I sepolcri (Pindemonte)/Al cortese lettore
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al cortese lettore
Io avea concepito un Poema in quattro canti e in ottava rima sopra i Cimiteri, soggetto che mi parea nuovo, dir non potendosi che trattato l’abbia chi lo riguardò sotto un solo e particolare aspetto, o chi sotto il titolo di sepolture non fece che infilzare considerazioni morali e religiose su la fine dell’uomo. L’idea di tal Poema fu in me destata dal Camposanto, ch’io vedea, non senza un certo sdegno, in Verona. Non ch’io disapprovi i Campisanti generalmente: ma quello increscevami della mia Patria, perchè distinzione alcuna non v’era tra fossa, e fossa, perchè una lapide non v’appariva, e perchè non concedevasi ad uomo vivo l’entrare in esso. Compiuto quasi io avea il primo Canto, quando seppi che uno scrittore d’ingegno non ordinario, Ugo Foscolo, stava per pubblicare alcuni suoi versi a me indirizzati sopra i Sepolcri. L’argomento mio, che nuovo più non pareami, cominciò allora a spiacermi; ed io abbandonai il mio lavoro. Ma leggendo la poesia a me indirizzata, sentii ridestarsi in me l’antico affetto per quell’argomento; e sembrandomi che spigolare si potesse ancora in tal campo, vi rientrai, e stesi alcuni versi in forma di risposta all’autor de’ Sepolcri, benchè pochissimo abbia io potuto giovarmi di quanto avea prima concepito e messo in carta su i Cimiteri.
Questi versi io t’offerisco, Lettor cortese, facendoli precedere dal componimento cui son di risposta, e che tu potresti non aver letto. Appartengono ad esso alcune parole in carattere diverso, che trovansi nel componimento mio; il che io noto per questo, che al mio potria taluno andar tosto con gli occhi. Quante spezie non v’ha, come d’autori, così ancor di lettori?
Crederei qui di far torto a tutti, se annotazioni aggiungessi. Chi non ha, per cagion d’esempio, una qualche cognizione di que' giardini tanto celebri dell’Inghilterra? Forse men note sono, benchè a noi più vicine, le sale sepolcrali della Sicilia; ma il passo mi pare abbastanza chiaro per quelli ancora che udito non ne avessero parlar mai.
Dirò, per ultimo, che quel Camposanto di Verona riman chiuso da poco in qua anche ai morti. Forse i lamenti di molti vivi ne furon cagione. Ora si seppellisce invece ne’ chiostri d’un monastero; ed è lecito l’avere una sepoltura particolare, il mettere un’iscrizione, e l’andare a piangere i nostri cari su la sepolcrale lor pietra.