I Salmi di David (Diodati)/SALMO LI
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SALMO LI.
1 Ahi, Signor, miserere,
Miserere di me: che non consente
La tua bontà natia,
Le fervide preghiere
Gittar a’ venti il lasso penitente.
La grave colpa mia,
Che mi tien l’alma travagliata, oblia:
E ’l tesoro di tua pietade immensa
A cancellarne ogni segnal dispensa.
2 Di grazia l’onda viva
Sopra ’l bruttato cor in copia versa:
E sì lo purga e lava
Che di mirarlo schiva,
Non sie omai più da me tua faccia aversa.
Che la nequizia prava,
Che ’n lenti lacci tenne l’alma schiava,
Or ben conosco, e ’l lusinghier piacere
Sgombro mi lancia ognor occhiate fiere.
3 Te sol, Signor, offesi,
Te del commesso error giudice vero:
Nè val l’altrui perdono
Di colpa sciorre i pesi,
Nè di pena francarmi il scettro altero.
A te, sol saggio e buono,
In pura confession così ragiono,
Perchè ne’ detti e ne’ giudizi santi,
Di verace ne porti e giusto i vanti.
4 Di vizio il brutto mostro
Guastò del nascer mio le prime forme:
Nè sì tosto concetto
Fui nel materno chiostro,
Ch’ebbe il peccato in me stampate l’orme.
Ma perchè ’l tuo diletto
È che risegga verità nel petto,
Nel cor m’infuse tua virtù divina
Di sapienza spirital dottrina.
5 Ben fu, lasso, contesa
Da me tua santa inspirazion benigna:
Ma pur non ti sie greve,
D’in me purgar l’impresa
Con isopo, la macchia atra e sanguigna.
Allor qual pura neve
Bianco sarò: fammi placato in breve,
Sentir di gioia e pace i dolci accenti,
Fa le trite esultar ossa e languenti.
6 Di mercè il largo velo
I mie’ peccati a le tue luci invole:
Nè sien le colpe rie
Più ricordate in cielo.
E ’n questa grave mia corporea mole,
Tua man paterna crie
Un dritto cor che la regga ed invie:
E lo spirto riforma in nuove stampe,
Che ’n puro zelo al ben splenda ed avvampe.
7 Non darmi eterno bando
Dal sereno chiaror del divin volto:
Nè di grazia e di vita,
A mie colpe mirando,
Mi sie lo Spirto consolante tolto.
Anzi l’alma smarrita
Di salute a gioir di nuovo invita:
E quel Spirto real, a virtù franco,
M’erga sublime e mi sostenga ’l fianco.
8 Scorto nel buon sentiero,
Dottor sarò de’ peccatori erranti
E ben esperta guida:
E col pio magistero
A te gli ridurrò chini e tremanti.
Salva me reo omicida,
E di giustizia nuova laude e fida,
Se’ labbri schiudi, se la lingua snodi,
Ti renderò con giubilanti modi.
9 Perchè tu non se’ vago
Che ’l sacro altar di brute carni fume,
Nè goccioli di sangue.
Ch’agevolmente pago
Fatto t’avrei: di pianti amari un fiume,
Un cor macero, esangue,
Che per contrizion s’affligge e langue,
Esse son l’ostie e’ sacrifizi egregi,
Ch’hanno di tuo favor gli eccelsi pregi.
10 Spandi le tue mercedi
Sopra Sion, tuo consagrato ostello:
E a ristorar le mura
Di Solima provedi.
De’ tuoi devoti allor il bel drappello,
Con candida drittura,
A grado t’offrirà vittima pura:
E ’n su l’altare gl’immolati tori
Fin al ciel recheran soavi odori.