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Il Canzoniere 137

     11Che sen fuggiro, e che restar mendici.
Or tu, Pompeo, se detto vittor sei
     Di tanti Re, non sai le lor radici
     14Esser tagliate pria dai ferri miei.


V. 1. Mitridate vinto da Silla.

V. 2. A bada, temporeggiando.

V. 3. Tigrane, re d’Armenia fautore di Mitridate.

V. 5. Parti, abitatori dell’Ircania, regione asiatica.

Vv. 7-8. Avrei dato a Roma confini anche più vasti e più remoti di quelli ch’essa ebbe.

V. 9. Un, contro mille, dunque.

V. 11. O volsero in fuga o rimasero mendici, privi di tutto, in soggezione.

V. 12. Pompeo, fu vincitore dopo che le radici, e cioè la forza di tanti re, fu prima fiaccata dalle mie armi.


LXXXV.

Lontano da Napoli, lo raggiungono nuove testimonianze della liberalità magnanima di Beatrice d’Ungheria, della quale vorrebbe esser in grado di cantare poeticamente le lodi.

I’ mi credea partendo da Sebeto
     La grandezza fuggir del vostro core,
     Ma l’animo Real a tutte l’ore
     11Qual è si mostra pubblico e segreto.
Ch’u’ Bacco regna così dolce e lieto,
     E già Vesevo empì d’orrend’ardore,
     U’ Silaro a Salerno presta umore,
     8E con Pomona e Flora stassi queto,
La liberal, cortese ed infinita
     Vostra grandezza mai non m’abbandona,
     11Ma più si mostra ognor profusa e larga.
Quando sarà che un giorno in Elicona