I Salmi di David (Diodati)/SALMO L
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SALMO L.
1 L’alto Signor eterno,
Di tutti i Dei lo Dio,
Un chiaro bando diè dal ciel superno.
E ’n terra il suon s’udio
Dal Levante fin là ’ve ’l sol tramonta.
Di gloria lampeggiante
Ingombrò di Sion le cime sante,
Ch’è monte di beltà compiuta e conta.
2 Il nostro Dio repente
Moverà le pedate:
Innanzi gli arderà foco fervente.
Ed a sua Maestate
Fosco cerchio farà turbo e procella:
E d’alto darà gridi
A terra e ciel per far giudizi fidi,
Di color che la sua gente egli appella.
3 Adunate le schiere,
Dirà, de’ mie’ devoti,
Che meco patto fer con ostie vere.
Faran i cieli noti
De la giustizia sua gli effetti chiari:
Che giudice e rettore
Egli è del mondo, e con voci sonore
A’ suoi così dirà popoli cari:
4 Porgimi inteso orecchio,
O seme mio diletto:
Aprirti il mio voler or m’apparecchio,
O Israel diletto.
I’ son tuo Dio, nè vo’ querela darti
Per vittime od offerte,
Che tuttodì mi son da te proferte,
Nè ’n dono buoi, nè becchi domandarti.
5 Perch’io son pur padrone
Di quante bestie e belve
Vanno pascendo in ogni regione,
Pe’ monti e per le selve.
Noti mi son tutti i montani augei:
Ogni fiera campestre,
Fin entro ’l lor ripar selvaggio, alpestre,
Ho pronta e ’n man a tutti i cenni miei.
6 Se mi strignesse fame,
Bisogno non mi fora
Del tuo, per appagar l’accese brame,
Nè te ’l direi ancora.
Però che ’l mondo, e quant’egli contiene,
È tutto ’n mio potere.
Soglio io mangiar di bue carne, e bere
Il sangue uscito a’ becchi da le vene?
7 Presenta sacrifizio
Di lode schietta e pura:
E di voti al Sovran il sacro uffizio
Abbi di render cura.
E se ti preme aspra necessitade,
A me dirizza i prieghi:
Nè fie giammai che d’aitarti i’ nieghi,
A fin ch’esalti l’alma mia bontade.
8 Poscia, a l’empio converso,
Dirà: Perchè pur osi
Narrar le leggi mie col cor averso?
E’ mie’ patti pietosi
Recarti in bocca con profana lena?
Poichè riprovi ed odi
D’ogni correzion i lacci e’ nodi,
E gitti i detti miei dietro a la schiena.
9 S’un ladro talor vedi
A correr dietro a lui,
Pel suo stile seguir tu muovi i piedi:
Ed i conforti tui
Sozze alme son, macchiate d’adulteri.
Ad ogni mal l’audace
Labbro tu metti, e la lingua fallace
Contesse inganni insidiosi e fieri.
10 A tuo bell’agio assiso
Sparli del tuo fratello:
E sciogli, a biasimarlo, in gabbo e riso
De la lingua il flagello.
Ciò facendo, perchè raffreno l’ire,
Tu mi stimi tuo pari.
In faccia ten farò richiami amari,
E spiegherotti le tue colpe dire.
11 Or siate a questo attenti
Voi che ’l Signor sovrano
Vi lasciate fuggir fuor de le menti:
Ch’a lacerar la mano
I’ non metta, nè sie chi porga scampo.
Chi m’offerisce lodi
Mi face onor, e a cui tien dritti modi
Rivelerò di mia salute il lampo.