N’aura di morbo pestilente infetta,
Ch’al vespro di pallore
Dipinta scorra, o diserti al merigge,
Di tema il cor t’affligge. 6 E con tranquillo volto
Mille vedrai caderne al destro fianco,
E di migliaia le decine al stanco,
E ’l mal da te rivolto:
E qual agli empi infin dira mercede
Non aspettata riede. 7 Di tal franca baldanza
La fè t’avviva il generoso petto,
Ch’appo l’Eccelso prendi erto ricetto,
E riposata stanza:
Nè t’assal improviso scempio fello,
Non piaga il queto ostello. 8 Che ’n provida balìa
Egli ti diede a’ suoi Angeli santi,
Da farti scorta ovunque l’orme pianti:
E perchè ne la via
Sasso d’intoppo non t’ingombri il piano,
Ti leveranno in mano. 9 Sopra l’ispide terga
De’ leon premerai pianta sicura:
Su’ draghi ed aspi, nè ti punga cura
Ch’alcun contra te s’erga:
E schernirai la scannatrice foce
Di leoncel feroce. 10 Perchè, dice il Signore,
Egli m’adora con pietoso affetto:
Porrollo in salvo ed in sublime tetto,
D’ogni distretta fuore:
Che la virtù del mio gran Nome save,
E ’n riverenza l’have. 11 Qualor con prece ardente
Fatte m’avrà del cor le doglie conte,