Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CVI - Dal piú leggiadro e amorosetto viso

CVI - Dal piú leggiadro e amorosetto viso

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CVI - Dal piú leggiadro e amorosetto viso
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CVI.

Tutto il sonetto — tramato sui consueti encomii alla Mencia — prepara l'ultimo verso.


Dal più leggiadro e amorosetto viso,
     Che mai pigliasse Amor per fuoco ed esca,
     Dall’ampia fronte dov’ei vuol che cresca
     4Quel ben che l’uom dal volgo tien diviso;
Da’ begli occhi che fanno un paradiso,
     Ov’ogni alma gentil s’incende e invesca,
     Da’ coralli e da neve calda e fresca,
     8U’ perle orientali scopre un riso;

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Dal casto petto di virtute albergo,
     E d’onestate altiera torre e salda,
     11Ove mai sempre col pensiero albergo;
Da bella Donna timidetta e balda
     Del mondo onor, cui tante carte vergo,
     14Nasce la fiamma che m’agghiaccia e scalda.

Note

V. 1. Amorosetto, vago, piacevole, che inspira amore.

V. 4. Quel ben dell’intelletto che tiene diviso l’uomo dalla — direbbe Dante — volgare schiera.

V. 5. È, nella sua inspirazione e forma, derivato dal petrarchesco: «Che solean fare in terra un paradiso», Canzoniere, CCXCII, v. 7. Imagine frequente anche in questo Canzoniere.

V. 6. Invesca, invischia.