laghi
8Lieto solcasti all’aura dolce e fresca!
I’ per me privo dell’amata vista,
Ch’alluma e scalda il mondo freddo e cieco,
11Erro piangendo travagliato e lasso.
Dunque se grazia mai da te s’impetra,
Amor, perchè non fai, ch’un giorno seco
14Mi trovi ed indi mai non mova il passo?
V. 3. Passi fermi, l’incedere risoluto, la fermezza del passo ben marcato. — Maghi, pien di magia, di fascino. Cfr. son. III, v. 6, e son. XLVIII, v. 8.
V. 4. Adesca, attrae la tua face, fiaccola, i suoi occhi dardeggianti.