Ifigenia in Tauride (Euripide - Romagnoli)/Secondo stasimo
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Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
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coro
Strofe I
Tu ripeti, Alcïone,
fra le rupi del pelago
la tua triste canzone1:
dicono a chi ben sa le tue querele
che tu piangi, al tuo sposo ognor fedele.
Anch’io per le mie nenie a te son pari,
senza piume augelletta, a cui de l’Ellade
i concilii son cari,
e Artèmide, che, vigile
ai parti, abita il cinzio
colle; e la palma da le molli foglie,
e i fusti de l’alloro
agile; e il ramo dell’ulivo glauco,
onde Latona un giorno ebbe ristoro;
e l’acque in giro effuse,
del palude ove il cigno, alito armonico,
ministro è delle Muse.
Antistrofe I
Su le mie guance flutti
proruppero di lagrime,
quando cadder distrutti
gli spalti, e prigioniera io fui condotta,
fra lance e remi, all’inimica flotta.
Questo barbaro suol, poi, da un acervo
d’oro comprata, m’ebbe: ivi la figlia
d’Agamènnone servo,
ministra della vergine
Diva che i cervi stermina,
dell’are ove non sono agni le vittime.
Di chi sempre fra pene
la sua vita passò, la sorte invidio:
senza fiaccarsi il peso ei ne sostiene.
È tramutar sciagura:
a chi miseria prova, dopo il prospero
stato, la vita è dura.
Strofe II
Te beata! Alla patria
d’un legno acheo t’adducono i cinquanta
remi. Il cerato calamo2
di Pan montano sufola
l’abbrívo al corso; e canta
il vate Febo, e l’accompagna il sònito
di sua lira, con sette
fila: addurti con prospero
corso d’Atene al pingue suol promette.
Te lungi adduce il remo,
e noi qui resteremo:
agli aliti dell’ètere,
traggon le vele, gonfie insino a prora,
sul bompresso, le gómene
dell’agil nave che la via divora.
Antistrofe II
Deh, su la lizza fulgida
fossi, ove il Sol dirige il flammeo corso!
Sopra le case patrie
delle mie penne l’impeto
ripiegherei sul dorso.
Deh, fra le danze fossi, ove, partendomi
dalla mia madre cara,
fra le compagne vergini
a danze d’imenei movevo a gara!
Gara di grazie, e ondanti
chiome, e superbi manti.
Varïopinte ondeggiano
a me d’intorno, mentre il pie’ si lancia,
le belle vesti, e i riccioli
m’ombreggiano la guancia.
Note
- ↑ [p. 322 modifica]La tua triste canzone. È la nota leggenda di Alcione, figlia di Eolo, la quale si lanciò in mare, vedendo il cadavere del suo sposo Ceice galleggiate sulle acque; e Teti, commossa per tanto amore coniugale, li trasformò negli uccelli chiamati alcioni.
- ↑ [p. 322 modifica]Il cerato calamo di Pan è la zampogna.