<dc:title> I fioretti di Sancto Francesco </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Anonimo</dc:creator><dc:date>XIV secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXVII&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20240630142523</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXVII&oldid=-20240630142523
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Come sancto Francesco predicando a Bologna, molti si convertirono a fare penitenza; fra quali furono due iscolari di santa vita.
G
iungnendo una volta sancto Francesco alla città di Bologna, tutto il popolo della città correva per vederlo, et era sí grande la calca della gente, che a grande pena poté giugnere in sulla piazza, essendo tutta piena la piazza d’uomini e di donne e di scolari. Sancto Francesco si lieva su nello [p. 108modifica]mezzo in luogo alto, e comincia a predicare quello che lo Ispirito sancto gli dittava; e predicava sí maravigliose cose, che pareva piuttosto che predicasse angelo che uomo. E parevano le sue parole cilestiali a modo che saette agute, le quali trapassavano sí i cuori di chi le udiva, che in quella predica grande moltitudine d’uomini e di donne si convertirono a penitenzia. Tra’ quali furono due nobili istudianti della Marca d’Ancona; l’uno avea nome Peregrino e l’altro Riccieri, i quali due, per la detta predica toccati nello cuore dalla divina ispirazione, vennono a sancto Francesco, dicendo che al tutto voleano abbandonare il mondo, et essere de’ suoi frati. Allora sancto Francesco, conoscendo per revelazione che costoro erano mandati da Dio e che nell’Ordine dovieno tenere sancta vita, e considerando il loro grande fervore, gli ricevette allegramente, dicendo a loro: — Tu, Peregrino, tieni nell’Ordine la via della umilità; et tu, frate Riccieri, servi a’ frati. — E cosí fu, imperò che frate Peregrino mai non volle andare come cherico ma sí come laico, bench’elli fosse molto litterato e grande dicretalista; per la quale umilità, elli pervenne a grande perfezione di virtú; intanto che frate Bernardo, primogenito di sancto Francesco, disse di lui, ch’elli era uno de’ piú perfetti frati di questo mondo. E finalmente il detto frate Peregrino, pieno di virtú, passò di questa vita a vita biata, con molti miracoli innanzi la morte e dopo. [p. 109modifica]E frate Riccieri divotamente e fedelmente serví a’ frati vivendo in grande santità et umilità, e diventò molto familiare di sancto Francesco, e molti segreti gli rivelava sancto Francesco. Et essendo fatto ministro nella provincia della Marca d’Ancona, ressela grande tempo in grandissima pace e discrezione. Dopo alcuno tempo, Iddio gli permise una grandissima tentazione nella anima sua; di che elli tribolato et angosciato, fortemente s’affriggeva con digiuni, con disciprine, lagrime et orazioni il di e la notte; e non potea però cacciare quella tentazione, ma ispesse volte era in grande disperazione; imperò che ispesso elli si riputava abbandonato da Dio. Istando in questa disperazione, per ultimo rimedio determinò di andare a sancto Francesco, pensandosi cosí: se sancto Francesco mi farà buono viso e mostrerammi familiarità, com’elli suole, io crederò che Iddio m’arà ancóra pietà; ma se no, sarà segnale ch’io sono abbandonato da Dio. Muovesi adunque costui e va a sancto Francesco, il quale in quello tempo era nello palagio dello Vescovo d’Asciesi gravemente infermo; e Dio gli rivelò tutto il modo della tentazione e della disperazione dello detto frate, et il suo proponimento et il suo venire. Et immantanente sancto Francesco chiama frate Lione e frate Masseo, e dice loro: — Andate tosto incontro al mio figliuolo carissimo frate Riccieri, et abbracciatelo da mia parte, e salutatelo e ditegli, che fra tutti i frati che sono nello [p. 110modifica]mondo, io amo lui singularmente. — Vanno costoro e ritrovano per la via frate Riccieri, et abbrancianlo e dicongli ciò che sancto Francesco avea loro imposto. Onde tanta consolazione e dolcezza gli fu all’anima, che quasi uscí fuori di sé, e ringraziando Iddio con tutto il cuore, andò e giunse al luogo ove giaceva sancto Francesco infermo. E bene che sancto Francesco fosse gravemente infermo, nondimeno, sentendo venire frate Riccieri, si levò e feceglisi incontro et abbracciollo dolcissimamente, e sí gli disse: — Figliuolo mio carissimo, frate Riccieri, fra tutti i frati che sono nello mondo, io amo te singularmente; — e detto questo, sí gli fece il segno della sancta croce nella fronte, et ivi il baciò e poi gli disse: — Figliuolo carissimo, questa tentazione t’ha permesso Iddio per grande tuo guadagno di merito; ma se tu non vogli piú questo guadagno, non lo abbi. — Maravigliosa cosa! sí tosto come sancto Francesco ebbe détte queste parole, subitamente si partí da lui ogni tentazione, come se mai in vita sua noll’avesse sentita, e rimase tutto consolato. A laude di Cristo. Amen.