mezzo in luogo alto, e comincia a predicare quello che lo Ispirito sancto gli dittava; e predicava sí maravigliose cose, che pareva piuttosto che predicasse angelo che uomo. E parevano le sue parole cilestiali a modo che saette agute, le quali trapassavano sí i cuori di chi le udiva, che in quella predica grande moltitudine d’uomini e di donne si convertirono a penitenzia. Tra’ quali furono due nobili istudianti della Marca d’Ancona; l’uno avea nome Peregrino e l’altro Riccieri, i quali due, per la detta predica toccati nello cuore dalla divina ispirazione, vennono a sancto Francesco, dicendo che al tutto voleano abbandonare il mondo, et essere de’ suoi frati. Allora sancto Francesco, conoscendo per revelazione che costoro erano mandati da Dio e che nell’Ordine dovieno tenere sancta vita, e considerando il loro grande fervore, gli ricevette allegramente, dicendo a loro: — Tu, Peregrino, tieni nell’Ordine la via della umilità; et tu, frate Riccieri, servi a’ frati. — E cosí fu, imperò che frate Peregrino mai non volle andare come cherico ma sí come laico, bench’elli fosse molto litterato e grande dicretalista; per la quale umilità, elli pervenne a grande perfezione di virtú; intanto che frate Bernardo, primogenito di sancto Francesco, disse di lui, ch’elli era uno de’ piú perfetti frati di questo mondo. E finalmente il detto frate Peregrino, pieno di virtú, passò di questa vita a vita biata, con molti miracoli innanzi la morte e dopo.