Idilli (Teocrito - Romagnoli)/XIX - Il ladro di favi
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XIX - Il ladro di favi
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XIX
IL LADRO DI FAVI
Un giorno, punse un’ape maligna il ladruncolo Amore,
mentre rubava un favo dall’arnia. Lo punse alla mano,
sul polpastrello; e quello si cruccia, si soffia sul dito,
i piedi a terra pesta. E infin, preso il volo, la doglia
ad Afrodite mostrò, movendo lagnanze, che l’ape,
bestia cosí piccina, può far sí dogliose ferite.
Rise la madre. «E tu, non sei dunque simile all’ape,
che sei tanto piccino, ma fai sí dogliose ferite?»
Nota
XIX
IL LADRO DI FAVI
Pretta composizione alessandrina: non siamo piú nel clima della poesia, ma dello scherzo, della galanteria, dello spirito. Chi ci si trova bene, potrà sostenere senza protervia che a questo «Ladro di favi» non mancano né eleganza né arguzia.