I Salmi di David (Diodati)/SALMO LXXXI
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SALMO LXXXI.
1 In lieti canti e suoni
Ciascun le lodi intuoni
Di Dio, nostra fortezza.
Scoppin, fin a le stelle
A lo Dio d’Israelle,
Le voci d’allegrezza.
2 A salmeggiar prendete,
Nè restin cetre chete,
Nè timpani e salteri.
Nè le feste rimbombe
Canoro suon di trombe,
De’ mesi a’ dì premieri.
3 Tal cosa fu mandata
Per legge a Iacob data.
Da l’eterno suo Dio.
A Iosef la fe’ sapere,
Quando con piaghe fiere
Contra l’Egitto uscìo.
4 E fur le dive note
A noi dinanzi ignote
De la sua legge intese.
Ei disse: I’ t’ho riscosso
La man da l’opra e ’l dosso
Dal fascio che l’offese.
5 Ne’ tuo’ travagli e guai
A me spargendo i lai,
Ti diedi aita e scampo:
Propizio ti risposi,
Celando in tuoni ombrosi
De la mia faccia il lampo.
6 A l’acque di contesa,
Fei di provarti impresa.
Dissi: O mia gente, ascolta.
Ecco ciò che far dèi,
Avessi a’ detti miei
L’orecchia pur rivolta.
7 Non adorar, insano,
Idolo o nume strano,
Nè lo tenerti appresso.
Tuo Dio son e Signore,
Che t’ho tirato fuore
D’Egitto ove eri oppresso.
8 Apri pur largamente
La bocca, che contente
Farò le brame tue.
Ma ’l popol mio perverso,
Da me di cor averso
Sempre ribello fue.
9 Perciò il suo duro petto,
E lo stolto concetto,
Sciolto il lasciai seguire.
Oh, fosse stato attento
A me, di buon talento
Pe’ mie’ sentier gradire!
10 Foran repente stati
Da me vinti e prostrati,
I suo’ nemici felli.
E a lui renduti umili,
In modi finti e vili,
Del Signor i ribelli.
11 E tal età beata
Sarebbe lor durata
Per secoli infiniti.
Di puro fior di grano,
Di dolce mel montano
Gli avrei sazi e nudriti.