I Salmi di David (Diodati)/SALMO CXVI
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SALMO CXVI.
1 Il Signor amo di pietoso affetto:
Perchè s’invoco sua mercè divina
A me l’orecchio inchina.
Poscia ch’accolse al suo divin cospetto
I mie’ dolenti prieghi,
A lui sol fie che del mio cor ispieghi
L’ansioso disiro,
Mentre in corpo mortal vivo e respiro.
2 Co’ suo’ lacci m’avea la morte avvinto;
E per tirarmi ed abbissarmi al fondo
Del fosco avello immondo,
M’avean le doglie già serrato e cinto.
Improvviso scontrai
Angosce e affanni, ed al Signor gridai,
Deh per tua grazia pia
Scampo per tempo porgi a l’alma mia.
3 Giusto è il Signor, e diritta ragione
Da l’alto ciel con lance ugual dispensa:
D’alma pietade immensa
È il Dio nostro, e da grave oppressione
Fa schermo a’ semplicetti.
A me ne fe’ sentir prove ed effetti:
Ch’afflitto ed abbattuto,
Ebbi da sua man schermo ed aiuto.
4 O spirto mio, ritorna al tuo riposo,
Che de’ sofferti danni ampia mercede
Il tuo Signor ti diede.
Poi che la vita m’hai del periglioso
Varco salva di morte,
Gli occhi di pianto e ’l piè di crollo forte,
Davanti a te conviene
Ch’i’ viva in queste ognor piagge terrene.
5 Ho creduto, e la fè la lingua sciolse
In vanti, in laudi ed in gioiosi accenti:
Ne’ miei felli tormenti
Dissi, qualor cieco terror mi colse,
Ogni uom è pur mendace,
Nè può recar se non speme fallace.
Che renderotti, o Dio,
Che d’ogni grazia tua mi fusti pio?
6 Celebrando il tuo Nome in sacra festa,
La coppa in man torrò de la salvezza:
E di voti larghezza
Ti pagherò, Signor, di voglia presta:
Ne la piena adunanza
De la fedele tua cittadinanza.
La morte de’ suoi santi
Sempre al Signor è preziosa innanti.
7 Ohimè pietà, caro Signor, ti vegna
Di me, che sono il tuo leal famiglio.
Di tua servente il figlio
Aver in cura ed in favor ti degna.
Già disciogliesti i nodi
De’ lacci miei: le vittime di lodi
Per ciò d’offrirti imprendo,
E ’l tuo Nome cantar alto e tremendo.
8 Nè l’adempier il conceputo voto,
(Tutta la santa congregata gente,
Circustante e presente)
Al Signor renderò, di cor devoto,
Ringraziamenti umíli,
De la sacra Magion ne’ be’ cortili:
In te, Salem beata,
Ch’egli s’elesse per sua stanza amata.