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E frate Riccieri divotamente e fedelmente serví a’ frati vivendo in grande santità et umilità, e diventò molto familiare di sancto Francesco, e molti segreti gli rivelava sancto Francesco. Et essendo fatto ministro nella provincia della Marca d’Ancona, ressela grande tempo in grandissima pace e discrezione. Dopo alcuno tempo, Iddio gli permise una grandissima tentazione nella anima sua; di che elli tribolato et angosciato, fortemente s’affriggeva con digiuni, con disciprine, lagrime et orazioni il di e la notte; e non potea però cacciare quella tentazione, ma ispesse volte era in grande disperazione; imperò che ispesso elli si riputava abbandonato da Dio. Istando in questa disperazione, per ultimo rimedio determinò di andare a sancto Francesco, pensandosi cosí: se sancto Francesco mi farà buono viso e mostrerammi familiarità, com’elli suole, io crederò che Iddio m’arà ancóra pietà; ma se no, sarà segnale ch’io sono abbandonato da Dio. Muovesi adunque costui e va a sancto Francesco, il quale in quello tempo era nello palagio dello Vescovo d’Asciesi gravemente infermo; e Dio gli rivelò tutto il modo della tentazione e della disperazione dello detto frate, et il suo proponimento et il suo venire. Et immantanente sancto Francesco chiama frate Lione e frate Masseo, e dice loro: — Andate tosto incontro al mio figliuolo carissimo frate Riccieri, et abbracciatelo da mia parte, e salutatelo e ditegli, che fra tutti i frati che sono nello