Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CVII - Rose vermiglie nate sulla neve
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CVII.
Profilo delle bellezze fisiche della Mencia dal quale possiamo raffigurarci vagamente — specie per la prima terzina — quanta fosse l’avvenenza di lei: anche sfrondando le amplificazioni liriche, resta pur sempre probabile che la donna avesse almeno in embrione parecchie delle doti attribuitele.
Rose vermiglie, nate sulla neve,
Chiome d’or terso inanellate e sparte,
L’arcate e nere ciglia a parte a parte,
4Duo lumi, onde ’l suo lume ’l sol riceve;
Il parlar saggio, or schivo, or dolce, or greve,
Ch’ogni basso desir da me diparte;
Le labbra, che natura, non fint’arte,
8Di schietto avorio imperla in minio breve;
Una colonna d’alabastro puro,
Che dritta sta sulle marmoree spalle
11Col caro peso della vaga testa;
Son la cagion, che per diritto calle
Al ciel men volo, e ’l mondo più non curo:
14Sì mi governa bella Donna e onesta.
Note
V. 6. Basso desir, diparte, allontana da me. In questo è il lato spirituale di quest’amore che nobilita l’amatore, come già più volte si vide.
V. 11. Plastica tutta la terzina; verso quest’ultimo tra i più delicati e belli del Bandello.
V. 12. Diritto calle, nota frase e imagine dantesca.
V. 13. Al ciel men volo: l’amore per la Mencia è dunque inteso come spirituale elevazione.
V. 14. Governa, regge, guida; cfr. «Ma se donna del Ciel ti muove e regge», Purg., I, v. 89.