Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXXXIII - Vinto dal sonno i' riposava alquanto
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CXXXIII.
Dorme. In sogno vede la Mencia al suo capezzale; e non vorrebbe ridestarsi mai più. L’esordio è esemplato su quello dantesco del canto IX del Purgatorio.
Vinto dal sonno i’ riposava alquanto
Allorchè di Titon la bella Aurora
Esce partendo dell’albergo fora,
4E Progne rinnovella il vecchio pianto.
Ed ecco del mio letto al destro canto
Madonna i’ sento, che s’assise allora
Dicendomi: che vuoi? qui pur son ora:
8E quella man mi sporse amata tanto.
Ond’io che di sognarmi immaginai
Per l’insolita gioia fra me dissi:
11Beato me, se non mi sveglio mai!
E perchè gli occhi poscia i’ non aprissi,
Dormir eternamente i’ desiai,
14Ma che Madonna a canto i’ mi sentissi.
Note
V. 1. Vinto dal sonno, cfr.: «Vinto dal sonno in su l’erba inchinai», Purg., IX, v. 11.
Vv. 2-3. Allorchè di Titon la bella Aurora | Esce partendo dall’albergo fora, è, in altre parole, il dantesco: «La concubina di Titone antico | Già s’imbiancava al balco d’oriente | Fuor delle braccia del suo dolce amico», ivi, vv. 1-3. — Titone, figlio di Laomedonte, marito dell’Aurora. Spunta adunque l’aurora.
V. 4. E Progne rinnovella il vecchio pianto cfr.: «Nell’ora che comincia i tristi lai | La rondinella presso la mattina, | Forse a memoria de’ suoi primi guai...», ivi, vv. 13-15. — Allude anch’egli, come Dante alla favola raccontata da Ovidio (Metamorfosi, VI, 424 sgg.) di Progne trasformata in usignuolo e Filomela o Filomena in rondine.
V. 6. Sento, non vede; dorme.
V. 9. Sognarmi, sogna di sognare!
V. 14. Sentissi, avesti la percezione della sua presenza; cfr. v. 6.