I Salmi di David (Diodati)/SALMO XCI
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SALMO XCI.
1 Chi, del mondo in disparte,
Sceglie presso al Sovran stanza romita,
Per riposto e sicur porto di vita,
N’unque da lui si parte:
L’Onnipotente, con l’ombra de l’ale,
Gli è ripar d’ogni male.
2 Di quest’eterno vero
L’alma mia consolata il frutto coglie:
E con accesa fè la lingua scioglie
Al Signor: In te spero,
O mio Dio, o mia Rocca e schermo fido,
In te lieto m’affido.
3 E per te mi risponde
Santo pensier, in spirital quiete,
Egli ti scampa da l’infida rete,
Ch’uccellator asconde:
E da quelle che fa stragi funeste
Dipopolante peste.
4 Qual co’ distesi vanni
Augel a’ figli fa cauta difesa,
Egli ti copre di mortal offesa
E di gravosi danni:
Ed a l’aspre ferite il lato ignudo
Cinge di forte scudo.
5 Nè notturno terrore,
Nè volante nel dì snella saetta,
N’aura di morbo pestilente infetta,
Ch’al vespro di pallore
Dipinta scorra, o diserti al merigge,
Di tema il cor t’affligge.
6 E con tranquillo volto
Mille vedrai caderne al destro fianco,
E di migliaia le decine al stanco,
E ’l mal da te rivolto:
E qual agli empi infin dira mercede
Non aspettata riede.
7 Di tal franca baldanza
La fè t’avviva il generoso petto,
Ch’appo l’Eccelso prendi erto ricetto,
E riposata stanza:
Nè t’assal improviso scempio fello,
Non piaga il queto ostello.
8 Che ’n provida balìa
Egli ti diede a’ suoi Angeli santi,
Da farti scorta ovunque l’orme pianti:
E perchè ne la via
Sasso d’intoppo non t’ingombri il piano,
Ti leveranno in mano.
9 Sopra l’ispide terga
De’ leon premerai pianta sicura:
Su’ draghi ed aspi, nè ti punga cura
Ch’alcun contra te s’erga:
E schernirai la scannatrice foce
Di leoncel feroce.
10 Perchè, dice il Signore,
Egli m’adora con pietoso affetto:
Porrollo in salvo ed in sublime tetto,
D’ogni distretta fuore:
Che la virtù del mio gran Nome save,
E ’n riverenza l’have.
11 Qualor con prece ardente
Fatte m’avrà del cor le doglie conte,
Risposte gli darò benigne e pronte:
E da mia man presente,
In gravi affanni avrà scampo e vittoria
E coronata gloria.
12 Di largo corso d’anni
Farallo mia mercè pago e contento:
E del partir al lucido momento
Di questi ombrosi panni,
Gli sie di mia salute eterna scorto
Il disiato porto.