I confini necessari all'Italia/I confini necessari

I confini necessari

../La storia del confine nord-orientale IncludiIntestazione 10 ottobre 2021 100% Da definire

La storia del confine nord-orientale

[p. 7 modifica] Non c’è stato nè nazione in Europa che abbia un confine geografico così preciso e indiscutibile come quello dell’Italia; ma non c’è forse, nessun altro paese europeo così indifeso dalle sue frontiere politiche come il nostro. Le Alpi e il mare: il mare dovrebbe isolarci militarmente come un’isola; le Alpi dovrebbero coprirci almeno tanto da poter concentrare il massimo dei nostri sforzi per l’aumento della flotta. Ma anche se avessimo — come dovremmo — una flotta «inglese», Biserta e Corsica, Gibilterra e Malta, Pola e Cattaro ci accerchierebbero senza scampo. Le nostre Alpi poi sono quasi da per tutto come l’argine di un bacino d’irrigazione di cui austriaci, francesi, svizzeri tengano in mano le boccaporte. Dal Varo al Quarnero basta ch’essi aprano il ponte di S. Lorenzo, i varchi del Sempione, del Gottardo, del Lucomagno, del S. Bernardino, del Maloja, del Bernina, di Resca (Reschen), del Brennero, di Dobbiaco (Toblach), di Tarvis, del Predil, di Longatico (Loitsch) e tutti gli altri secondari, e la Liguria o la Lombardia o il Veneto sono [p. 8 modifica]allagati fino alla grande linea del Po. Noi non siamo padroni in casa nostra. Soltanto apparentemente abbiamo ricacciato i tedeschi al di là delle Alpi. Possiamo difendere il nostro paese sul Tanaro, sul Ticino, sull’Adige; ma la nostra frontiera militare è pur sempre quella del Po. Lasciando stare il Piemonte, maraviglioso campo trincerato, e la Lombardia occidentale che è fino a un certo punto assicurata dall’armata neutralità svizzera: ma il Friuli e persino il Veneto non sono per noi, oggi, che la testa di ponte dell’Adige o magari del Po. E ciò causa gli assurdi, illusori, disperati confini orientali che Custoza e Lissa c’imposero.

E’ questo: risorgemmo a nazione in troppo triste modo perchè l’Europa e specialmente l’impero tedesco (Germania e Austria) ci concedessero la piena autonomia militare del nostro stato. Fino al ’59 l’Austria dal Po è padrona a casa nostra; ma dal ’66 essa dall’Adige e sull’Isonzo mantiene in casa nostra il diritto d’offesa. Non c’è fatto che dimostri più plasticamente la nostra insufficiente e in gran parte illusoria autonomia nazionale che la frontiera veneto-friulana, la quale ha permesso sempre alla monarchia danubiana d’imporci tutte le rinunzie, le remissioni, le vergogne con le minacce degli Haymerle e dei Conrad. Il Trentino e l’Istria non nostri sono il simbolo tremendo della nostra debolezza. Sui varchi del Trentino e a Pola dovemmo accettare l’annessione della Bosnia-Erzegovina, la minaccia del Sangiaccato su Salonicco, il continuo pericolo dell’Austria a Scutari e a Vallona, la predominanza austriaca nei Balcani, i quarant’anni di spasimo delle nostre provincie irredente, tutta, goccia a goccia, l’oltracotante politica austro-tedesca [p. 9 modifica] contro di noi. Sull’Alpi Retiche e Giulie dunque, sul nostro Adriatico, noi dobbiamo vendicare Custoza e Lissa, ciò che Custoza e Lissa costarono alla nazione. Trento e Trieste non significano soltanto il compimento dell’unità italiana; ma sono il dovere del nostro onore e la necessità della nostra difesa.

Anche, come dicemmo, la frontiera occidentale e centrale sono arbitrarie e quasi tutte a nostro danno, benchè incomparabilmente migliori di quella del settore orientale. Corsica, Nizzardo, Malta, Canton Ticino sono terre italiane, e noi non vogliamo dimenticarle neanche ora che l’opportunità del momento politico ci dà il modo di risolvere con una buona guerra la questione tridentina e adriatica. Nella Svizzera (Canton Ticino; le quattro valli dei Grigioni: Val Monastero, Val Poschiavo, Val Bresaglia, Val Moesia; e la valle Vallese di Divedro-Sempione), nella Francia (Corsica e Nizza), nei domini inglesi (Malta), nell’Austria-Ungheria (Trentino e Alto Adige, l’alta valle del Fella, Friuli orientale, Trieste, Istria, distretto di Postoina (Adelsberg), Fiume, Dalmazia) sono più di 50 mila chilometri quadrati di territorio geograficamente nostro con circa 3 milioni di abitanti.

Noi ora naturalmente non ci occuperemo nè del confine con la Francia nè di quello svizzero, benché con la Svizzera ci si potrebbe forse intendere dopo la guerra per la rettifica delle nostre valli secondarie accordandole in cambio qualche territorio assai più importante nel Vorarlberg e lungo la valle dell’Inn sopra il Brennero. Noi dobbiamo invece esaminare con precisione l’attuale nostra frontiera con l’Austria e quello ch’è invece il nostro naturale e storico confine con i paesi danubiani.